Le religiose degli Stati Uniti salutano positivamente il Rapporto finale della Visita apostolica agli Istituti femminili del Paese, presentato martedì in Vaticano. Unanime l’apprezzamento per il tono conciliante, ma anche per il riconoscimento da parte della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica del contributo delle religiose americane alla vita della Chiesa e della società.
Le dichiarazioni
“Il tono positivo e la chiarezza del documento ci
dà un nuovo stimolo a continuare a svolgere il nostro ruolo critico nell’interesse
della missione della Chiesa negli Stati Uniti”, ha dichiarato alla Cns la suora di
Notre Dame di Namur Mary Johnson, docente di sociologia e di studi religiosi presso
la Trinity University di Washungton. “E’ stata richiamata l’attenzione sul nostro
modo di vivere nella Chiesa e speriamo possa aiutarci a rispondere alle aspirazioni
delle donne che sono interessate alla vita consacrata”. Anche per suor Nancy Conway,
presidente della Congregazione di San Giuseppe, il mutamento di tono che emerge dalle
parole usate nel documento è “rincuorante”.
Positivo anche il giudizio della Lcwr
Sulla stessa linea le dichiarazioni delle due principali organizzazioni delle religiose
americane. Per il Consiglio delle Superiori maggiori (Cmswr), la visita apostolica
affidata alla direzione di Madre Mary Clare Millea, è stata “un’occasione tangibile
per ‘sentirsi insieme’ nel cammino della Chiesa” e dà quindi “motivo di speranza”.
La Leadership Conference of Leader Religious (Lcwr), in passato più critica e già
oggetto di una valutazione dottrinale nel 2012 da parte della Congregazione per la
Dottrina della Fede - si dice anch’essa soddisfatta “dell’accuratezza del rapporto
sulle benedizioni e le sfide con cui devono confrontarsi oggi le religiose degli Stati
Uniti. Il documento – si legge nella dichiarazione dell’associazione che riunisce
l’80% delle religiose americane - dà una buona idea dei cambiamenti avvenuti nella
vita religiosa dal Concilio Vaticano II”.
Il contenuto del Rapporto
La visita apostolica – lo ricordiamo - era stata lanciata
dalla Congregazione vaticana nel 2008, non senza qualche polemica, per meglio comprendere
“il contributo delle religiose nella Chiesa e nella società”, ma anche "le difficoltà
che minacciano la qualità della loro vita religiosa e, in alcuni casi, l'esistenza
stessa degli istituti". Essa si è svolta in tre anni - dal 2009 al 2012 – e in quattro
fasi. Il rapporto finale frutto dell’indagine che ha coinvolto 341 istituti religiosi
femminili per un totale di più di 50mila religiose elogia il prezioso lavoro svolto
dalle consacrate negli Stati Uniti, segnatamente nel campo dell’educazione, dell’assistenza
ai poveri e agli emarginati e della cura agli ammalati, ma chiede anche agli istituti
femminili americani di valutare le loro pratiche liturgiche e i loro programmi di
formazione per fornire "una preparazione teologica umana, culturale, spirituale e
pastorale solida”.
Il documento in sintesi
Nello specifico, il documento invita le congregazioni
a rivedere attentamente le loro pratiche spirituali e di apostolato per garantire
che siano "in armonia con l'insegnamento della Chiesa cattolica su Dio, il Creato,
l'Incarnazione e la Redenzione”. Le religiose vengono altresì esortate a rafforzare
“la dimensione comunitaria” e ad assicurare la correttezza dei rapporti gerarchici
in seno alle congregazioni. Nel rapporto si parla anche del declino delle vocazioni
dopo il boom registrato negli anni ‘60, del conseguente invecchiamento delle religiose
Usa, la cui età media supera oggi i 75 anni, e delle difficoltà organizzative e anche
finanziarie che esso comporta. La Congregazione vaticana chiude il documento con l’impegno
ad aggiornare il documento “Mutuae Relationes” sulla collaborazione tra vescovi e
religiosim in linea con la volontà della Chiesa di promuovere la comunione ecclesiale,
e a valorizzare il “genio femminile” e il ruolo delle donne nella Chiesa come indicato
da Papa Francesco. (A cura di Lisa Zengarini)
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