2014-12-04 14:05:00

Il gesuita Casalone risponde a Veronesi: "Dio non agisce arbitrariamente o magicamente nella storia"


"Dio non agisce arbitrariamente o magicamente nella storia, senza tener conto – da una parte - della libertà degli uomini, oppure – dall’altra – risolvendo i problemi in modo automatico. La modalità con cui Dio si rende presente nella storia è di essere solidale nel male che affligge gli esseri umani". Il gesuita Carlo Casalone, docente di Teologia Morale alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, con all'attivo l'esercizio della professione medica per alcuni anni prima di entrare nella Compagnia di Gesù, risponde ai nostri microfoni alle argomentazioni addotte per provare la non esistenza di Dio presentate dall'oncologo Umberto Veronesi nel libro appena pubblicato "Il mestiere di uomo" (Einaudi). 

Veronesi - cresciuto in ambiente cattolico, con una pratica di fede assidua - racconta come il contatto con la guerra e con la malattia gli abbiano fatto nel tempo perdere la fede: "Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato una prova della non esistenza di Dio". Casalone muove da una premessa condivisa ma spiega le ragioni della fede"La volontà di Dio non consiste nel male procurato agli uomini. E’ vero che c’è stata un’ambiguità nella storia del pensiero cristiano che ha avvalorato la tesi di considerare il male una via di redenzione: il dolorismo come valore, via di espiazione e accesso alla salvezza. Ma questa è una strada sbagliata che non va imboccata".

"Nella tradizione del pensiero cristiano la questione era posta come un’alternativa formulata in questi termini: o Dio è buono o Dio è onnipotente. Poiché constatiamo la presenza del male gratuito, deduciamo che non possono sussistere entrambi gli attributi e allora concludiamo che Dio non esiste, che è la conclusione a cui approda Veronesi: se non è buono che Dio è? E se è buono, ma non può cambiare le cose, è un Dio irrilevante, che non ha nessun impatto sulle vicende umane". 

Come sciogliere la cosa? "La rivelazione che Gesù ci porta nel Vangelo è quella di un nuovo sguardo sulla realtà", spiega il gesuita. "La Scrittura non si domanda: da dove viene il male, ma si domanda l’inverso: che fare verso il male. Emerge una potenza di Dio nuova. La sua caratteristica più importante - precisa Casalone - è la compassione, la solidarietà totale, che Gesù rivela da parte di Dio, ovvero condividere quel patire che l'essere umano sperimenta nella sua esistenza, in tutte le espressioni di passività della vita cui è sottoposto dalla nascita alla morte. L’uomo in fondo non fa altro, progredendo nella sua umanità, che perdere continuamente condizioni comode, dall’utero materno per venire al mondo, alla cerchia di rapporti familiari per allargare le relazioni, e così via. Le perdite sono una opportunità di crescita. Dio condivide tutte queste vicende nel loro naturale svolgersi, anche laddove prendono la concreta configurazione di un male che mortifica l’uomo; assume questo male, invece che restituirlo, moltiplicarlo e infliggerlo agli altri. Insomma il suo potere è di altra natura. E' quello di un Dio buono la cui onnipotenza sta non nello sterminare la vita degli altri motivando che sono cattivi, ma nella misericordia". 

Insomma, la novità che Gesù ci svela è quella di un Dio non solo paterno ma materno: "Sì, perché è l'espressione non solo di chi mette le cose in ordine, ma di chi ti accompagna". E il miracolo? Che posto occupa? "Esso ha nei Vangeli un effetto transitorio perché alla morte nessuno sfugge - conclude il religioso - è un segno per mostrare il volto a cui il nostro sguardo deve essere orientato, il volto del Dio di vita".

 








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