2015-01-13 14:06:00

Veglia a Berlino, dopo cerimonie funebri in Francia e Israele


All'ombra della Porta di Brandeburgo, questa sera grande manifestazione per la tolleranza, dopo gli attentati di Parigi. Oggi la Francia ha reso omaggio ai tre agenti uccisi mentre a Gerusalemme sono state celebrate le esequie dei quattro ebrei francesi. Il servizio di Fausta Speranza

A Berlino si parla di 5000 persone per la veglia promossa dalle associazioni musulmane. Partecipano la cancelliera Angela Merkel, il presidente Joachim Gauck e diversi esponenti del governo tedesco. Una manifestazione contro il terrore a poche ore dalla cerimonia ufficiale a Parigi in cui il presidente Hollande ha conferito la "Legione d’onore" agli agenti uccisi nelle drammatiche ore dell’attentato a Charlie Ebdo, alla poliziotta e al supermercato kosher, affermando: la nostra bella Francia non si piegherà mai. Il rito funebre dei quattro ebrei francesi uccisi nel supermercato kosher si è svolto invece a Gerusalemme, alla presenza del premier Netanyahu e di migliaia di persone. Ognuno dei parenti ha acceso una candela.  Intanto continua l’impegno per fermare i sei ritenuti complici degli attacchi terroristici. Un sospettato è stato fermato in Bulgaria: si tratta di un uomo di origini haitiane che ha tenuto contatti con uno dei fratelli Kouachi, colpito da un mandato di arresto europeo. C’è poi la moglie di Coulibaly, l’uomo che ha ucciso nel supermercato, che sembra sia passata dalla Turchia per andare in Siria. Resta da dire che domani "Charlie Hebdo" sarà di nuovo nelle edicole.  

 

 

 

 

Intanto le varie comunità islamiche europee continuano a prendere le distanze dal terrorismo, su questo punto Fabio Colagrande ha sentito il teologo musulmano all’Università Gregoriana, Adnane Mokrani:

R. – Condannare la violenza è un dovere morale; tanto più condannare la violenza che si compie in nome dell’islam e dunque da persone che pretendono di essere più musulmane delle altre. E, dunque, per difendere i principi islamici, per non creare confusione tra terrorismo e islam, il dovere della leadership religiosa, dei saggi musulmani, è quello di denunciare e spiegare il vero messaggio dell’islam. E direi che non basta neanche questo, perché la denuncia può essere occasionale: abbiamo bisogno di un programma di educazione, un lavoro continuo per raggiungere i giovani, le fasce sociali più lontane maggiormente a rischio di essere contaminate da questo virus del fondamentalismo. Così possiamo prevenire e intervenire presto, prima che si cada nel peggio.

D.  – Come commenta l’affermazione del Papa che “il fondamentalismo religioso rifiuta Dio stesso, lo relega a un mero pretesto ideologico”?

R. – Sicuramente perché l’esclusivismo radicale dell’estremismo religioso non solo rifiuta l’altro umano, l’altro religioso, ma si presenta come un giudice che giudica al posto di Dio e solo Dio sa cosa c’è nei cuori degli uomini e solo Dio può giudicare la nostra fede e le nostre intenzioni. Dichiararsi giudice delle anime è una blasfemia, è un atto antireligioso e antislamico.

D.  – Lei, come presidente del Cipax, Centro interconfessionale per la pace, ha pubblicato una dichiarazione in cui afferma: “Demonizzare i musulmani e la loro religione aiuta i terroristi”. Cosa significa?

R.  – Secondo me, l’obiettivo dei terroristi è di creare una spaccatura, una polarizzazione tra i due campi opposti. Noi non dobbiamo cadere in questa trappola perché i  musulmani in Europa sono cittadini, fanno parte di questa società come immigrati e anche come cittadini. Sono esseri umani, hanno i loro diritti e dunque dobbiamo uscire dall’emozione, dalla reazione emozionale e ragionare per non fare quello che i terroristi vogliono: dividere e seminare odio. Questo rischia di farci perdere l’anima e se perdiamo i nostri valori universali, basati sull’uguaglianza, sulla dignità umana, sulla libertà, reagendo male alla provocazione terroristica, significa che rischiamo di perdere la guerra.








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