2015-01-07 13:54:00

Sri Lanka. Appello dei vescovi: non politicizzare visita del Papa


Un forte appello a non politicizzare la visita del Papa in Sri Lanka, che si terrà dal 12 al 15 gennaio, subito dopo le elezioni presidenziali nel Paese, in programma domani. A lanciarlo è la Conferenza episcopale dello Sri Lanka, in un messaggio a firma del suo presidente, card. Malcolm Ranjith. Le consultazioni si tengono in anticipo, rispetto alla fine del mandato, per decisione dell’attuale presidente, Mahinda Rajapaksa.

Evitare violenze prima e dopo le elezioni
Due, in particolare, gli sfidanti: Maithripala Sirisena, ex membro del governo Rajapaksa, il quale ha basato la sua campagna elettorale su un piano di riforme democratiche che prevede anche la riduzione dei poteri presidenziali ed il rafforzamento del Parlamento, e lo stesso Presidente uscente, Rajapaksa, che si candida così al terzo mandato, dopo quelli del 2005 e del 2010. Ad ogni modo, a prescindere dal risultato delle elezioni, Rajapaksa sarà Presidente in carica fino al 2016, anno in cui – come prescrive la Costituzione del Paese – si insedierà ufficialmente il Capo di Stato.

La preoccupazione della Chiesa
In questo contesto, la preoccupazione principale della Chiesa locale è che non ci siano strumentalizzazioni della visita del Pontefice: “Chiediamo fermamente ai candidati di assicurare che non ci sia alcuna forma di politicizzazione della visita del Papa”, si legge nel messaggio, che chiede “un’atmosfera pacifica per la visita pontifica, così che il programma spirituale previsto possa svolgersi regolarmente”. “Ad ogni livello – proseguono i vescovi – è necessario evitare la violenza, sia prima che dopo le elezioni, per portare avanti, con la popolazione, un dibattito maturo inerente alla politica di ciascun partito”.

Mantenere principi di democrazia e trasparenza
Quindi, la Conferenza episcopale dello Sri Lanka lancia un appello affinché siano “mantenuti i principi della democrazia e dell’assoluta trasparenza in vista di uno svolgimento libero e corretto delle elezioni”: “È estremamente importante – scrivono i presuli – che nel Paese sia presente un’atmosfera di libertà per esprimere differenti punti di vista in materia politica”, così come “è necessario mantenere lo Stato di diritto” ed una “vera democrazia partecipativa”. La Chiesa locale, inoltre, “si aspetta un forte impegno” condiviso “nel ristabilimento della pace e della riconciliazione nel Paese, affinché tutti i cittadini possano vivere con dignità ed uguaglianza”.

Un voto per la promozione del bene comune
Il messaggio episcopale ricorda, inoltre, l’importanza del rispetto de “l’inalienabile diritto di ogni cittadino ad esprimere il proprio voto senza paura o parzialità”, in un clima di “giustizia ed assoluta trasparenza”. “La Chiesa – si legge ancora – ha sempre sostenuto la necessità di rispettare il diritto ed il dovere di usare ogni voto nella promozione del bene comune”, secondo quanto ribadito della Costituzione pastorale “Gaudium et spes”: “Si ricordino perciò tutti i cittadini del diritto, che è anche dovere, di usare del proprio libero voto per la promozione del bene comune. La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l'opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità. (n. 75)”.

Lavorare per il bene comune
Guardando, poi, al dopo-elezioni, i vescovi auspicano che “sia il candidato eletto che quello non eletto accettino la decisione del popolo rispettandone il verdetto e tendendosi reciprocamente la mano per lavorare insieme per il bene del Paese”, affinché, “libero da violenze”, lo Sri Lanka “si incammini su una strada di maggiore libertà e prosperità, mantenendo solidi principi economici, morale e culturali, tanto preziosi per la popolazione”. (A cura di Isabella Piro)








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