2015-01-11 16:15:00

Jorge Milia: l'Asia nel cuore di Papa Francesco


Sri Lanka e Filippine sono le tappe del settimo viaggio apostolico di Papa Francesco che si svolgerà dal 12 al 19 gennaio. Il Papa torna in Asia dopo circa sei mesi dalla visita in Corea del Sud. Luca Collodi ne ha parlato con Jorge Milia, giornalista, scrittore argentino e amico di Francesco:

R. - L’Asia è stata storicamente una sollecitudine missionaria della Compagnia di Gesù. Il Papa è un gesuita. Oggi, solo il tre per cento dei cattolici del mondo vive in Asia. Tuttavia le statistiche vaticane mostrano che l’anno scorso si sono battezzati più cattolici in Asia che in Europa. I cattolici sono anche una comunità apprezzata per le loro azioni nel campo dell’educazione e del sociale, anche se il loro livello di penetrazione è soprattutto la classe media. La Chiesa cattolica vuole estendere il suo compito di evangelizzazione ai settori popolari della società, basandosi sul ruolo dei laici e non tanto dei ministri consacrati.

D.  – Milia, il viaggio del Papa in Oriente, in Asia, guarda anche verso la Cina? 

R.  – Per me è certo. Papa Francesco comincia il 2015 con un viaggio estenuante, una settimana di lavoro difficile, stancante, ma la data di partenza, per me è una questione importante, è la stessa, lunedì 12 gennaio, in cui parlerà a 180 ambasciatori accreditati in Vaticano: non mi sembra solo casualità. Sembra  ben pensato, no? Il Papa fa il suo discorso al mattino e nel pomeriggio se ne va in Oriente. Ora, Cina e Vaticano non hanno relazioni diplomatiche dal 1951. Pio XII scomunicò due vescovi nominati dal governo di quel Paese e, allo stesso tempo, il governo cinese espulse il nunzio apostolico trasferito a Taiwan. Ma l’importante è cominciare. Credo che l’idea di Francesco è cominciare. E il Papa cerca di avvicinarsi alla Cina, accompagnato da un intenso lavoro del segretario di Stato, il cardinale Parolin. Forse, il primo gesto fu, prima di partire per la Corea, di chiedere al governo cinese il permesso di sorvolare lo spazio aereo del Paese. La Cina, che aveva negato il permesso a Giovanni Paolo II nell’89, ha accolto la richiesta. Ciò può essere letto come un primo gesto di avvicinamento.

D.  – Da giovane Papa Francesco voleva fare il missionario in Giappone. C’è qualche relazione con l’attenzione che Papa Francesco ha oggi per l’Asia?

R.  – E’ un po’ difficile tracciare un parallelo. Sono tempi diversi. Sono diverse situazioni personali. Ma è lo stesso Bergoglio. Come è dimostrato fin dall’inizio del suo Pontificato, Francesco cerca con tutti i mezzi a sua disposizione di diventare un leader mondiale nella ricerca della pace. Un lavoro che - penso - fa solo chiedendo: “Pregate per me”.








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