2015-01-14 17:36:00

Dimissioni Napolitano. Baggio, politologo cattolico: "serve uomo Istituzioni vicino ai cittadini"


"E’ un momento in cui abbiamo ancora tutte le nostre fragilità, sia come Paese, sia come classe politica. Abbiamo bisogno, spiega il prof. Antonio Maria Baggio, politologo, docente di Filosofia Politica all'Istituto universitario Sophia di Loppiano (Fi), fondato da Chiara Lubich, di avere un uomo alla presidenza della Repubblica che abbia caratteristiche importanti, di esperienza, di rispettabilità internazionale, di conoscenza del mestiere di politico e di amore per il Paese. In questi giorni si potrebbe ricorrere ad una forma di esercizio politico da parte dei cittadini che sembra essere dimenticato, quello cioè di andare a trovare i propri parlamentari, sia singolarmente che in gruppi, sia attraverso le proprie associazioni e cercare di mandare loro un messaggio di dignità: fate in modo che le elezioni di questo presidente siano la cosa che voi – parlamentari – potrete ricordare anche nel futuro e dire “quella volta” o “almeno quella volta l’ho fatta giusta".

Prof. Baggio, la sensazione è che intorno al futuro nome del capo dello Stato ci siano un po’ troppi giochi politici…

"Spero che su questo prevalga il senso di urgenza! Non dobbiamo dimenticare che Napolitano è stato in grado di dare degli orientamenti all’Italia e di sostenerla durante una crisi, nella quale la capacità di decisione politica stava venendo meno, era fragile. Non vorrei che questi giochini portassero a scegliere una figura di secondo piano, una figura subordinata,  diciamo, a chi ha il potere politico in questo momento, quando abbiamo bisogno invece di qualcuno che possa alzare il telefono e parlare con gli altri capi di Stato, venendo ascoltato".

Qual è allora la persona giusta per ricoprire la carica di capo dello Stato della Repubblica Italiana?

"Diciamo che le sue caratteristiche sono abbastanza chiare: deve essere una persona che abbia esperienza delle Istituzioni; che abbia una esperienza internazionale, nel senso che abbia conosciuto il mondo; e deve essere qualcuno che abbia una autorevolezza riconosciuta. E soprattutto, dovremmo cominciare a vedere il futuro Presidente della Repubblica non più per la storia di parte che può aver avuto: anche Napolitano viene dal Partito Comunista Italiano, ma ha saputo essere il presidente dell’Italia. Ecco, cercare di vedere le persone per la loro grandezza e soprattutto per quello che possono acquisire quando diventeranno presidente: c’è indubbiamente una trasformazione quando si cambia di ruolo".

Non c’è il rischio, secondo lei, che il Parlamento elegga un capo dello Stato che risponda più a criteri politici e di parte e meno al desiderio dei cittadini?

"Ne pagheremmo presto il conto! Il problema del Parlamento è che il frutto di un paio di decenni, almeno, di progressiva corruzione della politica e di scelta dei rappresentati fatta sempre meno con criteri di merito e di selezione politica tradizionale. Questa è tutta gente cooptata! Noi dobbiamo cercare di uscire da questa situazione di fragilità sistemica. E c’è proprio da sperare, anche con corrente di opinione pubblica decisa, che questi parlamentari sappiamo scegliere una persona forte: perché sarebbe una rovina per tutti una soluzione diversa".

Nella elezione del nuovo presidente della Repubblica del 29 gennaio è in ballo  anche la democrazia italiana?

"E’ così! Anche la riforma elettorale che si profila, risolve il problema di dare un governo, ma non risolve il problema della libera scelta dei cittadini. Quindi è necessario incamminarsi verso un periodo di riforme profonde. E questo è un motivo in più, per avere anche un vero democratico. Sento suggerire da una parte e dall’altra di scegliere figure che abbiano rappresentato l’Italia nel campo dell’imprenditoria, della scienza… Mi permetto di dissentire: qui ci vuole qualcuno che se non è un politico, sia comunque uomo di esperienza istituzionale, perché sappia apprezzare la natura democratica delle nostre Istituzioni".

Serve un presidente della Repubblica Italiana cattolico ?

"Penso che il presidente, anche se fosse cattolico, non dovrebbe esserlo in quanto presidente. Napolitano, che non è cattolico, ha non dico inaugurato, perché già si era su questa linea molto importante e costruttiva di rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, ma ha certamente portato avanti quella che potremmo chiamare la via italiana, la relazione tra Chiesa e Stato. Gli incontri tra Napolitano e Benedetto XVI rimangono memorabili, anche per i discorsi che hanno scritto e che prefiguravano proprio una teorizzazione di questi rapporti. Chi va in politica non è cattolico, non è protestante, non è musulmano: è un politico. E ciò che riceve dalla sua fede deve acquisire una dimensione pubblica non perché si fa il segno della Croce o perché recita come i muezzin; ma per ciò che sceglie e che fa per i suoi concittadini.”








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