2014-11-29 10:45:00

Giornata dei malati di Parkinson, 300 mila casi in Italia


In Italia, si celebra la Giornata nazionale dedicata ai malati di Parkinson, patologia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale, che fu descritta per la prima volta da James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, e che, solo in Italia, riguarda oltre 300 mila persone. Eliana Astorri ha fatto il punto con la dott.ssa Anna Rita Bentivoglio, ricercatrice presso l’Istituto di Neurologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:

R. – La malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, che colpisce alcuni nuclei che si trovano nella profondità del cervello e che sono responsabili del controllo dei movimenti: sia dei movimenti volontari sia dei movimenti automatici, come quelli che per esempio fanno le nostre braccia quando noi camminiamo e penzolano accanto al corpo. Oltre al controllo del sistema motorio, sono coinvolti anche i centri che regolano l’attività dei nostri visceri: per esempio, il sistema digerente, il sistema cardiovascolare e anche i nostri sfinteri. La malattia di Parkinson, quindi, è una malattia piuttosto complessa, con un importante corredo di disturbi non motori, che si affiancano a quelli motori. Per questo motivo, in molti centri – fra cui anche il nostro centro del Parkinson del Policlinico Gemelli –hanno pensato di offrire dei percorsi dove il paziente non viene sostenuto solo dal neurologo – che lo aiuta con le medicine proponendo un percorso riabilitativo, quindi che lo aiuta sulla parte squisitamente motoria – ma vi sono tante altre figure affiancano il neurologo – l’internista, il cardiologo, l’ortopedico, il geriatra per i pazienti più in là con gli anni – che prendono in carico la persona con tutti i suoi problemi di salute. Peraltro, va tenuto presente che il più importante fattore di rischio per la malattia di Parkinson è rappresentato dall’età. Quindi, in una popolazione che invecchia, noi ci aspettiamo di trovare più persone che hanno anche la malattia di Parkinson. Ovviamente, una persona anziana ha tanti altri problemi, però a volte ha la pressione che non va bene, ha problemi a digerire e tante altre cose. Quindi, avere una regia unica all’interno di un day hospital, per esempio, o di un centro aiuta le persone a non essere frastornate nella ricerca di tanti specialisti, che a volte danno anche delle prescrizioni un po’ in conflitto l’una con l’altra.

D. – Oltre a quella terapia farmacologica, si parla molto del giovamento che queste persone possono trarre dall’attività fisica, dal teatro, dal canto, dalla danza…

R. – Assolutamente. Innanzitutto, c’è da dire che forse qualche anno fa tutti sottovalutavano l’impatto che l’attività fisica ha sul nostro cervello, in quanto non solo il movimento, l’attività di gruppo, migliorano le performance dei nostri muscoli, ma sono in grado anche di migliorare la plasticità cerebrale e questo naturalmente fa sì che anche i processi riparativi, all’interno del sistema nervoso, possano avvenire in una maniera più efficiente.

D. – Fra l’altro, queste attività aiutano anche a combattere il disagio sociale, che queste persone provano…

R. – Naturalmente. Finora, abbiamo parlato del beneficio proprio sulla materia grigia, ma noi siamo persone, quindi le malattie non solo incidono sulla nostra funzionalità, ma incidono su come noi percepiamo noi stessi, i nostri rapporti con gli altri. Quindi, avere delle attività che ci portano a stare in gruppo, a divertirci, a ridere insieme, a fare qualcosa che ci fa sentire bene, che ci fa sentire vivi, non può far altro che farci bene e farci sentire che stiamo vivendo la nostra vita. La malattia di Parkinson è come tante altre malattie, quindi il modo in cui affrontiamo la diagnosi, il modo in cui noi la combattiamo, ha un peso enorme sulla qualità di vita che poi abbiamo.








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