2014-12-04 18:25:00

Putin. Crimea sacra, le sanzioni sono uno stimolo


La Russia rispetterà sempre il popolo fratello dell'Ucraina e la sua sovranità. Così il presidente Vladimir Putin durante l'annuale messaggio alla nazione, dal Cremlino. Putin ha parlato del fronte ceceno, e rimarcato l’importanza della Crimea. Guardando alla tenuta del rublo ha chiesto interventi di tutela e promesso un’amnistia totale per il rientro di capitali dall’estero. Massimiliano Menichetti:

Davanti alle Camere riunite del parlamento il presidente russo ha rassicurato che, nonostante i "tempi difficili", la Russia rimarrà forte. Ha promesso riforme, per contrastare l'effetto delle sanzioni di “Stati Uniti e alleati” – dice – venute per la politica sull’Ucraina. Putin ha sostenuto che le misure restrittive “saranno uno stimolo” per accelerare lo sviluppo interno. Ha offerto l'amnistia totale per il rientro di capitali all’estero, un volume stimato in oltre 130 miliardi di dollari e guardando alla svalutazione del rublo ha esortato la Banca centrale ad agire contro gli speculatori. Riferendosi all'attacco terroristico di oggi a Grozny, in Ceceniasi è detto fiducioso che le forze locali riusciranno a occuparsi di quelli che ha definito "ribelli". Il Capo del Cremlino ha affrontato anche il nodo Ucraina, mentre l’Osce in queste ore continua a cercare la via per un “cessate il fuoco” definitivo nell’est e il presidente Poroshenko ha ribadito l’impegno, dal 9 dicembre, a smettere di sparare nelle regioni separatiste orientali di Donetsk e Lugansk. Putin, dal canto suo, ha evidenziato che la Russia “rispetterà sempre il popolo fratello e la sua sovranità”, ma ha spiegato che la Crimea, per Mosca, ha un significato sacro e civile enorme e questo - ha detto - sarà per sempre”. Un discorso che ha provocato contrastanti reazioni internazionali e non ha frenato la caduta del rublo.

Sul discorso del presidente russo ascoltiamo, da Mosca, Fabrizio Dragosei del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:

R. – I toni, direi, sono non solo quelli di questi ultimi mesi, da quando Putin ha deciso di imboccare la via del confronto molto duro con l’Occidente: sembrano un po’ i toni dell’epoca sovietica. Lui ha parlato di una continuità tra la Russia e l’Unione Sovietica, dicendo che la politica del ‘containment’, del contenimento, che era quella attuata dagli americani dopo la II Guerra Mondiale nei confronti dell’Unione Sovietica - ma, ricordiamo, perché quello era un regime repressivo e criminale - continua ancora oggi con la Russia. Le affermazioni sulla Crimea, sull’Ucraina hanno deluso molto anche i mercati, tant’è vero che subito dopo la fine del discorso il rublo, ha ripreso a scendere nuovamente.

D. – A proposito del rublo, ha detto: conseguenze per chi specula col rublo, amnistia per i capitali che rientrano in Russia e maggiori libertà per il business. Che minacce ci sono oggi per l’economia e le finanze russe?

R. – Putin apre a chi ha portato i soldi all’estero, ma non è che li ha portati così, per dispetto nei confronti della Russia: li ha portati perché non si fida di quello che succede in Russia, perché le leggi non sono sicure, la magistratura non è indipendente… Il Presidente propone un'amnistia per chi riporta i soldi, ma nello stesso tempo dice che la Banca Centrale e gli organismi di vigilanza devono punire chi specula contro il rublo. Queste appaiono come posizioni inefficaci nel mondo degli scambi commerciali liberi: chi specula contro il rublo è anzitutto chi fa affari con la finanza, ma è anche il povero pensionato che - ricevendo il suo stipendio in rubli - sa benissimo che il rublo perderà valore dopodomani e quindi immediatamente corre al primo cambio valute e cambia i suoi rubli in dollari o in euro. Il collasso del rublo è dovuto a ben altro: è dovuto alla situazione economica, che sappiamo come va.

D. – Sugli Stati Uniti, che pure ha definito “amici”, Putin ha detto che influenzano sempre, direttamente o indirettamente, i rapporti della Russia con i propri vicini. Poi, a proposito del progetto di scudo antimissile in Europa, ha detto: è “una minaccia”. A cosa si è riferito di fatto?

R. – Questo scudo, che era stato inventato da Bush e poi proseguito anche sotto la presidenza Obama, prevede l’installazione di missili in Polonia e di centrali radar in Repubblica Ceca, ufficialmente per proteggere l’Europa e gli Stati Uniti dal lancio di missili provenienti da Paesi cosiddetti “canaglia”: nel caso specifico non è nominato, ma chiaramente si parla di Iran. Ovviamente questi missili a ridosso, molto vicini alla Russia spostano l’equilibrio tra Occidente e Russia stessa. Qualche anno fa la cosa sarebbe sembrata irrilevante, visto che la Russia era considerata un partner dell’Occidente. Oggi, che le cose sono tornate nuovamente a livello di confronto piuttosto duro, chiaramente questa preoccupazione di Mosca va sicuramente presa in esame e va discusso con essa questo equilibrio.

D. – Ad ascoltare Putin, anche il leader ceceno Kadyrov, alle prese con scontri a Grozny tra forze antiterrorismo e filo ceceni. Putin gli ha rinnovato il sostegno. Di che violenze si tratta?

R. – Ci sono stati scontri molto, molto violenti e quindi la pace che Kadyrov aveva assicurato a Putin non è più così garantita. Io ho l’impressione che per la Russia e per Putin si stiano ripresentando gli incubi degli anni Novanta: situazione economica drammatica, calo del rublo e adesso sembra che ci sia il rischio che si riapra il fronte ceceno. Ancora non è chiaro di cosa si sia trattato, anche perché sappiamo che nel Caucaso esistono ancora bande di estremisti islamici che operano molto e che operano soprattutto in Daghestan e in Inguscezia, le Repubbliche islamiche vicine alla Cecenia. La Cecenia, sotto il pugno di ferro di Kadyrov, al quale Putin – ricordiamolo – ha offerto finanziamenti colossali, sembrava oramai pacificata e tranquilla. Questo risorgere della violenza e su questa scala così drammatica è veramente molto preoccupante.








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