2015-01-12 12:30:00

5 anni fa il sisma ad Haiti. Rava: ancora fame e miseria


Il 12 gennaio 2015, un terribile sisma devastava Haiti. A cinque anni di distanza, milioni di persone soffrono ancora fame, miseria e malattie, come racconta la presidente della Fondazione Rava, Mariavittoria Rava, che ha contribuito alla costruzione dell’ospedale pediatrico Saint Damien, punto di riferimento per tutta l’isola. Raggiunta al telefono da Roberta Barbi ad Haiti, dà una testimonianza della situazione in cui versa il Paese caraibico:

Lo scandalo dei bambini che muoiono di fame

R. – Ora i bambini muoiono di fame e di sete ed è uno scandalo. Questo Paese era la perla dei Caraibi; è uno scandalo che ora sia un Paese senza nessuna struttura! In questi giorni in particolare – come accade da qualche anno - ho il privilegio e la fortuna di passare il Natale qui con la mia famiglia e anche con altri donatori e volontari. Abbiamo un campo di volontariato dove ci sono 15 persone provenienti dall’Italia che per due settimane dedicano le loro vacanze di Natale a lavorare con i bambini. È una delle vacanze più belle in assoluto, in quanto l’energia del bene ti entra nelle vene e ti dà la carica per un anno intero.

Un privilegio aiutare i poveri di Haiti
D. - Cosa sta facendo la Fondazione Rava ad Haiti?

R. – In questi giorni abbiamo passato il tempo con i bambini dell’orfanotrofio Foyer, che si trova vicino all’ospedale pediatrico Saint Damien. Abbiamo organizzato un talent show e, un po’ come se fosse X Factor, abbiamo fatto uno spettacolo: abbiamo votato gli spettacoli migliori… e pensare che questi sono i bambini che hanno perso la famiglia dopo il terremoto! Abbiamo lavorato nell’ospedale Saint Damien, nella stanza dei bimbi disabili più gravi che purtroppo passano tanto tempo in ospedale perché hanno bisogno di tantissime cure. Siamo passati nel reparto malnutrizione; alcuni volontari hanno lavorato, tra cui i miei figli, con padre Rick a Francsiville nel nuovo allevamento di pesci, e abbiamo portato i doni di Natale che ovviamente non avrebbero mai ricevuto perché vivono in discariche di immondizia. Abbiamo rastrellato, abbiamo creato un allevamento di polli, abbiamo seguito i funerali dei bambini che purtroppo tutti i giorni muoiono. Qui in Haiti si fa di tutto. Ritengo un grandissimo privilegio quello di venire qui ad aiutare.

Tanta tristezza nel vedere ancora tendopoli
D. - Sono ancora molti gli orfani del terremoto?

R. – Sì sono tanti! Quello che mi ha colpito è che per esempio il nostro ospedale pediatrico Saint Damien in questo momento è in grave difficoltà perché ha quadruplicato gli aiuti e siamo arrivati a 99mila bambini l’anno perché non ci sono altri ospedali pediatrici gratuiti nell’isola che possano aiutare. Siamo andati in questa tendopoli che sorge non lontano da Tabarre - dove è il nostro ospedale - dove abitano ancora migliaia e migliaia di persone. È una tendopoli che ho visitato subito dopo il terremoto e  dove noi abbiamo continuato ad aiutare, ma vederla allora era una cosa, perché era appena nata; vederla oggi - a cinque anni dal terremoto - ci ha colpito molto perché si è stabilizzata: ci sono persone che si sono stabilizzate nel vivere in queste tende che vi assicuro sono ormai consunte, in condizioni igieniche inesistenti. Fa molta tristezza, perché sono persone che hanno sperato tanto negli aiuti.

Continuare ad aiutare, c'è moltissimo da fare
D. - Cinque anni dopo la tragedia, c’è ancora una presenza attiva sul territorio? Qual è la situazione degli aiuti umanitari?

R. - Dal nostro punto di vista, come Fondazione Francesca Rava, posso dire che gli aiuti sono stati moltiplicati, un po’ come la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Io non so come facciano. Noi facciamo tantissimo, ma siamo comunque una fondazione piccola, non abbiamo mai lasciato il Paese. Moltissime organizzazioni hanno lasciato il Paese subito dopo l’emergenza. È un’emergenza  che c’era già – bisogna dirlo – e quindi il grande appello è di continuare ad aiutare. Continuano ad arrivare nuovi bambini nel nostro e negli altri orfanotrofi. Al Saint Damien ci sono liste di attesa di bambini che devono entrare; c’è il reparto per i malati di colera che hanno bisogno di reidratazione pieno di gente, perché qui a ondate arrivano tantissimi bambini disidratati che devono essere curati. Stiamo ricostruendo le case per chi le ha perse. È bello dire che poi le cose si fanno, però c’è moltissimo da fare. Con grande gioia, rimboccandosi le maniche, si può fare la differenza: noi siamo qui per questo. Perciò è un invito a tutti a venire a vedere per poi impegnarsi in prima persona.








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