2015-01-17 14:12:00

Crisi ucraina: tregua non regge, saltano i negoziati


Prosegue lo stallo nella trattativa per una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina. Sono falliti, infatti, i tentativi di riunire il gruppo di contatto Kiev-Mosca-Osce-miliziani filorussi e in settimana è saltato anche il vertice di Astana del ‘formato Normadia’ che vede impegnate anche Francia e Germania. Intanto, sul terreno, la tregua nei fatti non regge. Nelle regioni separatiste si segnalano scontri e almeno 11 vittime nelle ultime 48 ore. Il servizio di Marco Guerra:

Accuse reciproche tra le parti in causa per il fallito incontro del gruppo di contatto, Russia- Ucraina- Osce – miliziani filorussi, che si sarebbe dovuto tenere ieri a Minsk. L’origine dello stallo secondo Kiev è dovuta al rifiuto dei leader separatisti di trattare senza intermediari. Ma in realtà nessuno è pronto a negoziare e a fare concessioni. In settimana è stato rinviato a data da destinarsi anche l’incontro a Astana, in Kazakistan, del vertice ‘formato Normadia’ tra Mosca, Kiev, Parigi e Berlino. La Merkel ha tenuto, tuttavia, colloqui telefonici con il premer ucraino Poroshenko e il presidente Russo Putin. Intanto sul terreno, da circa 10 giorni è riesploso il conflitto. Nelle ultime 48 ore si registrano almeno 11 vittime e violenti combattimenti nei pressi dell’aeroporto di Donetsk. Per un’analisi sentiamo Aldo Ferrari, responsabile ricerche Caucaso-Russia dell' Ispi, l'Istituto per gli Studi di politica internazionale:

R. – Lo stallo diplomatico non è soltanto nelle trattative, diciamo nell’aspetto tecnico delle trattative, ma piuttosto deriva dal fatto che manca l’atmosfera politica, la situazione politica generale, la volontà di risolvere la questione da parte di entrambi i contendenti: vné la Russia né l’Ucraina sono disposti a cedere alcunché e chi dovrebbe fare da mediatore, in particolare la Comunità Europea, tende in realtà ad appoggiare esclusivamente la parte ucraina. Quindi non ha una vera funzione di mediatore, ma è percepita da Mosca piuttosto come un secondo fattore esterno e contrario rispetto alla sua posizione. Da questo punto di vista è molto difficile che - se non cambia l’atmosfera generale - le trattative, in qualsiasi formato e in qualsiasi sede, abbiano un esito positivo. Stiamo davvero di fronte ad uno stallo molto negativo, che non lascia adito a particolari ragioni di ottimismo.

D. – E, infatti, è saltato anche il Vertice di Astana, ovvero l’incontro nel formato Normandia, Russia-Ucraina-Francia e Germania…

R. –L'Europa ha perso – a mio giudizio – sin dall’inizio la sua possibilità di essere un mediatore onesto, perché - appoggiando sin dall’inizio le posizioni ucraine o meglio degli ucraini occidentali - si è posta in maniera antagonista alla Russia, che adesso ci percepisce come ostili, a torto o a ragione. Da questo punto di vista è molto, molto difficile sbloccare la situazione.

D. – Intanto sul terreno non si fermano i combattimenti: almeno 12 morti nelle ultime 24 ore. La rottura della tregua è nei fatti…

R. – Quando i belligeranti sono così armati, contrapposti e non c’è una prospettiva politica di soluzione, tutte le tregue sono precarie. Le scaramucce ci sono state quasi ogni giorno, le vittime quasi ogni giorno… Certo, negli ultimi giorni, c’è stato un aggravamento della situazione, in particolare intorno all’aeroporto di Donestk: le vittime sono numerose. Si tratta di un punto cruciale per il controllo della regione e quindi i combattimenti si sono intensificati. Ma questo è nella natura delle cose. Se non si arriva non dico ad una soluzione, ma neanche ai primi passi preliminari per una impostazione di soluzione politica del conflitto è inevitabile che le ostilità sul terreno proseguono e potenzialmente possono anche aggravarsi.

D. – Quali condizioni devono verificarsi per l’uscita da questa crisi?

R. – L’unica via che i posso intravvedere prevede un cambiamento degli atteggiamenti di tutte le parti in causa, perché l’Ucraina – sentendosi appoggiata fortemente da Stati Uniti e Europa - vuole fare di tutto per recuperare i territori perduti; la Russia, in particolare la sua dirigenza, si sente impegnata in una lotta per la sopravvivenza e quindi ad essere intransigente; l’Unione Europea e gli Stati Uniti, appoggiando così nettamente l’Ucraina non sono plausibili come mediatori. Dovrebbe cambiare il quadro politico generale: i diversi contendenti dovrebbero procedere verso una soluzione, che però deve prevedere da parte di tutti delle concessioni. Ognuno deve concedere qualcosa, ma nessuna delle parti sembra disposta a farlo! Da questo punto di vista è difficile immaginarsi, senza un mutamento di prospettive, che la situazione possa migliorare in tempi brevi.

D. – Che cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane, nei prossimi mesi?

R – Probabilmente uno stillicidio di azioni belliche quotidiane, un aggravamento delle perdite e – se non ci sarà da parte delle forze politiche coinvolte un cambiamento di prospettiva – presumibilmente un ulteriore peggioramento della situazione, che può arrivare anche a livelli molto gravi a livello globale, perché la Russia si sente sempre più minacciata dall’Occidente e quindi aumenta la tendenza a rivolgersi verso Est, verso la Cina, che può cambiare radicalmente, e in maniera negativa per l’Occidente, il quadro politico internazionale.








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