Si è svolto il 30 dicembre scorso, a cavallo tra il Natale dei cattolici di rito latino e quello delle Chiese orientali, l’incontro tra il nuovo presidente di Israele, Reuven Rivlin e i capi religiosi delle comunità cristiane che vivono sul suolo israeliano. A riferirlo è il sito Terrasanta.net - ripreso dall'agenzia Sir - per il quale il saluto al presidente Rivlin è stato pronunciato, a nome dei nove leader cristiani presenti, dal patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, il quale ha messo al centro del suo discorso il tema del dialogo, e la condanna di “ogni violenza, ogni atto di terrorismo o tentativo di perseguitare individui e comunità”.
Il dialogo riduce le tensioni e sradica
i pregiudizi
Secondo il patriarca “per edificare una società basata sulla pace, la giustizia e
la riconciliazione, abbiamo imparato la potenza del dialogo. Impegnarsi in un dialogo
costruttivo non significa che dobbiamo risolvere ogni questione, o raggiungere un
pieno consenso su ogni materia. La forza del dialogo sta precisamente nei frutti che
porta. E il primo frutto di un genuino dialogo è uno spirito di comprensione più profonda.
Il dialogo riduce le tensioni, sradica i pregiudizi e promuove la compassione. Questi
frutti sono essenziali per la buona salute di una comunità umana”. Dialogo che le stesse comunità cristiane in Terra Santa devono ancora affinare,
ma un cammino è stato fatto “per sradicare animosità e pregiudizi e per guarire le
memorie del passato”.
Condannate le persecuzioni contro i cristiani
in Medio Oriente
Stando ai comunicati ufficiali, il presidente Rivlin ha menzionato le persecuzioni
in corso contro le minoranze religiose in Medio Oriente - chiaro, anche se non esplicito,
il riferimento allo Stato Islamico. “A causa della loro fede - ha detto il Presidente
di Israele - centinaia di migliaia di persone sono esiliate, convertite a forza, attaccate
e brutalmente uccise. C’è una guerra contro l’estremismo. C’è una guerra scatenata
da chi innalza il vessillo della distruzione e dell’odio contro chi invece proclama
la libertà di culto e la coesistenza”.
2015 anno di comprensione e rispetto
“Possiamo, noi cristiani, musulmani ed ebrei, figli d’Abramo, insieme con tutti coloro
che professano fedi differenti, - ha concluso - vedere il compimento della visione
del profeta Isaia, secondo cui un popolo non alzerà più la spada contro un altro
popolo, e non ci sarà più la guerra’. Che il 2015 possa essere un anno di amicizia
e collaborazione. Che sia un anno di comprensione e rispetto reciproci”. (R.P.)
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