2014-11-21 15:00:00

Al via restauro "Resurrezione" Piero della Francesca a San Sepolcro


Presentato questa mattina a San Sepolcro l’avvio del primo restauro della Resurrezione di Cristo di Piero Della Francesca, dipinto a tecnica mista intorno al 1450. Durante i 18 mesi di intervento conservativo, l’opera definita “la più bella pittura del mondo” resterà visibile al pubblico nella sua collocazione abituale del Museo Civico, grazie ad un ponteggio innovativo e funzionale. Il servizio di Paolo Ondarza:

La luce rosa di un’alba primaverile illumina il bianco dell’Appennino e la natura silente. In primo piano l’umanissima figura di Cristo. Nel corpo i segni della Passione, in mano il vessillo della Resurrezione. Un piede poggia sul bordo del sarcofago nell’atto di uscire: ha vinto la morte, simboleggiata dai quattro personaggi abbandonati nel sonno nella parte bassa della composizione. Cecilia Frosinini, direttore del Settore Restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze:

“Questa è l’umanità che aspetta di essere chiamata alla Resurrezione che con Cristo trionfa”.

Tra loro, frontale rispetto allo spettatore, Piero si autoritrae:

“Ed è come chiedere di essere insieme a Cristo in questo evento della Resurrezione”.

Per la prima volta la "Resurrezione", dipinta a tecnica mista di affresco e stesure a secco, sarà sottoposta a restauro al fine di pulirne la superficie e conservarla per le future generazioni:

“Questi Sali (affiorati sull’intonaco - ndr. ) sono dovuti all’apporto di materiale inquinante, ma con l’umidità e con il tempo si vengono a creare per risalita sulle pareti e offuscano il dipinto perché creano un efflorescenza di gesso ed è come se, in un certo senso, interponessero tra il nostro occhio e l’affresco una strato lattiginoso che rovina il colore e nel tempo può portare ad un degrado totale. La percezione che il tutto si svolga in una bellissima alba di un giorno di primavera è quasi obnubilata da questa patina opaca. In realtà, crediamo di vedere il cielo azzurro, perché sappiamo che atmosfericamente è azzurro, ma in realtà il nostro occhio oggi vede uno strato grigio e giallognolo disomogeneo. A causa dello stato di degrado dell’opera non riusciamo più a capire nemmeno quelle che sono le differenze tra una zona e l’altra del paesaggio: da una parte, un paesaggio spoglio e, dall’altra, un paesaggio che rinverdisce per via del miracolo della Resurrezione”.

Profondo il significato simbolico della "Resurrezione" di Piero a San Sepolcro, emblema a pieno titolo delle radici cristiane dell’Europa:

“La città è stata fondata sulle reliquie del Santo Sepolcro portate qui da due santi pellegrini direttamente dalla Terra Santa. Nell’opera di Piero, noi siamo di fronte al mistero d’eccellenza del cristianesimo, la Resurrezione, in un ambiente civico. Quest’opera non è mai stata situata in una chiesa. L’edificio che oggi la ospita è sempre stato l’edificio pubblico, la sede del Comune della città. E la cittadinanza di San Sepolcro si è voluta stringere, creare, intorno al mistero cristiano della Resurrezione”.

Nei prossimi 18 mesi, tanto durerà il restauro, sarà possibile seguire il "work in progress" e continuare nel contempo ad ammirare il capolavoro di Piero.








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