2015-01-08 17:06:00

Terrore a Parigi: fraternità unico antidoto alla violenza


 

"La violenza omicida non può essere mai giustificata, da nessun leader religioso. E' dunque ovvio che i rappresentanti del mondo musulmano condannino la strage di Parigi. E' una violenza figlia della globalizzazione dell'indifferenza, tante volte denunciata da Papa Francesco". Così, la teologa musulmana Shahrzad Houshmand, docente alla Gregoriana e a La Sapienza, commenta l'attentato terroristico di matrice islamista che ha colpito la redazione del giornale satirico 'Charles Hebdo', nella capitale francese, causando 12 morti e numerosi feriti.

Recuperare la fraternità

"Di fronte a questo attacco terroristico - prosegue la teologa - bisogna evitare le generalizzazioni che sono dannose per tutti e provocano solo altra violenza". "L'uomo di oggi, che ha messo le fabbriche di armi al centro della sua economia, dovrebbe recuperare il messaggio di fraternità che nacque proprio dalla Rivoluzione francese. Fin quando l'uomo non riscoprirà la fratellanza universale e continuerà a discriminare una fetta dell'umanità, senza realizzare politiche sociali per tutelare la dignità e favorire l'integrazione di tutti, la catena di violenza non si fermerà".   

Condannare non basta

"Di fronte a un atto terroristico come questo condannare è il minimo", sostiene da Parigi padre Laurent Basanese sj, docente di teologia araba cristiana e islamistica presso la Pontificia Università Gregoriana. "Tutti, anche i musulmani che si trovano sul territorio francese, sono costretti a farlo per non subire un linciaggio mediatico. Non basta condannare, bisogna risolvere il problema della violenza alle radici. E' questo è compito dei musulmani, degli uomini di legge e di dialogo. Altrimenti si cade nell'ipocrisia. Non basta affermare che l'islam è una religione di pace, ma dobbiamo dimostrarlo". "E' un problema innanzitutto spirituale e intellettuale - continua padre Basanese -  ma poi sociale e politico, che va risolto. Fatti tragici come questi si ripeteranno finché non verranno purificate le fonti che alimentano questo estremismo. Purtroppo, in certa tradizione islamica, esiste ancora, infatti, la fatwa che invita ad uccidere chiunque offenda Maometto". 

Una purificazione non solo per l'islam

"Ogni essere umano, ogni società e religione deve purificarsi", risponde la Housmand. "Ma un evento tragico come questo costringe al rinnovamento non solo l'islam, ma anche l'Europa". "L'Europa - sostiene la teologa - dovrebbe abbandonare l'eurocentrismo profondo che non vede nelle altre culture nessuna positività, nessuna possibilità di democrazia e di benessere". "Abbiamo tutti bisogno di riformarci a livello umano, di ripensare alla fraternità e di medicare le ferite non con le bombe, ma con l'istruzione, il dialogo e l'incontro, come ci invita a fare Papa Francesco nella Evangelii gaudium". 

Crisi di identità europea

"Nelle società a maggioranza musulmana è in corso, da quasi quarant'anni, una durissima guerra interna dettata dal bisogno di democrazia e giustizia, dal desiderio di avere governi non corrotti, come si è visto durante le primavere arabe", spiega Vincenzo Pacedocente di sociologia delle religioni alla Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Padova. "L'idea dello scontro fra due civiltà è quindi troppo astratta. Viene evocata, in casi come questi, in particolare da noi europei che abbiamo i nervi troppo scoperti perché non riusciamo ancora ad abituarci al fatto che stiamo cambiando profondamente. Stiamo diventando società pluraliste dal punto di vista religioso, culturale e non riusciamo a familiarizzarci con questa realtà. Al di là del'islam, c'è quindi un problema di crisi di identità dell'Europa, dimostrato anche dalle manifestazioni anti-islamiche in corso in Germania".  








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