2014-11-24 15:59:00

L'astronauta Samantha Cristoforetti è a bordo dell'Iss


Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana astronauta, è giunta alla Stazione spaziale internazionale (Iss), a bordo di una Soyuz dalla base russa di Baikonur, nel Kazakistan. Comincia dunque per lei e i suoi compagni di viaggio la missione Futura. Trentasette anni, nata a Milano ma cresciuta a Malè (Trento), Samantha Cristoforetti si è laureata in ingegneria meccanica in Germania, a Monaco. È capitano dell’Aeronautica militare italiana ed è entrata a far parte del Corpo astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2009. Paola Simonetti ha chiesto alla dott.ssa Delfina Bertolotto, responsabile del settore “volo umano” all’Agenzia Spaziale Italiana, quale peso questo evento possa avere per l’Italia:

R. – E’ un peso enorme e lo scinderei un attimo dal discorso della prima donna nello spazio… E’ un peso enorme perché è un privilegio che l’Italia ha – unica tra tutti i Paesi europei – di poter far volare un’astronauta italiana con un rapporto diretto con la Nasa. E far volare un astronauta non significa solo valorizzare le capacità e le competenze professionali e tecniche di questi italiani, ma significa soprattutto consentire alla comunità scientifica e tecnologica nazionale di accedere ai laboratori della Stazione spaziale, che consentono di effettuare una molteplicità di sperimentazioni con ricadute anche e soprattutto sulla Terra.

D. – Però perché solo ora in Italia una donna è potuta partire per una missione di questo tipo? Ci sono state delle difficoltà, degli impedimenti?

R. – No, questo assolutamente no. E’ un discorso statistico, naturalmente. Non esistono le “quote rosa” quando si fanno le selezioni e i concorsi astronautici. Essendo veramente possibile numerare sulle dita di un mano le possibilità, tra migliaia di persone, di identificare italiani che vengono selezionati, la statistica è stata tale per cui abbiamo dovuto aspettare la settima prima di avere una donna. Samantha aveva delle doti eccezionali: è stata selezionata tra oltre 8 mila persone, nel 2009, in un corso pubblico europeo.

D. – Quali saranno i compiti di Samantha in questi sei mesi in orbita?

R. – In questi sei mesi in orbita, Samantha avrà gli stessi compiti che hanno anche tutti gli altri membri dell’equipaggio, quindi lavorare e svolgere le ricerche – circa 200 investigazioni – che l’equipaggio sarà chiamato a svolgere in questo periodo. Sulla Stazione spaziale c’è un programma di lavoro quotidiano e settimanale molto studiato e molto preciso. E’ una settimana lavorativa come quelle nostre sulla Terra… Alcuni di loro faranno passeggiate spaziali.

D. – Una missione di questo tipo quali rischi può comportare, se ce ne sono?

R. – Naturalmente lo spazio è un ambiente ostile, come altri sulla Terra e come gli ambienti estremi. Ormai, soprattutto quando si parla di “orbita bassa”, questo fattore di rischio è sostanzialmente equivalente a un qualunque fattore di rischio che possiamo trovare sulla Terra. Lei pensi che la Stazione spaziale è abitata dal 2000: ci sono sei persone in orbita costantemente, che ruotano a turni di tre. La Stazione spaziale ha una serie di requisiti e di filtri assolutamente rigorosi e stringenti.

D. – Samantha, lo abbiamo saputo dai media, è stata molto felice, accolta veramente con grande calore. Ha detto: “È molto meglio di come lo sognavo”…

R. – Io penso che nessuno di noi sulla Terra possa veramente immaginare cosa abbiano visto questi nostri amici, questi nostri italiani… Quando vedo quella luce negli occhi che si illumina, anche quando rientrano, tutte le volte che si parla della loro esperienza… Come dicono loro: “Non esistono le parole. Sono sensazioni indescrivibili”... Credo che nessuno di noi, qui sulla Terra, riuscirà mai a immaginare che cosa significhi vedere un’alba orbitale, che cosa significhi vedere la Terra da lassù.








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