2015-01-07 08:00:00

Natale in Ucraina. Appello di pace di Sviatoslav Shevchuk


Oggi, come ha ricordato il Papa all'Angelus, le Chiese ortodosse e cattoliche orientali che seguono il calendario giuliano festeggiano il Natale: tra queste c’è anche la Chiesa greco-cattolica ucraina, il cui capo, l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, alla vigilia di questa solennità lancia un appello di pace per la sua terra. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:

R. – Quest’anno stiamo celebrando questa festa nel contesto della guerra. E’ la prima volta, dopo la II Guerra Mondiale, che queste circostanze varcano fortemente la nostra vita e quindi anche la nostra festa. Ma il Natale è una grande luce per noi, perché nostro Signore ci dimostra la sua solidarietà divina. E noi ci sentiamo veramente sollevati: non siamo soli ad affrontare le nostre difficoltà. La tenerezza di Gesù Bambino può vincere la violenza e la guerra che ci porta amarezza in questo momento.

D. – Quale augurio vuole consegnare alla sua comunità in questa solennità?

R. – L’augurio principale è quello della pace. La terra ucraina grida questa parola: “Signore, donaci la tua pace!”. E noi auguriamo a tutti i cristiani del mondo, specialmente qui in Ucraina, che quella pace divina che il Signore ci sta donando con la sua nascita sia quella realtà che ci possa trasformare e dare speranza per il nostro futuro.

D. – E’ Natale anche per la Chiesa ortodossa in Ucraina: in questa festa si può ritrovare anche la forza per andare avanti insieme?

R. – Adesso in Ucraina è la festa di Natale, è la festa della fraternità: tutti quanti insieme stiamo affrontando questa difficoltà. Io posso testimoniare che sentiamo veramente l’appoggio fraterno di tutti i cristiani delle diverse confessioni in Ucraina. C’è una specie di “ecumenismo pratico”, specialmente quando si tratta di dare una risposta cristiana a queste sfide di guerra, di violenza, di fame e del freddo che ci porta questo inverno ucraino. Noi siamo cristiani e stiamo insieme, non solo insieme fra di noi  ma insieme con lo stesso Dio: questa è la nostra speranza.

D. – Lei ha parlato di un momento difficile per l’Ucraina: voi, come Chiesa, come vedete il lavoro della diplomazia per sanare la crisi nel Paese?

R. – Anzitutto noi stiamo accompagnando questi sforzi della diplomazia internazionale con la preghiera. Noi sappiamo che l’alternativa alla soluzione militare della crisi è proprio quella della diplomazia. Noi stiamo soffrendo veramente una aggressione esterna, contro l’integrità del nostro Paese. Certamente la diplomazia deve difendere quelli che sono i più deboli. Noi accompagniamo questi sforzi della Comunità internazionale per costruire una pace giusta, perché sappiamo che il Signore è sempre con i più deboli. Che il Signore aiuti i nostri diplomatici e i politici a livello mondiale non solo a proporre soluzioni, ma anche a salvare queste regole della pace internazionale. Questa è la nostra preghiera e il nostro augurio.








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