2014-11-20 13:17:00

Libano, patriarca Raï al Parlamento: vogliamo un presidente


Quindicesimo tentativo fallito di eleggere il nuovo presidente in Libano. Anche ieri è mancato il quorum per la nomina del successore di Michel Suleiman, il cui mandato è scaduto lo scorso 25 maggio. Servizio di Francesca Sabatinelli:

E’ un equilibrio su base confessionale che regola da decenni la politica libanese, grazie ad una convenzione costituzionale che prevede che il capo dello Stato sia sempre un cristiano maronita, e che il premier e il presidente del parlamento siano musulmani, rispettivamente sunnita e sciita. Il ripetuto fallimento dell’elezione del nuovo presidente evidenzia la divisione che non solo anima i leader politici libanesi, ma anche la stessa componente cristiana, e sono mesi che le votazioni vanno a vuoto. La mancanza della figura cristiana, è opinione diffusa, rischia di far perdere il carattere democratico della politica libanese, fondata appunto sulla condivisione del potere tra i tre gruppi religiosi. “Un equilibrio istituzionale che evidentemente non tutti vogliono difendere”: così poche settimane fa all’agenzia Fides il patriarca di Antiochia dei maroniti, Béchara Raï, che lanciava un allarme sull’impasse politica del Libano e sull’esistenza stessa dell’unico “Capo di Stato cristiano del Medio Oriente”. Ed ecco , al microfono di Gabriele Beltrami, come risponde il patriarca dopo l’ennesima elezione fallita ieri:

R. – Purtroppo la questione della presidenza del Libano è legata agli avvenimenti in Medio Oriente, trattandosi di un conflitto tra Stati sunniti e Stati sciiti, e questo influenza i sunniti del Libano e gli sciiti del Libano. Quindi, secondo me, loro non possono decidere. Siamo soliti a questo, dunque siamo abituati. Aspettano una parola dall’Arabia Saudita e dall’Iran. E il problema è che non c’è intesa tra Arabia Saudita e Iran. Noi facciamo degli sforzi presso l’Ambasciata dell’Iran, l’ambasciata dell’Arabia Saudita e presso gli Stati amici, come la Francia, la Russia, gli Stati Uniti, per dire loro di non legare il Libano alla soluzione dei problemi del Medio Oriente, per dire che si arrivi ad una soluzione Per finire, noi chiediamo che l’Arabia Saudita e l’Iran si mettano d’accordo, chiediamo che dicano una parola. In Libano noi diciamo che non vogliamo un presidente che sia “di sfida”, vogliamo un presidente che sia accettato dagli sciiti e dai sunniti. Quindi, per favore che ci si arrivi. E però ancora non arriva la parola d’ordine e ancora non riusciamo a sbloccare. Mi dispiace che il Parlamento in un minuto si sia radunato al completo e abbia rivolto il suo mandato contro la Costituzione e contro la volontà del popolo e che continui a violare la Costituzione nel non eleggere un presidente. Noi, io, non finiremo mai di denunciare e condannare. Dà fastidio, ma è mio dovere richiamare la coscienza dei deputati libanesi. Speriamo comunque per il bene. Stiamo lavorando.








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