2014-12-19 11:45:00

75° Programma ucraino della RV: ancora oggi voce di pace


Il 14 dicembre scorso ha segnato i 75 anni delle trasmissioni del Programma Ucraino della Radio Vaticana. La Seconda Guerra Mondiale era appena scoppiata e la Radio, anche in quel caso, costituì un mezzo prezioso di libera informazione. Padre Taras Kotsur dal 2007 è responsabile della sezione ucraina, è dell‘Ordine basiliano di San Giosafat, ordine che si dall‘inizio delle trasmissioni è alla guida del Programa. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – Fu l’inizio della Seconda Guerra Mondiale a dare il via alle trasmissioni in lingua ucraina. Quando il 1° settembre venne divisa la Polonia, la parte occidentale dell’Ucraina di adesso, dove c’era la Chiesa greco-cattolica ucraina, fu incorporata dall’Unione Sovietica. Allora già si sapeva che in Urss il regime ateo comunista perseguitava la Chiesa, per questo le gerarchie ecclesiastiche di quel tempo (il metropolita Andrey Sheptytsky era a capo della Chiesa ucraina greco-cattolica)  avevano capito che questa occupazione avrebbe messo a rischio i rapporti con la Sede Apostolica, per questo inviò un messaggero alla Santa Sede che chiese al Papa di avviare queste trasmissioni, proprio per lasciare la possibilità ai cattolici ucraini di avere un contatto, almeno via radio, con la Santa Sede.

D. – Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Programma ucraino ha subito delle interruzioni…

R. – L’interruzione dei programmi è cominciata quando Roma è stata occupata dai nazisti. In quel periodo non c’era la possibilità di preparare prima i programmi e di mandarli poi in onda, tutto veniva letto in diretta e con l’occupazione della città non era possibile svolgere un regolare servizio. Tuttavia la radio non restò del tutto muta e per le grandi feste liturgiche, come la Pasqua e il Natale, e in altre occasioni si tentò almeno di trasmettere la liturgia con l’omelia, per confortare questo popolo, che magari non poteva partecipare alle funzioni religiose nelle proprie chiese.

D. – Il Programma ucraino della Radio Vaticana si è rivolto ai suoi fedeli in momenti molto brutti. Il periodo più difficile è stato sicuramente quello dell’immediato dopoguerra…

R. – Nel 1946 la Chiesa greco-cattolica ucraina è stata messa fuorilegge nel Paese, ma nonostante questo ha continuato a funzionare clandestinamente. E proprio in questo periodo i programmi della Radio Vaticana hanno svolto un enorme servizio, non soltanto di informazione, ma anche di formazione sulla vita liturgica. Per esempio, nel periodo del Concilio Vaticano, grazie al lavoro dei redattori, che facevano anche traduzioni al volo dei documenti elaborati dal Concilio, i fedeli ucraini hanno potuto ascoltare i nuovi insegnamenti della Chiesa. Questo servizio, che Radio Vaticana ha reso durante il periodo della persecuzione della Chiesa, è stato molto importante ed è stato confermato dopo la caduta del muro di Berlino. La nostra redazione, infatti, all’inizio degli anni ’90, riceveva 40 mila lettere all’anno.

D. – Ricordiamo che il 1991 segna l’indipendenza dell’Ucraina…

R. – Sì, con il cambiamento del contesto, con la liberazione della Chiesa, sono cambiate anche le sfide per la redazione ucraina. C’è stato l’inizio di una nuova realtà. Prima, infatti, parlando dei cattolici ucraini si intendeva la Chiesa ucraina cattolica di rito bizantino, tutti gli altri cattolici di rito latino, che si trovavano in Ucraina, erano considerati minoranze: polacca, ungherese, tedesca. Con la formazione dello Stato indipendente è comparsa la realtà della Chiesa cattolica di rito latino in Ucraina. Da quel momento, anche i redattori della sezione ucraina della Radio Vaticana hanno cominciato a considerare questa realtà nuova che esigeva il bilanciamento dell’informazione, e chiedeva di capire i vari contesti a cui si rivolgeva, non trascurando inoltre l’esistenza di una vasta terminologia ecclesiale. Questo si è scoperto soprattutto quando la Radio Vaticana ha cominciato a commentare le trasmissioni delle liturgie papali per la Tv ucraina. In quel periodo non esistevano libri liturgici di rito latino in Ucraina, quindi, commentando le celebrazioni del Papa, occorreva quasi inventare, tradurre la terminologia liturgica in lingua ucraina, per farsi capire dai telespettatori che magari non avevano mai conosciuto quel contesto ecclesiale. C’erano poi altre nuove sfide, perché al posto dell’ateismo che perseguitava la Chiesa sono arrivati il secolarismo, il relativismo e la difficile situazione sociale. Bisognava, dunque, saper rispondere a queste nuove sfide. Noi rimaniamo anche dopo 25 anni dall’indipendenza l’unica radio cattolica a coprire tutto il territorio. Per tanta gente, per i malati, per gli anziani,  rimane quasi l’unica possibilità per partecipare alla liturgia domenicale.

D. – Il Programma ucraino della Radio Vaticana inizia con una guerra alle porte. E la guerra è tornata in Europa, a causa di ciò che sta accadendo nel Paese ucraino. Voi come avete affrontato questa situazione?

R. – Come nel periodo della persecuzione della Chiesa, 50 anni fa, anche oggi, nel fare i nostri programmi, evitiamo il discorso politico. Quello che vogliamo portare sono gli appelli per la pace, la preghiera per la pace, l’insegnamento della Dottrina Sociale sulla pace e sulla costruzione della solidarietà, della giustizia nel Paese. C’è, però, la stessa situazione di 25 anni fa: purtroppo i sacerdoti cattolici sono costretti a lasciare le regioni in conflitto. Torna così il ruolo della Radio Vaticana come possibilità per partecipare alla preghiera ed unirsi alla Chiesa nella liturgia domenicale. Cerchiamo sempre nei nostri programmi di trasmettere anche la solidarietà del Papa, gli appelli per la pace, e sentiamo questo “grazie” del nostro popolo alla Santa Sede per questa attenzione.








All the contents on this site are copyrighted ©.