2014-11-27 14:15:00

Papa a Strasburgo. Prof. Baggio: tornare alle radici dell'Europa


Il recente viaggio del Papa a Strasburgo con il discorso all’Europarlamento e al Consiglio d’Europa continua ad essere al centro di riflessioni e commenti sui media. Luca Collodi ne ha parlato con il politologo Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all’Istituto universitario Sophia di Loppiano (Firenze), fondato da Chiara Lubich:

R. – Ho potuto sperimentare, dopo l’elezione di Papa Francesco, che quando si entra nei temi più critici che il Papa svolge, perché il Papa svolge analisi e critiche alla struttura dei sistemi dominanti attualmente, molto spesso i grandi giornalisti presenti al dibattito fanno marcia indietro e non sono disposti ad andare al di là del quotidiano. Adesso non si può generalizzare, però esiste una tendenza forte: leggendo i giornali di questi giorni c’è una sorta di connivenza tra la cosiddetta grande stampa e la politica di parlare solo di quello che è quotidiano, di quello che serve alla piccola decisione. Il Papa è di tutt’altra statura: e, infatti, se si lascia la stampa italiana per andare a leggere quella di grandi Paesi stranieri, si vede che il Papa è al centro delle discussioni. Può essere travisato, può essere criticato, ma certamente è un punto di riferimento e uno dei più solidi che abbiamo attualmente.

D. - Prof. Baggio, forse ci sono delle risposte a questo timore politicamente corretto della stampa italiana e dei politici, perché il Papa ha tratteggiato un cammino di un’Europa che attualmente non esiste…

R. – Sì, questa è la parte realista che questo Papa politico – tra virgolette – sempre ci presenta. Fa un’analisi drammatica dell’Europa attuale: la descrive nella sua verità, quella che noi viviamo ogni giorno. E soprattutto sottolinea la distanza dell’Europa attuale dall’Europa dei grandi ideali che l’hanno fatta sorgere. Tra questi grandi ideali c’era una forte ispirazione cristiana. Ciò che il Papa dice, però, non è soltanto critico o distruttivo: fotografa la realtà per poterla cambiare e propone un ritorno alle radici ideali e fortemente cristiane dell’Europa proprio perché in quella ispirazione c’erano dei valori di dignità umana e un senso di fraternità che sono quelli che hanno permesso di iniziare il cammino dell’Europa unita e sono quelli che oggi sono stati smarriti. Ma senza di questi non si può pensare ad un’Europa che rinasca, che ritorni unita! L’Europa di oggi è unita formalmente, ma è divisa nella realtà che i cittadini vivono ogni giorno: ci sono molti poveri che il Papa enumera, analizza e spiega che bisogna recuperarli… Allora ritornare alle radici - ritornarci in maniera rinnovata che valga per oggi - recuperare un ideale europeo significa ritornare a quella solidarietà e sussidiarietà che c’erano all’inizio dell’Europa e che oggi, invece, mancano, perché sembra che l’unica via di uscita siano soluzioni tecniche che in realtà però – anche il Papa lo sottolinea – non sono soltanto tecniche.

D. – Un altro elemento che la stampa non commenta, né sottolinea, è la continuità nel discorso di Papa Francesco a Strasburgo con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sui temi dell’Europa…

R. - Sì. Il pensiero cristiano è uno dei pochi che al passare dei decenni - quindi tra Novecento e il nuovo secolo che stiamo vivendo - costruisce patrimonio: va cioè a continuità. Noi abbiamo l’esempio di pensatori nuovi che arrivano e che contestano i precedenti… Nel caso del pensiero cristiano, e del pensiero sociale cristiano in particolare, abbiamo invece un accumulo continuo di interpretazione arricchente. Allora tra il Giovanni Paolo II, che è stato uno delle parti in causa nella liberazione dell’Europa, nel crollo dei muri, e il successivo Benedetto XVI, che riflette sulle crisi dell’Europa e individua gli elementi anche intellettuali che possono costruire una cultura europea ancora vitale, ecco che si connette anche il Papa attuale, rivelando – come dire – le ideologie false di oggi: dietro le regole tecniche che vengono imposte, ci sono – dice il Papa – dei poteri occulti. Quindi poteri che sono finanziari, economici e che in un certo senso tengono in ostaggio la possibilità che l’Europa e i suoi popoli, la diversità dei popoli che la compongono, trovino ciascuno la propria strada, anche se in maniera unitaria. Quindi c’è una critica all’ideologia tecnologica, perché nasconde i potentati finanziari che sono un ostacolo alla vera democrazia. Diciamo che c’è una riflessione di carattere politico nel senso più alto da parte di Papa Francesco, che però ha le sue basi in tutto ciò che hanno detto i predecessori: abbiamo citato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma come dimenticare Giovanni XXIII, come dimenticare Pio XII, che lancia l’idea della democrazia, perché questa è la sfida di oggi: vivere veramente in maniera democratica, anziché sotto una finanza occulta e schiacciante.

D. – C’è un passaggio nel discorso del Papa all’Europarlamento dove si parla del valore della democrazia, quasi come un monito ai politici europei, ma soprattutto si difendono i partiti politici come luogo di democrazia popolare per i cittadini. Passaggio, che i politici forse non hanno percepito in pieno…

R. – Purtroppo sono completamente d’accordo con quanto lei dice sul fatto che molti politici non abbiano percepito o non abbiano voluto percepire. Il problema è che il Papa rilancia gli elementi cardine dell’idea democratica: i partiti possono essere criticati, possono essere rivisitati, reinterpretati, ma l’idea che la cittadinanza si organizzi, anche nella sua diversità - perché il Papa sottolinea il valore della diversità dei partiti – per formare poi una decisione politica che vale per tutta la nazione, questa è una idea fondamentale della democrazia. Ora la Chiesa ha fatto una scelta dottrinale della democrazia, proprio in occasione – tra l’altro – del radiomessaggio del 1944 di Pio XII, che si espresse in questo modo nel sesto Natale di guerra: presentava l’idea della democrazia con alla base i due ideali di libertà e uguaglianza, nutriti però dalla fraternità. Questi tre principi stanno in piedi solo se sono insieme! E la democrazia ha il compito di viverli tutti e tre. Papa Francesco, oggi, rilancia questa idea di democrazia: addirittura sottolineando l’elemento di novità rappresentato dalla nuova generazione dei politici. Dice: “Ho parlato con molti politici giovani, li ho trovati disposti – ha detto Francesco – ad andare al di là delle differenze ideologiche tradizionali per cercare soluzioni trasversali –  dice – che sono quelle che oggi ci vogliono". Allora è chiaro che un Papa, che ti va a scardinare tutti i principi ideologici vecchi della politica che ancora dominano, è un Papa che non viene riferito dalla stampa, se questa stampa si nutre di quella vecchia politica che ha tutto l’interesse a mantenere in piedi. Invece, Papa Francesco sta indicando una mentalità di trasformazione che vuole uscire dal sistema, non vuole semplicemente fare piccole riforme. Come si dice questo, i grandi giornalisti scappano come punti da una vespa!

D. – Quindi, in sintesi, non è stato solo un viaggio di sollecitazione morale per l’Europa …

R. – E’ proprio così! Il messaggio è anche antropologico: sta parlando direttamente ai cittadini. Infatti il Papa, quando si è rivolto ai parlamentari, ha detto: “Parlo a voi come rappresentanti di 500 milioni di persone”. Quindi parlava ai rappresentanti, perché fossero i portavoce coscienti ai loro elettori, ai loro cittadini, di questo. Quindi è un messaggio che dobbiamo sentire rivolto anche a noi cittadini: i cittadini sono i primi politici! Il discorso del Papa, l’idea di democrazia che egli presenta, è una democrazia con radici forti - religiose e anche di altri ideali non religiosi, ma purché ci siano i valori… questa idea dobbiamo farla nostra e organizzarci di conseguenza: andare al di là delle piccole misure umane e politiche, che tante volte ci vengono proposte dall’informazione quotidiana e abbeverarsi invece alle cose che contano veramente nell’esistenza.








All the contents on this site are copyrighted ©.