2014-12-30 17:11:00

Naufragio Norman: 11 vittime, tra cui tre italiani


E’ ancora incerto il numero dei dispersi del naufragio del traghetto Norman Atlantic, che ha preso fuoco il 28 dicembre al largo di Corfù mentre viaggiava verso Ancona.   Undici le vittime. Tra loro 3 camionisti italiani. All’elenco dei morti vanno aggiunti anche  due marinai albanesi, che si trovavano a bordo di un rimorchiatore e hanno perso la vita durante le manovre per l'aggancio del Norman. Il servizio di Debora Donnini:

A bordo del traghetto c’erano 499 persone tra cui 3 clandestini. Di 179 ancora non si hanno notizie ma la maggior parte di loro si presume sia stata soccorsa da mercantili greci che hanno partecipato alle operazioni di salvataggio. A fornire le informazioni sulla tragedia del Norman Atlantic è il procuratore di Bari, Volpe, competente per le indagini.  Entrata, intanto, nel porto di Brindisi la nave San Giorgio, a bordo della quale si trovano 180 sopravvissuti mentre si contano 11 morti fra cui tre camionisti di Napoli della ditta Eurofish. Ancora irrintracciabile Giuseppe Mancuso, 57 anni, di Messina, che non figura né fra le vittime né fra le persone tratte in salvo in Italia. All'alba di domenica aveva telefonato ai familiari dicendo che c'era un incendio a bordo della nave e che stava salendo su una scialuppa insieme ad altri passeggeri per mettersi in salvo. Il procuratore ha poi aggiunto che sono stati acquisiti i  cellulari dei naufraghi e che il relitto sarà portato a Brindisi, probabilmente arriverà domani se le condizioni meteo lo consentiranno. Non c’è ancora chiarezza sulle cause del rogo. Indagati il comandante, Argilio Giacomazzi, e l’armatore della nave, Carlo Visentin. Sulla vicenda interviene  anche il premier Renzi: “c'e' l'orgoglio per il grande lavoro fatto in una situazione difficilissima”, dice aggiungendo che “tecnicamente parlando, ci sono stati momenti di eroismo”. 

 

La procura di Bari ha iscritto nel registro degli indagati il comandante Giacomazzi e l'armatore Visentini, con l’ipotesi di naufragio e lesioni colposi, e omicidio colposo plurimo. Ma sarà la perizia tecnica la base di ogni passo nella direzione delle responsabilità, come ha spiegato, al microfono di Gabriella Ceraso, Sergio Prete, docente di Diritto della navigazione all’Università di Bari e presidente dell’Autorità portuale di Taranto. Con lui l'esame dei possibili errori alla base di questa tragedia:

R. – Il traghetto è stato sottoposto a sequestro e immediatamente saranno avviate delle perizie, elemento chiave per risolvere la questione. Consentirà, infatti, di individuare la ragione tanto dell’incendio, quanto della gestione dello stesso e quindi individuerà i soggetti e le relative responsabilità.

D. – In questa situazione, lei a chi guarda, pensando ai responsabili?

R. – Normalmente, i due soggetti coinvolti nei sinistri marittimi sono in particolare l’armatore e il vettore. All’armatore è imputabile ogni tipo di responsabilità legata alla conduzione della nave, mentre al vettore è imputabile la cosiddetta responsabilità commerciale, che riguarda invece il trasferimento e la custodia delle persone e delle cose.

D. – Lei si è fatto un’idea di quelli che potrebbero essere gli errori che stanno dietro questa tragedia?

R. – Potrebbe essere un cosiddetto caso fortuito o potrebbe esserci un problema di stivaggio o  mancata precauzione relativa allo stivaggio; e poi il non funzionamento degli impianti antincendio e così via... E' chiaro che in quest'ultimo caso si aprirebbe un’altra ipotesi anche di mancato controllo.

D. – Se una nave non è giudicata idonea alla navigazione, non può partire neanche con l’ipotesi di fare controlli, verifiche e aggiustamenti in corso di navigazione?

R. – Per fare gli interventi di manutenzione, bisogna recarsi presso bacini, officine, comunque con operai a bordo e con la nave ormeggiata e non certo in navigazione.

D. – Il problema della clandestinità, il problema di liste passeggeri fasulle, quanto pesa sui trasporti in mare? 

R. – Sono questioni che non hanno una rilevanza relativa nell’evento occorso, nel senso che comunque rientrano sempre nella questione dei controlli e quindi sulla necessità di effettuare dei controlli molto severi in caso di imbarco e sbarco di passeggeri. Mi auguro che nel porto di imbarco esista una lista certa e definita di quelli che sono le persone imbarcate.

D. – E comunque esiste questo problema a livello di trasporti, voi ve lo ponete?

R. – Devo dire la verità, molti porti sono dotati anche di nuovi sistemi informatici. Sono problematiche che investono soprattutto i porti che hanno una intensa attività di collegamento, ad esempio nel mare Adriatico. Però, i porti italiani sono ben attrezzati per eseguire in maniera capillare i controlli tanto sulle persone che sulle cose.

 








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