2014-11-28 12:44:00

Onlus Sos: a Lugansk si patisce la fame. Serve stabilità


"Mancano cibo, acqua, riscaldamento e medicine". E' la drammatica denuncia della Onlus "SOS Villaggi dei bambini", da Lugansk, nel sudest ucraino, dove le famiglie che non sono riuscite a scappare, soffrono le conseguenze economiche e sociali di una guerra che, nonostante la tregua siglata a settembre con Kiev, continua a mietere vittime. Oggi un soldato ucraino e' morto e altri tre sono rimasti feriti; ieri le vittime sono state due civili, una mamma col suo bambino, vicino Donestk. "Speriamo in una stabilizzazione al più presto" dicono fonti locali della Onlus SOS, che lavora in Ucraina dal 2003. Gabriella Cearso ha raccolto la testimonianza di Elena Cranchi, responsabile della comunicazione:

R. – La situazione lì è drammatica da mesi ormai… C’è sempre stata una segnalazione non solo, ovviamente, dei combattimenti e del pericolo di vita, ma proprio di problemi relativi a una crisi economica che sta mettendo in difficoltà le famiglie che non sono riuscite a scappare dalla città: persone che stanno patendo la fame e non trovano lavorano e quindi non hanno il reddito per l’acquisto di cibo e medicine che peraltro, vista la crisi economica, hanno visto raddoppiare i prezzi.

D. –  43 famiglie e 92 bambini, sono quelli che seguite voi ad oggi, hanno bisogno di?

R. – Hanno bisogno di cibo; di stufe, perché l’inverno è molto rigido in Ucraina; hanno bisogno di medicine, perché l’accesso stesso agli ospedali diventa pericoloso.

D. – Ma voi lanciate anche un allarme circa gli insegnanti…

R. – Assolutamente. Molte scuole sono chiuse e le poche aperte non sono funzionanti perché gli insegnanti sono scappati. Ci sono le generazioni di studenti che perdono mesi e anni scolastici perché le scuole sono le prime ad essere distrutte, sono i primi edifici che vengono occupati dagli sfollati interni e perché ovviamente senza gli insegnanti è impossibile.

D. – Come si può guardare al futuro? Che cosa urge, anche per una ricostruzione del tessuto sociale?

R. – L’unica cosa che ci auguriamo è che la situazione si possa stabilizzare. La ricostruzione parte sì dall’individuo, ma anche da scelte: l’aumento dei prezzi non può essere risolto dalle organizzazioni internazionali, anzi serve assolutamente parlarne. Non mi aspetto che le persone chiamino per dire “come faccio a mandare cibo e coperte?”. Non è quello. Sarebbe anche difficile in questo momento immaginare l’invio di materiale là. Non è questo sicuramente l’obiettivo del nostro appello. L’obiettivo è quello di dire: “Attenzione, perché dietro al silenzio generale c’è una crisi sociale drammatica e c’è una generazione in totale paralisi!”.








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