2014-12-01 17:17:00

Lo stile di Francesco in Turchia: denunce profetiche, gesti di fraternità


"La chiarezza profetica nel denunciare ingiustizie o strade ormai sterili". Secondo p. Paolo Bizzeti, gesuita, profondo conoscitore della Turchia e della sua storia cristiana, è questo uno dei tratti che ha caratterizzato maggiormente il 6° Viaggio Apostolico di Papa Francesco che si è svolto dal 28 al 30 novembre fra Ankara e Istanbul. "La persecuzione dei cristiani, i fondamentalismi religiosi, che non riguardano solo i musulmani, la terza guerra mondiale combattuta a pezzi, il traffico di armi. Sono queste alcune ingiustizie denunciate dal Vescovo di Roma che ha anche sottolineato la sterilità di certi percorsi: come l'ecumenismo dei convegni e l'uniatismo rigido del passato". 

"Francesco - secondo padre Bizzeti - non parla solamente, compie anche gesti molto importanti di dialogo, amicizia e fraternità". "L'ha fatto con il Patriarca Bartolomeo, con il Gran Muftì, con i rifugiati e tutti coloro che ha incontrato in Turchia". "Infine - sottolinea padre Bizzeti - è molto importante che il Papa abbia anche saputo uscire dalla prospettiva di critica e di denuncia per esprimere apprezzamenti. Come nel caso del dovuto riconoscimento allo Stato turco per aver accolto più di un milione di rifugiati dall'Iraq e dalla Siria. Se pensiamo che l'accoglienza di qualche decina di migliaia di persone viene vissuta in Italia come un dramma, il gesto della nazione turca è senz'altro da sottolineare". "Ha parlato inoltre delle ricchezze delle tradizioni delle Chiese cristiane medio-orientali, invitando a leggere il cammino ecumenico non solo come superamento di ferite e divisioni, ma anche come un arricchimento", spiega p. Bizzeti,  autore di una 'Guida biblica, patristica, archeologica e turistica alla Turchia'  per le Edizioni Dehoniane di Bologna. "Ha parlato del Corano come 'libro di pace' - conclude - ma ha invitato i capi musulmani a condannare il terrorismo". 

"Per noi è stata una grande grazia ospitarlo nei locali della nostra cattedrale", commenta don Nicola Masedu, salesiano, parroco della chiesa del Santo Spirito di Istanbul. "Il Papa è venuto per tutta la comunità cattolica, non solo per noi latini, e anche per i cristiani di altre confessioni. Abbiamo avuto davvero tantissime richieste di biglietti per partecipare alla Santa Messa e non abbiamo potuto accontentare tutti". "La sua visita è stata per noi un grande incoraggiamento". Don Nicola serba un particolare ricordo personale della presenza di Francesco. "Ho avuto il compito di mostrare al Papa il crocefisso da baciare, all'ingresso della cattedrale. Mi ha colpito quando ha preso l'aspersorio dell'acqua santa se lo è poggiato sulla fronte, poi su quella del vescovo, del vicario generale e sulla mia e poi ha benedetto la folla". "Questa visita di Francesco - aggiunge il parroco della cattedrale di Istanbul - spinge anche noi a marciare coraggiosamente lungo la via della fratellanza, della concordia e della pace che lui stesso ci ha indicato. Lo faremo nel nostro piccolo: ma certo ognuno deve cominciare ad irradiare questi valori positivi dal luogo in cui si trova". "Innanzitutto cercheremo la concordia interna fra noi altri cattolici e poi cercheremo di migliorare i rapporti con i cristiani di altre confessioni, irradiando questa luce che deriva dai gesti e dalle preghiere del Papa". "Tutto ciò - conclude don Masedu - perché chi ci vede abbia un'idea giusta del cristiano come sale della terra e luce del mondo. Affinché tutti ci vogliano bene e ci apprezzino proprio in quanto cristiani". "Questa è Terra Santa, è la culla della Chiesa nascente e mi auguro che molti vengano a visitarla sui passi di S. Paolo".








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