2014-12-30 14:04:00

Grecia si prepara ad eleggere Tsipras contro diktat dell'Ue


La Grecia tornerà alle urne il prossimo 25 gennaio, dopo il terzo tentativo mancato del Parlamento di eleggere il capo di Stato. Tante le incognite politiche ed economiche. La notizia ieri ha gettato scompiglio nei mercati finanziari, con ribassi a fine giornata nella Borsa di Atene di quasi il 4 per cento e cali più contenuti a Milano -1,1 di Milano, e Madrid -0,84. Roberta Gisotti ha intervistato Dimitri Deliolanes, collega della tv pubblica greca:

D. – Anzitutto, cosa ha impedito al Parlamento di accordarsi e di rischiare di nuovo la messa all’indice in Europa?

R. – C’è stato un calcolo politico da parte dell’opposizione, la quale da tempo chiede un ricorso anticipato alle urne, nella convinzione di vincere e quindi di assumere il governo del Paese e cambiare anche indirizzo in termini di politica economica e di rapporti con l’Europa.

D. – Vincitore su tutti è apparso, almeno nelle cronache della stampa internazionale, il carismatico leader Tsipras. Il suo commento ha avuto già i toni di campagna elettorale per il partito Syriza…

R. – Sì, Syriza viene dato per sicuro vincitore delle elezioni. E’ un partito della sinistra radicale che, quattro anni fa quando scoppiò la crisi, era su posizioni massimaliste, in qualche accenno estremista, adesso è un partito di ampia austerità, della sinistra keynesiana, e su questa base intende rapportarsi con l’Europa, dopo l’esito delle elezioni.

D. – Quali rischi corre la Grecia nella posizione "dura", che sicuramente assumerà Tsipras, contro i diktat delle istituzioni finanziarie europee e del Fondo monetario internazionale?   

R. – Io direi che più che un rischio per la Grecia sia un rischio per l’Europa. La nuova situazione che si determinerà la sera del 25 gennaio, cioè con l’esito delle elezioni, sarà che per la prima volta un governo dell’eurozona dirà alle istituzioni europee e alla forza egemone nell’eurozona, che è la Germania, un chiaro “no”, e lo dirà con la forza di un fallimento, che è quello dell’applicazione delle politiche di austerità in Grecia per quattro anni, con risultati assolutamente catastrofici per quel che riguarda noi greci. Per cui, su questa impostazione strategica, che non riguarda la Grecia, ma riguarda tutta l’eurozona e tutta l’Europa, ci sarà un dibattito, ci sarà probabilmente anche un conflitto di tipo politico, in cui o si otterrà un risultato soddisfacente, sia per i popoli europei che per le forze che rappresentano il capitale finanziario, o altrimenti si arriverà allo scontro aperto e lì veramente saremo tutti sconfitti.

D. – Una riflessione merita anche il fatto che il temuto effetto domino sui mercati borsistici europei è stato infine molto contenuto rispetto ai segnali di panico di inizio giornata…

R. – Sì, da una parte io capisco che chi campa di speculazione finanziaria, non veda di buon occhio evidentemente la vittoria della sinistra radicale in Grecia. D’altra parte anche loro certo poi alla fine saranno costretti – gli operatori di borsa – a scendere a compromessi con la nuova situazione che si sta delineando. Sono sempre, comunque, dell’opinione che sia meglio il voto dei cittadini del voto delle Borse.

D. –  Ecco, i cittadini: quale clima si respira tra il popolo, per le strade?

R. – Queste sono elezioni fortemente volute da chi si oppone alla politica di austerità, portata avanti dall’attuale governo. C’è un clima preelettorale, un clima molto combattivo, come sempre succede in Grecia, forse particolarmente combattivo perché i due schieramenti – pro austerità o contro l’austerità – sono davvero agguerriti in vista di questo scontro. I greci solitamente sono un popolo particolarmente politicizzato. Il problema delle elezioni ormai domina ogni aspetto della vita civile, della quotidianità dei greci. L’argomento all’ordine del giorno è appunto cosa succederà all’indomani della vittoria di Alexis Tsipras.   

D. – Possiamo dire che c’è un sentimento di ripresa sovranità del popolo greco rispetto a politiche decise in luoghi ‘altri’?

R. – Sì, è esatto dirlo. C’è un sentimento di riscatto, di sfida, di dire: beh, se dobbiamo morire tutti quanti, almeno moriamo combattendo eroicamente contro questi centri di potere oscuri, antidemocratici, non eletti da nessuno, come sono le Borse, le agenzie di valutazione, questo ambiente finanziario che determina la politica economica per milioni di persone. Sì, effettivamente c’è questo spirito e sarà probabilmente questo spirito che poi determinerà anche la vittoria elettorale, data per scontata, delle forze anti austerità.








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