2014-11-30 08:00:00

Il partito socialdemocratico Siumut vince in Groenlandia


È il partito socialdemocratico Siumut a vincere le elezioni in Groenlandia, battendo l’opposizione che proponeva la scissione dalla Danimarca. Non si spengono gli interessi geopolitici della comunità internazionale nei confronti di un territorio strategico e ricco di materie prime. Corinna Spirito ne ha parlato con il presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, Tiberio Graziani.

R. – Il test elettorale è stato molto seguito in ambito internazionale perché la  Groenlandia è importante dal punto di vista energetico e minerario. Se si pensa a una secessione della Groenlandia dalla Danimarca, evidentemente, l’interesse di altri attori geopolitici e geo-economici è molto forte. La Groenlandia separata dal regno della Danimarca è un’entità nazionale debole, però è anche vero che da parecchi anni c’è un sentimento molto diffuso nella popolazione che è volto proprio a separare il proprio destino da quello di Copenaghen. Negli ultimi periodi, in Groenlandia si registra una sorta di fuga dei giovani verso la Danimarca.

D.  – Ci sono reali basi economiche per una Groenlandia indipendente?

R. – Una Groenlandia indipendente diventa fragile. Un’entità nazionale politica autonoma debole poi diventa facile preda di interessi economici globali.

D. – Grandi potenze quali la Russia, la Cina, stanno mettendo gli occhi sulle ricchezze di questa terra. Quali rischi si corrono sul piano internazionale?

R. – Dal punto di vista internazionale si corre il rischio che il sistema occidentale perda una grande occasione se lascia al proprio destino la Groenlandia. La Cina ha un interesse per l’acquisizione o ad avere un partner che possa rifornirla di risorse energetiche, ovviamente. La Russia cerca sempre di mantenere il proprio prestigio nell’ambito dell’Artico, cioè è una questione più di tipo geostrategico.

D. – Uno dei punti cardine di queste elezioni è stata la questione ecologica…

R.  – La questione dell’ecologia è una questione che ha due facce. Dal punto di vista dei rapporti di forza geopolitici viene utilizzata strumentalmente, mentre, da un punto di vista di prospettiva a lungo periodo, chiaramente è una delle zone, quella dell’Artico, che deve essere ovviamente preservata.








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