2015-01-06 13:38:00

Estremismo islamico: attacchi in Medio Oriente e Africa


L’estremismo islamico si allarga a macchia d’olio: oltre ad Iraq e Siria dove l’avanzata del sedicente Stato Islamico a fatica viene fronteggiata da esercito locale e forze internazionali, vede scenari preoccupanti anche in Nigeria, Yemen e, in modo inedito, anche Cisgiordania, dove il controspionaggio israeliano ha neutralizzato una cellula dell’Is. Sulle varie espressioni del terrorismo di matrice islamica ci aiuta a fare una riflessione Paolo Branca, ricercatore in islamistica all’Università Cattolica di Milano, al microfono di Paola Simonetti:

R. - Non si può fare di ogni erba un fascio. Certo, nel mondo islamico in generale e in quello arabo in particolare, viviamo in un periodo di assoluto caos, nel quale la riemersione di questo mito del califfato, in qualche modo, segna la profonda crisi delle ideologie che fino a non molto tempo fa avevano guidato sia i popoli che i regimi. Erano ideologie di origine occidentale che erano state però sposate dai movimenti che si erano creati in questi Paesi dopo la decolonizzazione, solo che hanno fallito i loro obiettivi, non hanno saputo creare uno Stato veramente moderno, uno Stato di diritto, e vincere le grandi sfide a livello globale come, ad esempio, la questione palestinese. Purtroppo, però la situazione è poi degenerata e addirittura vediamo riproporsi questo mito del califfato che era stato abolito già nel 1924 e che mai nessuno si era proposto di risuscitare.

D. – Lei riscontra delle similitudini nelle varie espressioni dell’estremismo islamico? Ci sono dei collegamenti secondo lei fra le varie cellule?

R. – Collegamenti ci sono senz’altro. L’ideologia è poi certamente comune. Nella crisi di tutte le altre ideologie questo riferimento un po’ meccanico al modello religioso islamico, coranico, all’idea del califfato è un mito che funziona in mancanza di alternative e che attira probabilmente molte persone frustrate e deluse da tanti anni di promesse e di retorica che però hanno portato pochi risultati.

D. - Quindi sostanzialmente prende piede lì dove c’è un vuoto …

R. - C’è un grande vuoto, ma non è soltanto nei Paesi arabi islamici. Direi  che la sfiducia nelle istituzioni e nella politica in genere sta contagiando un po’ tutto il mondo ed è anche il motivo della globalizzazione non governata, della crisi economica e, così come vediamo da noi con il rinforzarsi dei movimenti populisti demagogici persino razzisti, anche nel mondo arabo islamico insieme a delle nuove generazioni che vorrebbero finalmente voltare pagina, ci sono molti altri che giocano la carta del tradizionalismo assoluto, del fondamentalismo, dell’integralismo religioso.

D. - C’è una prospettiva possibile di contrasto all’estremismo islamico e, se sì, con quali strumenti ed eventualmente con quali alleanze …

R. - Credo che finché in questi Paesi la maggioranza della popolazione non potrà vivere una vita almeno decente, ci sarà sempre spazio per movimenti di questo genere. Purtroppo non sono solo dittatoriali autoritari, ma soprattutto nei Paesi dove dilaga la corruzione, dove bisogna tagliare sotto banco per qualsiasi cosa, dove non c’è nessuna garanzia per i singoli e per le famiglie di poter sopravvivere a un potere che spesso è indifferente o comunque potente quando si arriva a contatto con le istituzioni. Occorrerebbe una grande rivoluzione culturale in tanti di questi Paesi che, pur avendo moltissime ricchezze, non riescono ad uscire dal vicolo cieco.








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