2015-01-15 13:29:00

Unioni gay. Giuristi per la Vita: non tradire Costituzione


Prosegue in Commissione Giustizia del Senato  la serie di audizioni informali sul disegno di legge Cirinnà riguardante il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. Nel suo intervento, il presidente dei Giuristi per la Vita, l'avvocato Gianfranco Amato, ha evidenziato che qualunque seria discussione sulla delicata materia non può prescindere dall’articolo 29 della Costituzione. Emanuela Campanile lo ha intervistato:

R. – L’articolo 29 della Costituzione dice: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. L’articolo 29 ci dice che la famiglia è un dato pre-politico e pre-giuridico, cioè viene prima dello Stato; è un dato di natura di cui, appunto, bisogna semplicemente prendere atto, che non si può manipolare. Quindi: siccome il disegno di legge in discussione  introduce una nuova forma di famiglia, composta da due persone dello stesso sesso, noi non possiamo non modificare l’articolo 29. Tra l’altro, la famiglia entra a far parte dei documenti giuridici nazionali e internazionali solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché l’esperienza aveva dimostrato come durante quella devastante tragedia l’unica cosa che aveva retto il tessuto sociale era stata la famiglia.

D. – Lei pensa che il suo intervento potrà frenare, comunque, una fretta palpabile della discussione in Parlamento sulla materia?

R. – Questa è la speranza. Io confido nella saggezza dei senatori, perché – guardate – quello che non si può fare è introdurre modifiche in maniera surrettizia e fraudolenta. Questo intervento normativo è una frode: spaccia per unione civile quello che è a tutti gli effetti un matrimonio. E’ bene che, se cambiamo il concetto di famiglia, se introduciamo per legge nuove forme di famiglia, allora lo si deve fare in maniera trasparente. Anche perché  - e questo è un altro degli aspetti che io ho sollevato e che mi preoccupa molto, perché è una deriva che avverto da diverso tempo -  io ho fatto presente che il 10 ottobre dell’anno scorso ho partecipato come relatore, a Roma, a un convegno organizzato dall’Ordine degli Avvocati, che aveva come titolo: “Matrimoni, adozioni tra tutela dell’infanzia e parità dei diritti civili”, in cui – appunto – c’erano due posizioni contrapposte e io rappresentavo la mia, e sono rimasto molto inquietato da un ragionamento che è emerso. Si diceva: “Sì, è vero, effettivamente bisogna prendere atto che la nostra società non è ancora matura per accogliere alcuni concetti come l’adozione di minori per le coppie omosessuali o la fecondazione artificiale per le coppie omosessuali, eccetera. E questo è il motivo per cui bisogna introdurre nuove leggi in modo che attraverso la forza pedagogica della legge la società evolva e maturi”. Bè,  io ho detto: “Scusate, ma c’è qualcosa che non quadra, in questo ragionamento. A me è sempre stato insegnato che la legge è uno strumento per regolare i rapporti tra gli individui! Cioè, è la legge che si adegua al naturale sviluppo della società, non il contrario. Non è la società che deve adeguarsi a una legge magari imposta dall’esterno o dall’Europa: non è così!”.

D. – Secondo lei, cosa bisogna fare?

R. – Bisogna denunciarlo senza mezzi termini: l’utilizzo della funzione legislativa in modo ideologico, cioè come mezzo per imporre un modello culturale alla maggioranza, è una forma della dittatura del pensiero unico che è in atto.








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