2014-12-31 14:21:00

Valente: Francesco svela i cuori, colpisce suo legame con il Popolo di Dio


Si conclude oggi per Papa Francesco un anno intenso, caratterizzato da 5 viaggi internazionali, dal Sinodo sulla famiglia, dall’impegno per la riforma della Curia. Un anno, come il 2013, in cui si evidenzia il rapporto speciale che il Vescovo di Roma ha con il Popolo di Dio, come testimonia anche la grande partecipazione a tutti gli eventi pubblici del Pontefice. Per “rileggere” il 2014 di Francesco con uno sguardo all’anno nuovo, Alessandro Gisotti ha intervistato il giornalista dell’agenzia Fides, Gianni Valente:

R. – E’ un po’ difficile isolare momenti particolari, occasioni particolari, parole particolari: è stato quasi un flusso continuo, a tratti mozzafiato, di sorprese, di incontri, di cose non previste … Dovendo scegliere, ecco, magari, ricordo il viaggio in Corea, a cui ho avuto la fortuna di partecipare. Mi ha colpito molto perché in qualche modo è stata l’occasione in cui è emersa con forza l’universalità di Papa Francesco: il fatto che il suo linguaggio, lui che magari ha problemi di comunicazione con l’inglese, però arrivava, raggiungeva i cuori in un posto così lontano da Roma, così caratterizzato da una cultura diversa …

D. – Da una parte, Francesco gode – continua a godere – di una popolarità, se vogliamo, anche eccezionale, pure in ambienti lontani dalla Chiesa; dall’altra, però, si intensificano le perplessità, a volte anche le critiche, nei suoi confronti da parte di ambienti cattolici …

R. – Magari qualcuno è deluso … si parlava di “luna di miele”, si aspettava la fine della luna di miele tra questo Papa e il popolo, la gente; e questa luna di miele, invece, sembra che continui … E poi, in ogni caso, secondo me, questo è il Pontificato che in qualche modo svela i cuori. Quello che mi sorprende è che spesso queste critiche sono evidentemente segnate da un forte pregiudizio, cioè c’è come un’attitudine manipolatoria: prima si costruisce una caricatura di Papa Francesco, esasperando certi aspetti assolutamente secondari, certi incontri o certe parole, poi incominciano a “tirare le freccette”, o peggio. Io dico che chi segue tutti i giorni con onestà intellettuale quello che Papa Francesco dice e fa tutti i giorni, appunto, riconosce che invece il Popolo di Dio - con quella che appunto veniva definita la fede dei semplici - gode ed esulta per tutto quello che Papa Francesco fa e dice. Con il suo sensus fidei riconosce che Papa Francesco non vuole cambiare la Chiesa; vuole solo dare il suo contributo per fare in modo che la Chiesa sia riconosciuta per quello che realmente è; vuole dare il suo contributo affinché il volto della Chiesa non sia in qualche modo sfigurato dalle malattie che possano oscurarlo, a partire dal clericalismo.

D. – L’anno scorso, in un’intervista proprio con la nostra emittente, avevi affermato che le omelie mattutine a Casa Santa Marta sono un po’ il cuore del pontificato. Lo pensi ancora e se sì, perché?

R. – Sì, assolutamente! Questo ha avuto una conferma quasi quotidiana, per me. Radio Vaticana fa questo servizio preziosissimo in cui si può riascoltare anche la voce del Papa, e certe volte mi trovo da solo o a piangere, o a ridere – a seconda delle emozioni che provo. Capita a me ma capita a tante altre persone. E’ un fenomeno nuovo, è un suggerimento importante per tutta la Chiesa perché richiama il fatto che l’orizzonte proprio dell’esperienza cristiana è proprio il quotidiano, è proprio l’ordinarietà della vita con i suoi problemi, le sue speranze, le sue attese, i suoi fallimenti. Ecco, questo orizzonte quotidiano in cui il Vangelo illumina la vita, illumina giorno per giorno …

D. – Nel rapporto personale, cosa ti colpisce nel passaggio da pastore di Buenos Aires a vescovo di Roma?

R. – Colpisce questa sua serenità e pace del cuore, che continua a testimoniare, unita a questo consumarsi, a questo non darsi misura, non risparmiarsi: questa è un’altra cosa che mi sorprende. Questa, chiaramente, è una cosa che adesso possiamo verificare di giorno in giorno: questo spendersi senza misura è la stessa dimensione che viveva quando era arcivescovo di Buenos Aires. Quando senti dire da qualcuno che commenta: “Ah, oggi mi sembra più stanco, più affaticato”, il mio commento spesso è che io mi stanco a seguire, da giornalista, quello che fa lui. Basti vedere i ritmi davvero insostenibili del suo lavoro per darsi ragione anche di qualche momento di fatica …

D. – Francesco afferma spesso – ovviamente, da gesuita, quindi riprendendo Sant’Ignazio di Loyola – che il nostro Dio è il Dio delle sorprese. Ma c’è, secondo te, un tema che nel 2015 il Papa metterà sicuramente in primo piano nella sua azione pastorale?

R. – Ovviamente, ci sono dei punti fermi che in qualche modo già condizioneranno l’anno che sta per incominciare. Penso in particolare al Sinodo sulla famiglia. E poi, secondo me, sarà importante attendere l’Enciclica annunciata sull’ambiente, che secondo me si collocherà nel grande filone delle grandi Encicliche sociali della Chiesa; e sarà in qualche modo anche lì la conferma del fatto che la Chiesa non è un mondo parallelo, e che quindi la Chiesa vive nelle dinamiche della Storia, vive nelle dinamiche del presente, attenta a quello che accade. Per cui, se ci sono dei modelli di sviluppo che stanno portando il mondo verso la rovina, ecco, la Chiesa ha da dire una parola anche su questo.








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