2014-12-05 07:57:00

Putin: le sanzioni Ue e Usa sono uno stimolo per l’economia


La Russia rispetterà il popolo fratello dell'Ucraina e la sua sovranità. Così il presidente Putin durante l'annuale messaggio alla nazione, ieri dal Cremlino. Guardando alla tenuta del rublo ha chiesto interventi di tutela alla Banca Centrale e promesso un’amnistia totale per il rientro dei capitali dall’estero. Poi, facendo riferimento all’attentato di ieri in Cecenia, che ha provocato la morte di 10 agenti e 28 feriti, ha detto: “Certe forze volevano la disgregazione del Paese ma non lo abbiamo permesso”. Giuseppe D’Amato

L’Occidente fa esercizio di “puro cinismo” nella questione ucraina; gli Stati Uniti intendono dislocare in Europa lo Scudo anti-missilistico visto da Mosca come “una minaccia”; ci sono Paesi che vorrebbero sciogliere la Russia secondo scenari jugoslavi. Vladimir Putin ha però avvertito tutti che “è inutile parlare con noi da una posizione di forza”; “non ci auto-isoleremo” ma anzi “vogliamo cooperare con l’Unione europea e gli Stati Uniti”; “non parteciperemo alla corsa al riarmo, ma ci difenderemo”. Ed ancora. L’Ucraina è un “Paese fratello”. La crisi in corso è per il capo del Cremlino “un pretesto usato per fermarci” e “per contenerci”; la “riunione” della Crimea, per noi “territorio sacro”, è un evento di giustizia storica; la “tragedia” nel sud-est dell’Ucraina dimostra che “le nostre posizioni sono giuste”.  Sul piano economico Putin ha spiegato ai russi che i tempi duri sono arrivati. Chi riporterà i capitali dall’estero avrà l’amnistia fiscale. Le sanzioni “fanno male” a tutti, ma anche “a chi le ha imposte per primo”. Questa nuova situazione servirà come “stimolo” per accelerare lo sviluppo economico.

Sul discorso del presidente russo ascoltiamo, da Mosca, Fabrizio Dragosei del Corriere della Sera:

R. – I toni, direi, sono non solo quelli di questi ultimi mesi, da quando Putin ha deciso di imboccare la via del confronto molto duro con l’Occidente: sembrano un po’ i toni dell’epoca sovietica. Lui ha parlato di una continuità tra la Russia e l’Unione Sovietica, dicendo che la politica del ‘containment’, del contenimento, che era quella attuata dagli americani dopo la II Guerra Mondiale nei confronti dell’Unione Sovietica - ma, ricordiamo, perché quello era un regime repressivo e criminale - continua ancora oggi con la Russia. Le affermazioni sulla Crimea, sull’Ucraina hanno deluso molto anche i mercati, tant’è vero che subito dopo la fine del discorso il rublo, ha ripreso a scendere nuovamente.

D. – A proposito del rublo, ha detto: conseguenze per chi specula col rublo, amnistia per i capitali che rientrano in Russia e maggiori libertà per il business. Che minacce ci sono oggi per l’economia e le finanze russe?

R. – Putin apre a chi ha portato i soldi all’estero, ma non è che li ha portati così, per dispetto nei confronti della Russia: li ha portati perché non si fida di quello che succede in Russia, perché le leggi non sono sicure, la magistratura non è indipendente… Il Presidente propone un'amnistia per chi riporta i soldi, ma nello stesso tempo dice che la Banca Centrale e gli organismi di vigilanza devono punire chi specula contro il rublo. Queste appaiono come posizioni inefficaci nel mondo degli scambi commerciali liberi: chi specula contro il rublo è anzitutto chi fa affari con la finanza, ma è anche il povero pensionato che - ricevendo il suo stipendio in rubli - sa benissimo che il rublo perderà valore dopodomani e quindi immediatamente corre al primo cambio valute e cambia i suoi rubli in dollari o in euro. Il collasso del rublo è dovuto a ben altro: è dovuto alla situazione economica, che sappiamo come va.

D. – Sugli Stati Uniti, che pure ha definito “amici”, Putin ha detto che influenzano sempre, direttamente o indirettamente, i rapporti della Russia con i propri vicini. Poi, a proposito del progetto di scudo antimissile in Europa, ha detto: è “una minaccia”. A cosa si è riferito di fatto?

R. – Questo scudo, che era stato inventato da Bush e poi proseguito anche sotto la presidenza Obama, prevede l’installazione di missili in Polonia e di centrali radar in Repubblica Ceca, ufficialmente per proteggere l’Europa e gli Stati Uniti dal lancio di missili provenienti da Paesi cosiddetti “canaglia”: nel caso specifico non è nominato, ma chiaramente si parla di Iran. Ovviamente questi missili a ridosso, molto vicini alla Russia spostano l’equilibrio tra Occidente e Russia stessa. Qualche anno fa la cosa sarebbe sembrata irrilevante, visto che la Russia era considerata un partner dell’Occidente. Oggi, che le cose sono tornate nuovamente a livello di confronto piuttosto duro, chiaramente questa preoccupazione di Mosca va sicuramente presa in esame e va discusso con essa questo equilibrio.

D. – Ad ascoltare Putin, anche il leader ceceno Kadyrov, alle prese con scontri a Grozny tra forze antiterrorismo e filo ceceni. Putin gli ha rinnovato il sostegno. Di che violenze si tratta?

R. – Ci sono stati scontri molto, molto violenti e quindi la pace che Kadyrov aveva assicurato a Putin non è più così garantita. Io ho l’impressione che per la Russia e per Putin si stiano ripresentando gli incubi degli anni Novanta: situazione economica drammatica, calo del rublo e adesso sembra che ci sia il rischio che si riapra il fronte ceceno. Ancora non è chiaro di cosa si sia trattato, anche perché sappiamo che nel Caucaso esistono ancora bande di estremisti islamici che operano molto e che operano soprattutto in Daghestan e in Inguscezia, le Repubbliche islamiche vicine alla Cecenia. La Cecenia, sotto il pugno di ferro di Kadyrov, al quale Putin – ricordiamolo – ha offerto finanziamenti colossali, sembrava oramai pacificata e tranquilla. Questo risorgere della violenza e su questa scala così drammatica è veramente molto preoccupante.

 








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