2014-12-06 13:48:00

Mafia a Roma, Parolin: forte preoccupazione. Zuppi: necessario sussulto


L’inchiesta sulla mafia a Roma “provoca molta preoccupazione”: è quanto ha detto il cardinale Pietro Parolin ai giornalisti, a margine della sua visita al Bambin Gesù. Le indagini della magistratura intanto vanno avanti. Ma ascoltiamo le parole del segretario di Stato raccolte da Giada Aquilino:

“Come può non preoccupare, come si fa a vivere senza legalità? Una società che non cura la legalità è una società destinata a lasciare il predominio soltanto al più forte e a calpestare il più debole. Certamente tutto questo provoca molta preoccupazione. Io direi che dovremmo venire qui qualche volta, per capire qual è il senso vero della vita e forse ritrovare quei valori autentici tra cui c’è anche questo senso profondo della legalità e del rispetto della legge, non come formalismo, ma come rispetto sostanziale dei diritti di ciascuno e soprattutto – torno a dire – dei più deboli dei più vulnerabili. Dovremmo venire qui per recuperare questi valori”.

Ma come spiegare quanto accaduto nella capitale? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma:

R. – Penso che c’è un problema specifico, che è la classe politica; e poi, c’è un problema più generale: perché la classe politica comunque rispecchia anche una condizione generale. Io credo che ci sia una necessità di tutti di riappropriarsi del bene comune e anche di capire che il bene comune sia decisivo, determinante, che dobbiamo difenderlo. E’ necessario un sussulto, una presa di coscienza generale, un cambiamento generale …

D. – Secondo lei, la politica non è divenuta, negli ultimi tempi, un affare di pochi, di una casta?

R. – Da una parte c’è indubbiamente una delega, un’indifferenza, una disillusione che forse è la cosa peggiore. Dall’altra parte, si è manifestata in tanti modi la richiesta di una politica seria. Certamente, credo che sia da aiutare tanto la partecipazione dei cittadini, di quanti poi non possono accettare – come tutti, credo – una situazione come questa.

D. – C’è un’ulteriore riflessione da fare su un certo silenzio del mondo cattolico?

R. – Io penso che ci siano tante forze – tra cui molte cattoliche – che hanno espresso, nella manifestazione dell’altro giorno al Campidoglio, le loro richieste e anche la loro condanna rispetto a quello che emerge dall’inchiesta. Certamente dobbiamo fare di più; certamente dobbiamo essere più presenti, dobbiamo essere più propositivi, quindi non soltanto condannare ma anche indicare dei percorsi virtuosi, percorsi di partecipazione, di soluzione dei problemi …

D. – Questa vicenda ci dice che oltre alla corruzione, c’è un “salto di qualità”: quello della violenza abbinata alla corruzione, della minaccia fisica.

R. – Perché condivisione tra corruzione e malavita: credo che questo debba inquietare ancora di più. Certi episodi di squadrismo fanno pensare che c’è ancora molto da fare.

D. – Secondo lei, azzerare la classe politica romana e tornare a votare per il Comune di Roma può far sperare per una nuova gestione del bene comune a livello locale?

R. – Questa è una decisione che verrà presa dalle autorità competenti. Mi sembra, peraltro, che la decisione non sia in questo senso. E’ anche una tentazione, eh? La tentazione del moralismo oppure la tentazione di chi copre o si ricicla con rapidità. La morale è un’altra cosa. Credo che quello che ci è chiesto sia esattamente di andare avanti con grande chiarezza: pensare che sia tutto sporco in genere è piuttosto moralismo e in genere non risolve i problemi ma anzi, le peggiora, li complica ulteriormente, li rimanda, illude ulteriormente.








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