2014-11-18 10:48:00

Diocesi di Roma in Terra Santa per l'80.mo dell'Opera Romana


E' intitolato a San Giovanni Paolo II, testimone di pace nel mondo, il pellegrinaggio della diocesi di Roma in Terra Santa. Un vero e proprio cammino che coinvolge uomini, donne, giovani, bambini ed anziani di diverse nazionalità e vuole essere anche il gesto profetico 2104 dell’Opera Romana Pellegrinaggi (Opr). I dettagli nel servizio di Davide Dionisi:

E’ partito ieri il pellegrinaggio della diocesi di Roma in Terra Santa realizzato in occasione dell’80.mo anniversario di fondazione dell’Opera Romana Pellegrinaggi e presieduto dal cardinale vicario, Agostino Vallini. Otto giorni di pellegrinaggio, preghiera e solidarietà iniziato nella Galilea, in particolare da Nazareth, e che proseguirà verso il Lago di Tiberiade per arrivare a Betlemme e infine a Gerusalemme. Il momento forte del programma, che si concluderà il 24 novembre, sarà il Cammino internazionale di Pace “Giovanni Paolo II” da Betlemme a Gerusalemme, realizzato in collaborazione con l’Ufficio nazionale israeliano del Turismo, in programma dopo domani e che sarà il gesto profetico dell’Opera Romana Pellegrinaggi per il 2014. Don Giovanni Biallo, assistente spirituale dell’Opr, ci ha spiegato chi partecipa al pellegrinaggio e qual è il suo obiettivo:

R. – Sono presenti rappresentanti delle parrocchie di Roma, naturalmente assieme al loro vescovo, assieme al cardinal Vallini, al cardinale vicario. E sono presenti, tra l’altro, anche dei giornalisti che verranno per partecipare e rendersi conto di questo evento, del Cammino internazionale di pace, che nella edizione di quest’anno ha proprio il senso di portare alla preghiera comune rappresentanti palestinesi, israeliani del popolo di Dio dei pellegrini, che appunto si reca in Terra Santa, per chiedere il dono della pace per quella terra.

Mons. Liberio Andreatta, vicepresidente e amministratore delegato dell’Opr, ha sottolineato che più che una maratona è un vero e proprio cammino…

R. – Esattamente. Infatti, questa è la novità di quest’anno. Noi vogliamo camminare insieme. Il senso del cammino è il senso più bello del vivere come cristiani. Siamo in cammino in questa vita e in questa vita, nel nostro cammino insieme, vogliamo chiedere ciò che più è necessario per tutti noi e in particolare per tutti coloro che abitano in quelle terre, nelle terre di Israele e della Palestina, cioè appunto il dono della pace.

D. – Chi è il pellegrino del 21.mo secolo?

R. – Il pellegrino del 21.mo secolo è sicuramente un uomo e una donna in ricerca, in ricerca di Dio, che ha bisogno di fare un’esperienza profonda dell’amore di Dio, di quella speranza di cui ci parla tanto Papa Francesco, della misericordia di Dio, del suo amore, del sentirsi avvolti, abbracciati dall’amore di Dio in questa vita.

D. – Cosa può rappresentare quindi questo pellegrinaggio dal punto di vista spirituale e pastorale? E come intende valorizzarlo al meglio la diocesi di Roma?

R. – Naturalmente il significato di questo pellegrinaggio è quello legato a ogni pellegrinaggio. Noi sappiamo che il pellegrinaggio è metafora della vita: noi siamo su questa terra in cammino verso una patria, che è proprio quella della pace realizzata da Dio e in cui tutti noi siamo inseriti, di cui tutti noi ci nutriamo. Quindi, ha un significato molto profondo, come ogni pellegrinaggio. Quest’anno, con questo evento, questa iniziativa del Cammino di Pace si arricchisce così da essere coscientemente un tempo, quello che passeremo in Terra Santa, in cui tutta la nostra preghiera, tutta la nostra presenza in Israele e in Palestina sarà per chiedere insieme il dono della pace. Sappiamo bene che sta a cuore a tutti noi, profondamente, quella terra e la pace su quella terra, perché popoli diversi, religioni diverse possano convivere rispettandosi e amandosi gli uni con gli altri, ciascuno comunicando il meglio di se stesso agli altri. Questo è quindi il motivo di arricchimento, il motivo che si aggiunge in questo tempo, in questa settimana, che noi vivremo insieme nella terra di Gesù.








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