2015-01-02 13:42:00

Medio Oriente: l'Anp chiede di aderire alla Corte Penale Internazionale


Il premier israeliano Benjamin Nethanyau è stato confermato leader del partito “Likud”, in vista delle elezioni parlamentari del prossimo 17 marzo. Intanto l’Autorità Nazionale Palestinese ha chiesto di aderire alla Corte Penale Internazionale, dopo il veto del Consiglio di sicurezza del’Onu sulla mozione che fissava nel 2017 il ritiro di Israele dalla Cisgiordania. Sulle ragioni di questa richiesta sentiamo il commento di Marcella Emiliani, storica del Medio Oriente e giornalista, al microfono di Michele Raviart:

R. – Il Presidente dell’Autonomia Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha fatto ricorso a questa mossa per sensibilizzare il concerto internazionale, affinché prema su Israele perché si arrivi di nuovo ad un tavolo di negoziati. Quante possibilità ha di essere accolta questa richiesta, di incriminare Israele per l’occupazione dei territori? Oggettivamente le possibilità sono poche. Ma anche nel caso in cui questa richiesta venisse accettata, diciamo che il quadro si complicherebbe ancora di più. Perché? Perché Israele, in questo momento, è un Paese fondamentale nella lotta regionale e internazionale al terrorismo. Una eventuale condanna da parte della Comunità internazionale non farebbe che non solo indebolire Israele, ma anche il fronte che lotta contro questo tipo di terrorismo, che abbiamo visto è assai tentacolare. E Israele, che ci piaccia o meno, è uno dei pochi Paesi che ha le idee chiare su come si combatte il terrorismo islamico.

D. – Ma è possibile riaprire le trattative con Israele ora, a pochi mesi delle elezioni?

R. – Chiaramente il periodo non è propizio, perché – appunto, come ha detto – la campagna elettorale è praticamente iniziata. La cosa preoccupante dal punto di vista di chi sostiene un processo di pace da riavviare con i palestinesi è che in lizza contro Netanyahu ci sono personaggi come Lieberman, il ministro degli esteri uscente, e Naftali Bennett, il ministro dell’economia, che hanno nei confronti dei palestinesi un atteggiamento ancora più duro, ancora più difficile. Questo ci riconferma che se Abu Mazen ha fatto ricorso a questa mossa internazionale, lo ha fatto perché ormai non ha più strumenti in mano per poter riavviare il processo di pace.

D. – Gli Stati Uniti hanno votato no alla Risoluzione Onu sul ritiro di Israele dalla Cisgiordania e si sono espressi contro l’adesione dell’Anp alla Corte Penale Internazionale di giustizia. Qual è la posizione dell’America?

R. – Chiaramente gli Stati Uniti, in questo momento, hanno due enormi priorità, che sono date dalla lotta contro l’Isis in Siria e in Iraq e l’Afghanistan: non scordiamoci l’Afghanistan, perché anche l’Afghanistan è stata e continua ad essere una palestra di terroristi islamici. In questo momento Israele – secondo me – confida che gli Stati Uniti e gli Stati Uniti confidano che Israele riesca a mantenere la situazione sotto controllo.

D. – In questo momento la questione israelo-palestinese che priorità ha per la Comunità internazionale?

R. – La situazione generale è che la Comunità internazionale, in questo momento, non vuole farsi carico di questo problema, che è il più vecchio, il più incancrenito di tutto il Medio Oriente e molto probabilmente anche una delle radici di altre conflittualità della regione. Dopo di ché si vedrà chi vincerà le elezioni, si vedrà se sotto l’onda di questi – chiamiamoli – insuccessi per ora a livello internazionale di Abu Mazen, Hamas accetterà di continuare la strada con l’Autorità Nazionale Palestinese o tornerà, invece a fare il suo gioco 'suicida' all’interno della Striscia di Gaza. Quindi diciamo che gli interrogativi sono molti e le risposte sono poche.








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