2014-12-29 14:58:00

Croazia. Ballottaggio Josipovic-Kitarovic, sfida aperta


Elezioni presidenziali in Croazia: la sfida resta aperta tra i due favoriti, il presidente uscente, Ivo Josipovic, 57 anni, candidato del centrosinistra al governo, e la sfidante del centrodestra, Kolinda Graba Kitarovic, 47 anni, ex ministro degli Esteri, che ieri hanno passato il primo turno con un distacco di appena 24 mila schede. Josipovic ha conquistato il 38,5% dei voti, la Kitarociv il 37,2. Un risultato che non da certezze per il ballottaggio fissato l’11 gennaio. Roberta Gisotti ha intervistato Mauro Ungaro, direttore del settimanale “Voce Isontina”, dell’arcidiocesi di Gorizia:

D. – Quali carte potranno giocare il socialdemocratico Josipovic e la conservatrice Kitarovic per vincere la partita?

R. – Innanzitutto, il distacco, come è stato sottolineato, è veramente minimo. Sarà quindi interessante vedere gli elettori di Ivan Sincic – questo nuovo leader dell’associazione “Scudo umano” che si è battuta contro gli sfratti e che è riuscito a raccogliere il 16%  – come si posizionerà. Diciamo che la discussione in questo momento è soprattutto legata a quello che potrà essere il futuro di una Croazia che si trova ad avere problemi economici davvero notevoli. Non dimentichiamo che il giornale “Economist” recentemente ha posto la Croazia tra i dieci Paesi con le peggiori economie nel 2014. Quindi, entrambi i candidati al ballottaggio dovranno senz’altro fare leva sulla voglia di riscatto del Paese e sulla possibilità di intravedere un futuro diverso.

D. – Sappiamo che l’assenteismo è stato molto alto, solo la metà degli aventi diritto ha votato. Che tipo di segnale è? E quale ruolo potrà giocare nel ballottaggio?

R. – Va senz’altro detto che il periodo delle elezioni era particolare, natalizio, in una realtà cattolica come quella croata e questo avrà portato un po’ di disaffezione. La sensazione però è che molti elettori siano rimasti alla finestra a guardare come sarebbe andato questo primo turno per esprimersi poi nel secondo. Diciamo che il discorso è ancora aperto, anche se Josipovic ha dalla sua un leggero vantaggio che però, rispetto ai sondaggi, è andato affievolendosi notevolmente.

D. – Che cosa ha scontentato di lui?

R. – Probabilmente, l’appoggio a quella che è l’attuale linea del governo. Josipovic ha fatto balenare l’idea di una seconda Repubblica basata su una riforma costituzionale completa, perché lui ha sempre detto che la Costituzione in vigore pone un freno allo sviluppo del Paese, soprattutto dal punto di vista economico. Evidentemente, però, l’appoggio al governo non è stato completamente "digerito" dagli elettori, che non gli hanno dato quella fiducia che lui si aspettava. Va anche detto, però, che il voto a Sincic appare più che altro un voto di protesta per influire su quelle che possono essere le decisioni di entrambi i candidati. Non dimentichiamo che Sincic con il suo movimento ha sempre dichiarato di battersi non contro la presenza della Croazia nell’Unione Europea, ma contro i "poteri forti" di Bruxelles, che anche in Croazia sono visti come quelli che pongono un freno all’economia del Paese.

D. – Questo voto di protesta che è andato al candidato Sincic sarà comunque preso in considerazione nei prossimi programmi elettorali?

R. – Senz’altro dovrà essere preso in considerazione. La Croazia dopo l‘entrata, nel luglio del 2013, nell’Unione Europa ha passato quello che poteva essere un momento di euforia e ora deve fare i conti con la realtà dell’Unione e quindi con un deficit che Bruxelles chiede di appianare e con delle sofferenze che ricadono sui cittadini. Certamente, questo voto di protesta dice che i croati si sentono profondamente europei, però non possono accettare nella loro vita quotidiana quelle restrizioni che la comunità europea quest’anno soprattutto gli ha imposto e che vedono ancora davanti.








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