2014-11-17 13:56:00

Romania, a sorpresa eletto presidente il conservatore Iohannis


Elezioni presidenziali in Romania: nel ballottaggio, netta la vittoria del candidato conservatore di centrodestra, Klaus Iohannis, 55 anni, docente di Fisica, che ha conquistato il 54,5% dei voti rispetto al 45,5% dello sfidante, Victor Ponta, 43 anni, premier socialdemocratico in carica, ex giudice, favorito alla vigilia avendo vinto con 10 punti di vantaggio (40% contro 30%) il primo turno, dove l’affluenza era stata più bassa di 11 punti rispetto al ballottaggio a quota 64%. Cosa può aver determinato il successo di Iohannis? Roberta Gisotti lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore del settimanale "Famiglia cristiana", esperto di politica estera:

R. – Credo due fattori. Intanto, la voglia di cambiare di un Paese che portava ancora sulle spalle il peso non solo dei ricordi del periodo di Ceaușescu, ma anche il peso opprimente nelle strutture del potere dei reduci di quella stagione, che certamente non avevano né il passo, né l’interesse di portare il Paese verso un’evoluzione più democratica e soprattutto più efficiente anche nella gestione dell’economia. Perché non dobbiamo dimenticare che la Romania è il secondo Paese più povero dell’Unione Europea, dopo la Bulgaria. L’altro fattore che ha secondo me portato alla presidenza Iohannis è stato l’importanza, il peso del voto dei romeni che vivono all’estero: sono più di tre milioni di romeni, 900 mila solo in Italia, e questi alla fine hanno contribuito a rovesciare il pronostico della vigilia.

D. – Si dice che Iohannis sia stato scelto anche per non essere espressione di un apparato politico, ma piuttosto è stato giudicato quale ottimo amministratore – è stato sindaco di Sibiu, capitale europea della cultura 2007…

R.  – Sì, il suo gradimento popolare per la sua opera di amministratore locale è stato molto, molto alto e credo che in questo caso le categorie tradizionali della politica – sinistra-destra, conservatore-progressista – abbiano perso qualunque significato. Molto semplicemente, i romeni volevano una svolta nel senso di un sviluppo economico e di uno sviluppo anche della democrazia – perché non dimentichiamo che il premier Ponta ha qualche tendenza autoritaria – e volevano una persona capace di incarnare questo sogno. Iohannis, tra l’altro, ha origini tedesche che in qualche modo contribuiscono a rafforzare la sua fama di amministratore efficiente e soprattutto onesto. Sappiamo che la Romania è uno dei Paesi più corrotti d’Europa, quindi anche la fama di onestà gli ha molto giovato.

D. – Si dice anche che i giovani abbiano preferito proprio Iohannis e che lui abbia fatto una campagna molto efficace sui social media...

R. – Sì, sicuro. E questo contribuisce a fare di lui anche un leader più moderno di quanto sia Ponta. Detto tutto questo, va anche considerato un altro fattore e cioè che Ponta resta figura determinante per il governo, almeno fino alle elezioni parlamentari del 2016. Quindi si prospetta, diciamo, un anno e mezzo, quasi due, di coabitazione che per Iohannis certamente non sarà facile e che limiterà fortemente le possibilità per lui di determinare immediatamente un nuovo corso nella politica romena. Perché lui farà il presidente, ma le leve del governo saranno ancora tutto sommato nelle mani di Ponta.

D.  – C’è chi però già in piazza chiede le dimissioni di Ponta…

R. – Sicuramente secondo le nostre logiche politiche, questa sarebbe un fatto abbastanza naturale e auspicabile ma nel sistema politico della Romania, le due funzioni sono molto ben distinte e anche i procedimenti elettorali che portano ad eleggerle. Quindi, se Ponta decide di resistere nella sua roccaforte governativa non c’è molto che Iohannis possa fare.

D. – C’è un altro fattore rilevante: il fatto che Iohannis sia protestante e questo non sia stato di impedimento per la sua vittoria, in un Paese che sappiamo al 90 per cento, ortodosso, è segno di maturità del popolo romeno?

R. – Intanto, bisogna dire che le origini, almeno quelle politiche di Iohannis, sono già nel segno di una mescolanza di fedi e di etnie che promette bene, perché lui di origine è tedesca e poi è stato amministratore a Sibiu in una regione, la Transilvania, dove le minoranze ungherese e tedesca sono folte. Quindi già le sue origini personali e politiche vanno in questo senso. Credo che il fatto che il fattore religioso in una elezione politica non sia stato determinante sia un segno di maturità e di modernità. E comunque, in ogni caso i romeni hanno scelto la personalità che dava loro più fiducia per lo sviluppo del Paese e questa era l’assoluta priorità che si è affermata  in questa elezione e alla luce di questa priorità i romeni hanno votato.








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