2014-12-27 13:32:00

Ondata di gelo. La Caritas: aprire le porte ai senzatetto


Con la forte ondata di maltempo che si sta abbattendo sull’Italia, si ripropone l’emergenza freddo per i senza fissa dimora e si rafforza l’azione delle Caritas diocesane nelle diverse città, per offrire coperte e pasti caldi. A Roma presidi notturni dei volontari nelle zone in cui i senza dimora rischiano di restare emarginati. Al microfono di Elvira Ragosta, mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana:

R. – Questa emergenza assomiglia a tutte le altre emergenze. Pertanto le Caritas diocesane sono sempre in prima linea per lenire quelle che sono le necessità, le sofferenze dei più bisognosi.  E’ importante ricordarlo soprattutto in questo periodo in cui noi abbiamo celebrato la beatificazione di Paolo VI, il fondatore di Caritas italiana, che ci ricorda proprio l’anima di questo organismo, che è un organismo pastorale, che ha come dna l’animazione della comunità. Non è, quindi, semplicemente l’azione della Caritas quella di raccogliere quelle che sono le emergenze, ma di fare quasi da specchio alla comunità, che è il vero soggetto della azione pastorale. La Caritas, dunque, non ha la delega della comunità, ma è in funzione dell’animazione della comunità e attraverso queste opere, che sono  segno della comunità, si ripropone alla comunità come animazione; ricorda alla comunità che è la comunità ecclesiale, che sono – come ci ricorda Papa Francesco – i conventi e le case religiose, ma in modo particolare le famiglie e anche i singoli, affinché si rendano essi stessi interpreti di quelle che sono le necessità dei nostri fratelli e sorelle più bisognosi.

D. – Che tipo di aiuto può dare la popolazione, che tipo di aiuto chiede la Caritas in questo momento per la difficoltà, per l’emergenza freddo?

R. – Quello di non avere paura dei nostri fratelli bisognosi, ricordando quello che ci disse già dai primi giorni del suo Pontificato il Santo Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo”, di aprire le porte alla carne viva di Cristo, come ci ricorda Papa Francesco. L’azione della Caritas sarà bella nella misura in cui si scioglierà all’interno e in mezzo alla comunità che essa anima, attraverso un’accoglienza fatta di un pasto caldo, ma fatta soprattutto di un’accoglienza che dice che Gesù Cristo è accolto nella mia casa dove io ripropongo immagini del presepio, come in questi giorni abbondantemente ci è stato ricordato e che progressivamente dovremo sempre di più imparare ad incarnare.

D. – Lei ricordava un pasto caldo, una coperta, l’accoglienza… Chi si rivolge alla Caritas in questi giorni di particolare freddo che tipo di aiuto chiede e che tipo di aiuto riceve?

R. – Il passaggio dalle cose alla casa, cioè da quello che noi possiamo dare, che si esaurisce in un piccolo gesto, ma ciò che invece vogliamo costruire, che è il tessuto familiare, il tessuto comunitario. Questo ancora non si intravede molto. Dovremo sempre di più cercare di costruirlo, dicendo queste cose e sostenendo anche la comunità e la famiglia, affinché avvenga, possa avvenire.








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