Papa Francesco ha iniziato stamani la sua visita nelle Filippine, seconda tappa del suo viaggio in Asia. E’ la quarta volta che un Pontefice visita l’arcipelago: il primo fu Paolo VI, 45 anni fa, seguito poi da Giovanni Paolo II nel 1981 e nel 1995. Il viaggio di Francesco, come quello di Papa Montini nel 1970, avviene in un Paese ancora ferito dal recente tifone del dicembre scorso. Il nostro inviato Sean Lovett ne ha parlato con il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila, che ricorda in modo ancora vivo la visita di Paolo VI:
Il ricordo del viaggio di Paolo VI
R. – The Philippines was just rising…
Le Filippine si stavano appena riprendendo da un tifone
in quel momento e i miei ricordi sono ancora nitidi: di alberi spogliati senza neppure
una foglia, viali ripuliti velocemente per l’arrivo del Papa, strade ripavimentate
e così via… Così, come in questa visita di Papa Francesco, le Filippine erano state
devastate da un tifone. Le persone erano entusiaste e accolsero Paolo VI come una
grazia dal cielo. Paolo VI volle andare anche dai poveri: visitò le famiglie povere
del distretto di Tondo, a Manila, conosciuto per essere una delle aree più povere
della zona metropolitana, e lì ancora ricordano quella visita. Quando andai in parrocchia
per una festività religiosa, il parroco e altre persone mi indicarono dove si trovava
la casa che Paolo VI aveva visitato. I ricordi, le immagini e le conseguenze di quella
visita sono ancora lì dopo 45 anni.
D. – Ci sono delle chiare relazioni tra queste visite papali, come il tema della misericordia e del dialogo…
R. – Yes, there is. We need to remind…
Sì, è vero. Dobbiamo ricordare alle persone che quando
Paolo VI venne in visita nel 1970, i vescovi dell’Asia andarono ad incontrarlo. E
lì, a Manila, con l’incoraggiamento di Paolo VI, nacque la Federazione delle Conferenze
episcopali dell’Asia. Quello è stato l’inizio. Il Papa inaugurò anche Radio Veritas
Asia nel 1970, così che potesse esserci evangelizzazione attraverso la radio. Queste
sono tutte cose che rimangono. In un certo modo, la sua visita è stata come ricevere
il Vaticano II in Asia, con la figura del Papa che ci invitava a dialogare e il documento
Ecclesiam Suam. Quattro anni dopo, a Taipei, nel 1974, c’è stata la prima assemblea
plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia sul tema dell’evangelizzazione
in Asia. Secondo Paolo VI, l’evangelizzazione doveva avvenire attraverso il dialogo.
Quindi gli eventi sono davvero collegati.
Papa Francesco e i poveri
D. – Non sono molti quelli che collegano Paolo VI
a Papa Francesco. Lei lo fa?
R. – Oh yes, I do!...
Oh sì, lo faccio! Quando le persone dicono, sia positivamente
che negativamente: “Papa Francesco sta facendo una rivoluzione, sta dialogando, abbracciando
i poveri”, io dico di averlo già visto in Paolo VI, nel suo percorso, nella sua personalità.
Questa intuizione, questa visione che Papa Francesco sembra riprendere e riproporre,
l’ho già vissuta come testimone nei miei studi e nel mio incontro con Paolo VI nelle
Filippine. I gesti simbolici di Paolo VI sembrano avere aperto la strada a Papa Francesco.
No a preparativi costosi
D. – Papa Francesco ha detto che viene per portare
un messaggio di compassione ai poveri, alle vittime del tifone e del terremoto e di
spendere poco per i preparativi …
R. – Yes, that has been a mark…
Sì, questa è l’impronta delle sue visite papali. E’
stato lo stesso in Corea. I vescovi coreani dissero a noi filippini che eravamo in
Corea per la visita, che il Papa non sarebbe stato contento di vedere preparativi
vistosi. Anche l’altare doveva parlare della sobrietà, che è il segno di questo Papa,
della sua semplicità.
D. – I filippini sono molto generosi nell’esprimere il loro affetto. E’ stato difficile contenerli?
R. – In a way, yes.…
In un certo modo, sì. Ma poi abbiamo fatto capire
alle persone non solo i desideri del Papa, ma i segni dei tempi. Non vogliamo suscitare
scandalo. Tutti possono trovare una scusa per dargli un benvenuto sontuoso, dopo tutto
è il Papa. Ma dobbiamo essere coscienti delle tante persone che ogni giorno dobbiamo
accogliere in mezzo a noi: i poveri e gli affamati. Quindi, tutti i soldi risparmiati
per la visita papale, andranno in beneficenza, andranno ai poveri. Ed il Papa è stato
molto esplicito su questo.
Tifoni climatici e sociali nelle Filippine
D. – C’è stata molta attenzione da parte del mondo
alle Filippine dopo il tifone, ma lei ha spesso parla dei tifoni che quotidianamente
colpiscono le Filippine…
R. – Yes, we’re used to having typhoons…
Sì, siamo abituati ad avere tifoni, in media dai 20
ai 22 all’anno. Siamo avvezzi anche ai terremoti di differente magnitudo. Catturano
l’attenzione del mondo per la vastità della devastazione. Ma come ho detto in molte
occasioni, non dovremmo dimenticare i tifoni giornalieri, i terremoti giornalieri
causati dalla povertà, dalla corruzione, dagli accordi commerciali indecenti e dalle
pratiche sleali. Anche quando il sole splende, il buio si diffonde nelle vite di così
tante persone. Anche durante il Sinodo dei vescovi sulla famiglia ho ricordato alle
persone nei piccoli gruppi come, per noi in Asia, la povertà non sia qualcosa di estrinseco
alla famiglia: incide sull’essenza, sul tessuto della famiglia. Quando ho visitato
una casa di accoglienza per bambini e giovani presi a vagare per le strade durante
la notte, mi sono reso conto che i genitori tollerano tutto questo perché sperano
che le agenzie del governo possano accogliere i loro bambini e nutrirli nelle case
di accoglienza. Non sono genitori che trascurano i propri figli: sono genitori che
non hanno nulla da dare loro da mangiare, e allora dicono: “Perché non vai fuori,
e quando la polizia ti porta nella casa di accoglienza, non vai con loro? Sarai al
sicuro per la notte. Per questa notte, avrai un tetto sulla testa e cibo”.
Papa sarà rafforzato nella fede dai poveri
D. – Papa Francesco ha detto di volere che in questo
viaggio l’attenzione si focalizzi non su di lui, ma su Gesù nel volto dei poveri.
Quali altre linee guida vi ha dato per questa visita?
R. – How can I put it?...
Come posso dire? Non vuole perdere tempo in cose che
potrebbero distrarlo dalla sua missione, dal centro della sua missione, che è davvero
quello di incontrare i poveri ed ascoltare i poveri. Durante le visite papali, molte
persone chiedono: “Possiamo passare un minuto con il Papa? Possiamo offrirgli questo
o quello?” Sono tutte belle cose, ma se si hanno solo tre giorni bisogna scegliere.
E deve anche risparmiare le sue energie. Questi lunghi voli, il cambiamento climatico,
il cambio d’orario, il cambio di cibo e così via, potrebbero esaurire le forze di
una persona di 78 anni, che sarebbe meglio fosse usata per focalizzarsi sulla sua
missione. Quindi lo stiamo aiutando a concentrarsi. La cosa su cui ci stiamo concentrando
sono i suoi incontri con le famiglie e con i giovani di Manila. Ma anche in quegli
incontri ascolterà le storie delle famiglie in difficoltà, quelle che nella loro vita
hanno subito diversi tifoni, e ascolterà i giovani. C’è un tipo di tifone che, come
ho detto, non capita solo in un posto, ma capita ovunque. Il Papa li ascolterà e pero
che non solo sarà lui a dare loro una parola di conforto, ma che anche lui, il Papa,
sia rafforzato nella sua stessa fede da questa povera gente.
Senso di famiglia
D. – Qual è la sfida più grande per lei, come arcivescovo
di Manila, nell’organizzare qualcosa di così complesso come questa visita?
R. – It’s really bringing people together…
Sta davvero riunendo le persone. Abbiamo creato un
bellissimo gruppo con persone del governo, del settore economico, della Chiesa. E
questo è già un frutto della visita papale: il pastore universale crea un senso di
famiglia. Ed io sono molto felice. Sono sicuro che anche dopo la visita, questo senso
di comunione, di lavoro in collaborazione tutti insieme, continuerà. Voglio mantenere
questa collaborazione.
Sofferenza e Resurrezione
D. – Cosa pensa caratterizzerà questa visita?
R. – An encounter with a lot of suffering…
Un incontro con tanta sofferenza. Ma il messaggio
cristiano non si conclude con la sofferenza, c’è sempre una Resurrezione. E spero
che il Santo Padre vedrà questo tra coloro che hanno sofferto e che continuano a soffrire.
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