2015-01-12 11:44:00

Card. Ranjith: Papa in Sri Lanka per la riconciliazione


“Nel giorno in cui inizio il viaggio verso Sri Lanka e Filippine, vi chiedo di pregare con me per i popoli di quei Paesi”: è quanto scrive il Papa in un tweet sull’account @Pontifex. Papa Francesco è partito poco dopo le 19.00 da Fiumicino alla volta di Colombo e ritornerà a Roma da Manila la sera del 19 gennaio. Sulle attese nello Sri Lanka, prima tappa del nuovo viaggio di Francesco in Asia, il nostro inviato Silvonei Protz ha sentito il cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, arcivescovo di Colombo:

R. – Ci troviamo in un momento importante della storia del nostro Paese perché abbiamo avuto per 30 anni una guerra che ha causato molti morti, molta distruzione; ora è finita. Ma noi non abbiamo ancora la pace. Per questo il Santo Padre potrebbe fare un appello alla riconciliazione in questo Paese perché i cuori sono ancora lacerati, sono ancora feriti. C’è bisogno di una vera riconciliazione dei cuori. Per questo motivo la sua visita sarà molto importante per noi, perché lui è l’uomo conosciuto in tutto il mondo come uomo di pace di riconciliazione e di apertura verso l’umanità. Questo aiuterà molto ad arrivare a questa pace.

D. – Uno dei momenti importanti sarà la canonizzazione di Giuseppe Vaz …

R. – Certo, Giuseppe Vaz era il secondo fondatore del cattolicesimo in Sri Lanka perché dopo l’occupazione degli olandesi c’è stata una diminuzione dei cattolici a causa della persecuzione; i cattolici erano sospettati di essere spie dei portoghesi. Per questo motivo siamo stati duramente perseguitati: i cattolici hanno vissuto 30 anni senza sacramenti, e Giuseppe Vaz ha lasciato l’India per andare in Sri Lanka, dove ha fatto una vita veramente eroica qui.  Ha passato anche due anni in prigione a Kandy ma è riuscito a salvare la fede della gente.

D. – Ci sarà un altro momento importante: l’incontro interreligioso…

R. – Certo, perché qui noi cristiani cattolici siamo una minoranza - il 6,9%  - ; ci troviamo in mezzo a una marea di buddisti, induisti, islamici. Vivere con loro, condividere tutto quello che abbiamo è  il nostro pane quotidiano, perciò il dialogo interreligioso diventa una parte della nostra esistenza cristiana.

D. – Com’è oggi questo dialogo?

R. – Ci sono alti e bassi.  Tra la gente semplice, in particolare, non c’è nessun conflitto; il conflitto c’è quando si organizzano in gruppetti politici. Quando si politicizza la differenza arrivano i problemi.

D. – Un presidente ha invitato il Santo Padre e un altro presidente riceve il Santo Padre. Come si vive anche questo momento?

R. – Era un momento difficile, inizialmente si pensava che ci sarebbero stati momenti di violenza durante le elezioni; questo non è accaduto, abbiamo avuto fede in Dio: è stato quasi un miracolo. Credo che la visita del Santo Padre abbia dato l’impulso affinché le elezioni si svolgessero in un clima tranquillo; non c’è stata nessuna resistenza da parte del candidato presiedente che ha perso; lui se ne è andato. Questo è quasi un miracolo, perché nel passato le cose sono andate diversamente. Credo che la nostra preghiera costante abbia contribuito.

D. – Che Chiesa troverà qui in Sri Lanka il Santo Padre?

R. – Una Chiesa vivace, molto fedele a Gesù e molto amabile perché la nostra gente sa vivere bene con gli altri. Abbiamo buoni rapporti soprattutto con i buddisti, con gli induisti. Questo aiuterà la visita.

D. – Lei ha invitato il Santo Padre a venire a Colombo, in Sri Lanka. Si aspettava che avrebbe accettato? Che reazione ha avuto lei quando le ha detto: “Io arriverò”?

R. – L’ho invitato proprio il giorno della sua elezione poco prima che uscisse a salutare la folla dalla finestra. L’ho invitato ed ha accettato subito. Mi ha chiesto di inviare una lettera ed io l’ho fatto attraverso la Conferenza episcopale e il governo. Noi abbiamo insistito molte volte e ci siamo riusciti. Sapevamo che sarebbe venuto, perché gli ho detto: “Se lei vuole vedere l’Asia con tutti i suoi problemi e le sue religioni venga in Sri Lanka”. Lo Sri Lanka è una piccola visione di tutta l’Asia, perché qui i cattolici sono pochi. In tutta l’Asia siamo solo il 2,6 percento, perciò se voleva un Paese dove la convivenza diventa per noi una sfida, ma anche una possibilità, il Papa doveva venire qui: questa era la mia convinzione. L’ho invitato e lui ha accettato.

D. – La reazione dei fedeli quando l’hanno saputo …

R. – Erano molto contenti e ancora lo sono. Lo stanno aspettando con molta ansia e gioia e gli daranno una bella accoglienza. Sono sicuro di questo.








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