I cattolici ucraini di rito bizantino in Crimea - annessa alla Russia lo scorso marzo - e nell’Ucraina orientale occupata dai separatisti filorussi rischiano di tornare nella clandestinità. E’ l’allarme lanciato dall’Arcivescovo Maggiore di Kiev-Halyic, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, che invoca una maggiore sensibilità della comunità internazionale al problema. La Chiesa greco-cattolica non ha infatti uno status giuridico nell’ordinamento russo e non ha quindi i requisiti per essere registrata dopo il primo gennaio, quando entrerà in vigore anche in Crimea la Legge sui culti, che nella seconda metà degli anni Novanta ha reintrodotto in Russia l’obbligo della registrazione per le organizzazioni religiose straniere. Ancora più incerta e confusa la situazione nei territori occupati dai separatisti russi. In pratica, si sta tornando alla situazione dell’era sovietica.
La storia si ripete
“E’ paradossale che dopo avere appena celebrato il
25.mo anniversario della nostra legalizzazione nell’era post-sovietica, presto ci
sarà negato il diritto di svolgere legalmente le nostre attività”, ha dichiarato mons.
Shevchuk all’agenzia Kathpress. “Già adesso in Crimea e nei territori occupati non
c’è libertà religiosa”. Preoccupazioni confermate dal portavoce della Chiesa greco-cattolica,
padre Ihor Yatsiv: “Dopo due decenni di libertà, siamo destinati a riperderla”, ha
detto all’agenzia americana Cns.
5 milioni di fedeli
Riunita a Roma nel 1596 (Unione di Brest), la Chiesa
greco-cattolica, venne incorporata con la forza all'ortodossia da Stalin nel 1946.
Sopravvissuta alle persecuzioni del regime sovietico, essa conta attualmente circa
cinque milioni di fedeli concentrati nella parte occidentale del Paese, in Galizia
e nella Transcarpazia. Numerosi anche gli ucraini bizantini della diaspora, presenti
soprattutto in Canada. In Crimea è presente con cinque parrocchie.
La legge sui culti in Russia
La nuova Legge sulla libertà di coscienza e sulle
associazioni religiose è stata introdotta in Russia alla fine degli anni ’90 tra molte
resistenze delle minoranze religiose per il suo carattere restrittivo. Essa stabilisce
infatti che solo la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, l'islam, l'ebraismo
e il uddismo siano considerati "tradizionali". Per tutte le altre confessioni, compresa
la cattolica, sono previste una serie di limitazioni, tra cui l'obbligo della registrazione
senza la quale le organizzazioni religiose non tradizionali non hanno personalità
giuridica. (L.Z.)
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