2014-11-17 19:54:00

Di Tora: tensioni residenti-immigrati a Roma, Papa invita a cultura dell'incontro


Le parole del Papa, ieri all'Angelus, sulle tensioni tra residenti e immigrati nella periferie di Roma, con l'invito al dialogo e a non cedere alle tentazioni dello scontro, chiamano tutti ad un cambiamento di pensiero e ad una nuova cultura. E' quanto afferma mons. Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma ed ex direttore della Caritas romana. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:

R. - Io penso che il Papa stia parlando a tutte le istituzioni, non soltanto nazionali ma anche locali, e soprattutto a noi che, come cristiani, ci sentiamo impegnati in questa situazione. E’ chiaro che ormai viviamo in un contesto di un mondo globalizzato. Quindi, l’incontro non è un fatto sporadico. C’è una globalizzazione che è anzitutto a livello di persone. E su questo dobbiamo entrare in una cultura diversa tutti quanti. E per noi cristiani viene dal Vangelo: tutti siamo figli di un unico Padre. Avere questa attenzione maggiore a un senso di accoglienza e di reciprocità.

D. - Il Papa fa un passo ancor più ampio, invita la parrocchia ad aprirsi e a diventare essa stessa luogo di incontro tra istituzioni e nuove realtà sociali. Come rispondere?

R. - Per la parrocchia, come viene oggi concepita in senso missionario, immaginiamo solo un andare fuori. Ma la missionarietà è all’interno, prima ancora che all’esterno: conoscersi tra gruppi, conoscersi tra persone. Quindi, in tanti luoghi, soprattutto di periferia - noi abbiamo anche a Roma periferie dove non c’è nulla -  l’unico luogo di incontro è la parrocchia. Allora, veramente, deve poter diventare quel luogo dove tra diverse mentalità, culture, situazioni, ci si possa incontrare, ci si possa confrontare in uno spirito di collaborazione, di serenità. Purtroppo, le difficoltà economiche e sociali portano a chiuderci non ad aprirci. Del resto, il Papa ci insegna: il cristiano è l’uomo della contrarietà non di quello che si adegua alle situazioni, ma di quello che sa andare oltre, che sa vedere al di là perché ha dentro lo Spirito di Gesù che ci porta a questo.

D. – Pensa che effettivamente questo sforzo possa essere fatto sul territorio romano, nei quartieri più difficili?

R. – Non solo penso che si possa fare, in tanti periodi è stato fatto, non è una cosa nuova.








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