2014-11-28 11:38:00

Chiesa filippina: ombra della tratta sui sopravvissuti del tifone


Il vescovo ausiliare di Manila lancia l'allarme contro il traffico di vite umane, in particolare fra i sopravvissuti del tifone Haiyan; il prelato invita a mantenere alta l'attenzione e a tutelare le categorie più a rischio, donne e ragazze di giovane età. Mons. Broderick S. Pabillo punta il dito contro presunti "benefattori", che promettono alle vittime alloggio e impiego nella capitale. Tuttavia, una volta giunte a Manila "esse vengono spogliate della loro libertà e della loro dignità". E alcuni, in preda alla disperazione, pur di sopravvivere si fanno assoldare dalla criminalità organizzata.

Per il prelato filippino - riferisce l'agenzia AsiaNews - la "schiavitù moderna" è un'industria "fiorente, che coinvolge centinaia di migliaia di persone"; ciò che è peggio, aggiunge, è che essa colpisce "donne e ragazzine" costrette a vendersi come "schiave del sesso" o assoldate nel mercato del "lavoro minorile".

Mons. Pabillo chiede aiuto ai media, perché promuovano informazioni, approfondimenti e discussioni sul tema, per contribuire alla sensibilizzazione pubblica e a "sradicare" il fenomeno.

Egli dedica un pensiero anche ai lavoratori filippini oltremare (Ofw), gli espatriati, oggetto di attacchi e di abusi, costretti in molti casi a lavorare - e sopravvivere - in condizioni disumane. E non possono nemmeno ribellarsi, perché i loro aguzzini "li derubano dei passaporti" e non possono più abbandonare il Paese.

Per le vittime del tifone Haiyan - abbattutosi sulle isole Visayas l'8 novembre 2013 ha colpito a vario titolo almeno 11 milioni di persone e provocato migliaia fra morti e dispersi - vi sono però anche notizie positive: grazie al lavoro della Caritas filippina (il National Secretariat for social Action - Justice and Peace, Nassa), almeno 1.813 famiglie che hanno perduto la casa in seguito al tifone potranno trascorrere il Natale in un nuovo alloggio.

Si tratta di strutture, spiega mons. Rolando Tria Tirona, arcivescovo di Cáceres e direttore nazionale Nassa, "in grado di resistere a tifoni o altri disastri" e che "rispettano la cultura e le preferenze" delle persone che andranno ad abitarle. Per questo, ad esempio, alle popolazioni indigene di Palawan sono stati costruiti alloggi simili a quelli tradizionali, ma con una struttura più resistente per fronteggiare meglio le calamità naturali. (R.P.)








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