2014-12-04 10:44:00

Conferenza di al-Azhar contro terrorismo di matrice islamica


“La Conferenza organizzata al Cairo dall'Università di al-Azhar per condannare il terrorismo e l'estremismo di matrice islamista è un fatto di grande portata storica. E non so se in Occidente qualcuno se ne è accorto”: è quanto afferma mons. Anba Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico di Guizeh. All'Università al-Azhar, il più importante centro teologico dell’islam sunnita, sono presenti le più grandi personalità del panorama islamico internazionale allo scopo di confutare le teorie degli islamisti. Davide Pagnanelli ne ha parlato con padre Giuseppe Scattolin, ospite alla conferenza e membro dell’Accademia della lingua araba d’Egitto:

R. – Al-Azhar per dissociarsi dall’interpretazione estremista del islam vuole presentare la sua posizione come moderata. Molti degli interventi hanno lo scopo, come dice chiaramente il titolo, di dare un’interpretazione giusta di alcuni concetti fondamentali, usati da questi terroristi, come per esempio il Jihad. Specificano, infatti, che ci sono vari tipi di Jihad e quello inteso come lo intendono loro, non è quello inteso dall’islam moderata, come pure l’idea di Stato islamico. Molti musulmani, infatti, evidentemente sentendo questi che ripetono versi del Corano, detti del Profeta, con questi termini, pensano che bisogna applicarli alla lettera, come dicono loro.

D. – Il Patriarca Tawadros e il Grande Imam di al-Azhar hanno parlato di un islam di amore e tolleranza e di punti di comunione tra islam e cristianesimo. In cosa l’islam dimostra meglio questa sua natura?

R. – Questa della moderazione e della tolleranza non è una cosa nuova. L’islam si è presentato sempre, si è giustificato in qualche modo, dando come esempio concreto il fatto che i cristiani e gli ebrei hanno un loro posto giuridico riconosciuto all’interno della società islamica e non sono, quindi, perseguitati ed eliminati in linea di principio. Naturalmente altri gruppi, come pagani, atei, non credenti e così via, ufficialmente, in una società islamica, non hanno il diritto di esistere. Qui c’è anche un aspetto diplomatico, nel senso che si cerca di proporre un certo ideale di convivenza pacifica tra musulmani e cristiani. E’ chiaro, quindi, che le parole dello Sheikh del al-Azhar e del Papa dei copti, Tawadros, hanno cercato di far vedere che ci sono delle convergenze.

D. – Quali frutti aspettarsi da esperienze come questa?

R. – In linea di principio, vanno bene. Ci sarà qualcosa di positivo, come si vede dai nomi delle grandi autorità islamiche a livello mondiale – erano infatti presenti i rappresentanti di tutti i continenti. Evidentemente la presa di posizione ufficiale, condannando questo tipo di islam, dovrebbe incoraggiare una moderazione, una tolleranza e una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani e, in generale, tutti gli altri gruppi.   

D. – Da dove nascono queste derive dell’islam e perché hanno tanto successo?

R. – Qui è la vecchia questione, che si propone e ripropone. Se c’è questa violenza, si fonda sul messaggio stesso dell’islam oppure è un elemento che è entrato nell’islam lungo la storia, per circostanze storiche, per cui l’islam potrebbe anche rifiutarlo, come del resto il cristianesimo? Penso che un’autocritica storica sia inevitabile ad un certo punto. Come ha fatto Papa Giovanni Paolo II, durante il Giubileo, quando ha confessato le violenze fatte dai cristiani, occorrerebbe che anche da parte dell’islam ci fosse una presa di posizione del genere. Sul tema violenza, io ripeto sempre, nessuno è innocente nella storia e l’unica vera posizione è quella di un riconoscimento, di una confessione e di un rifiuto della violenza in modo esplicito.








All the contents on this site are copyrighted ©.