La Chiesa in India "si oppone con forza" a qualsiasi legge contro la libertà religiosa e userà "qualsiasi mezzo possibile", fra cui il "ricorso alla giustizia" per ottenerne la cancellazione. È quanto sottolinea in un'intervista all'agenzia AsiaNews il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, "preoccupato e coinvolto in prima persona" dalle recenti mosse del governo di New Delhi e dei ripetuti attacchi contro le minoranze, in particolare cristiani e musulmani in India. Il presidente della Federazione dei vescovi dell'Asia (Fabc) aggiunge inoltre che "le norme esistenti sono adeguate per contenere gli abusi legati alle conversioni", così come il diritto alla libertà di coscienza e di religione "è parte dei diritti di base di ogni cittadino indiano".
Attacchi contro la libertà religiosa
Nelle ultime settimane in India si sono verificati attacchi alla libertà religiosa
e minacce da parte di movimenti fondamentalisti indù, che hanno annunciato riconversioni
di massa e aggressioni a gruppi cristiani intenti a preparare canti di Natale. Per
questo di recente leader e movimenti cristiani hanno firmato un documento congiunto
in cui si denunciano attacchi alla Costituzione dell'India e alla libertà religiosa.
No ad un legge anti-conversione
Il porporato auspica una piena "applicazione" della Costituzione e dei diritti da
essa sanciti. Tuttavia, commenta il card. Gracias, queste riconversioni "non sono
un fenomeno recente", perché si sono già verificate in passato, sotto diversi governi.
Dietro, aggiunge, "temo vi sia il progetto di introdurre una Legge anti-conversione
nel Paese".
Rivendicata la centenaria presenza cristiana
Egli ricorda gli anni in cui era vescovo di Agra, alla guida di una piccola comunità
cristiana, e giudica "allarmanti e orchestrati" i recenti attacchi. Il presule rivendica
la centenaria presenza cristiana nella regione, così come quella dei siro-cristiani
del Kerala e a Goa. A riprova dell'inutilità della legge anti-conversione, egli ricorda
che i cristiani in India sono il 2,3% e per questo "non possono certo essere tacciati
di conversioni forzate".
La difesa di scuole e istituti cattolici
Infine, il porporato difende il ruolo delle scuole e degli istituti cattolici, che
hanno sempre garantito un alto livello di istruzione senza imporre una particolare
fede, soprattutto il cristianesimo; questo vale per gli indù di ceto elevato, così
come per i più poveri. "Quasi il 90% dei beneficiari degli istituti educativi cristiani
sono fratelli e sorelle non cristiani - conclude il card. Gracias - e questi laici
indù sono la prova migliore che non vi siano stati tentativi o pressioni per ottenere
conversioni". (R.P.)
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