2014-11-16 13:42:00

G20: crescita del 2,1% entro 2018. Ong: su Ebola nessun impegno concreto


Il G20 di Brisbane, in Australia, è arrivato alla sua conclusione: assicurare una crescita del Pil mondiale pari al 2,1 per cento entro il 2018. L’Unione Europea faccia tesoro delle raccomandazioni - ha detto il premier italiano Renzi - crescere deve essere la priorità. Sul tavolo del vertice anche le principali crisi internazionali: l’Ucraina, la Siria, l’avanzata dello Stato islamico, l’emergenza Ebola in Africa occidentale, i cambiamenti climatici. Cecilia Seppia:

I Grandi della Terra sono d’accordo: l’obiettivo è ritornare a far girare l’economia e a far crescere il Pil mondiale del 2,1 per cento entro il 2018 che vuol dire 2mila miliardi di dollari in più e la creazione di milioni di posti di lavoro. Promesse persino più ambiziose del previsto che metterebbero fine all’era dell’austerità e che vanno di pari passo con la trasparenza, la lotta all’evasione, l’abbattimento dei cosiddetti paradisi fiscali e persino della ottimizzazione fiscale, cioè le agevolazioni offerte da alcuni Paesi per attirare le multinazionali.

Ma sul tavolo di Brisbane è arrivata anche la crisi Ucraina con la forte presa di posizione di Usa, Giappone e Australia che dichiarano di opporsi fortemente alle azioni destabilizzanti di Mosca su Kiev. “Se la Russia continuerà a violare lo spirito dell’accordo di Minsk, che Putin stesso ha accettato, il suo isolamento proseguirà ad oltranza” ha ammonito il capo della Casa Bianca, Barack Obama, provocando forse l’abbandono anticipato del vertice da parte del presidente russo.

Dai leader del G20 è giunta pure la promessa di impegnarsi a sradicare il virus dell’Ebola, con il segretario dell’Onu Ban Ki-moon che ha implorato di rafforzare la risposta internazionale per contenere l’epidemia, visto anche l’impatto economico che sta avendo sul mondo. A margine del vertice Obama ha infine parlato della strategia per fermare lo Stato islamico. In particolare, ha detto, "il presidente siriano Assad non ha nessuna legittimità in Siria, allearsi con lui indebolirebbe la colazione che lotta contro l’Is e spingerebbe i siriani sunniti a sostenere i jihadisti".

 

Il G20 ha preso consapevolezza della gravità dell’epidemia di Ebola e delle conseguenze che avrà a lungo termine, ma non ha preso nessun impegno finanziario concreto. E il tempo sta scadendo. Sono deluse le Ong come Oxfam che, insieme a Save the Children, sta raccogliendo firme per sollecitare l’attenzione internazionale sulla crisi nell’Africa occidentale, dove l’epidemia non cessa di avanzare. Gabriella Ceraso ha raccolto il commento di Silvia Testi responsabile ufficio Africa dell’Oxfam:

R. – Il G20 ha parlato di cooperazione bilaterale, di sostenere l’intervento che già viene condotto dalle organizzazioni internazionali, però noi ci aspettavamo che questo sarebbe stato accompagnato da un impegno e da una mobilitazione concreta di risorse. Questo perché sappiamo che comunque il G20, anche volendo salvaguardare la ricchezza globale, non può permettere che l’economia di questa regione del mondo venga completamente destabilizzata, come evidentemente sta avvenendo. Tra l’altro sappiamo che c’era un obiettivo delle Nazioni Unite di ridurre la diffusione del virus drasticamente entro il primo  dicembre; se non vengono prese misure conseguenti questo non sarà possibile.

D.  – Il Fondo monetario internazionale ha sbloccato 300 milioni di dollari supplementari per far fronte all’epidemia, per ridurre anche un po’ la pressione su Guinea, Liberia e Sierra Leone. E’ una cosa positiva, come la valutate?

R. – E’ una cosa sicuramente positiva. Quello che noi sappiamo è però che c’è bisogno di fare molto di più. C’è bisogno di stanziamenti economici molto più significativi. Le strutture sanitarie, i centri che attualmente sono operativi nei Paesi sono assolutamente sottodimensionati. Attualmente, il Paese maggiormente bisognoso da questo punto di vista è la Sierra Leone  dove sembra che l’epidemia sia effettivamente maggiormente forte in termini di diffusione.

D. - Se ne parla un po’ meno, in questi giorni, mi sembra, di ebola, forse perché i casi in Europa e nel resto del mondo sono diminuiti. In Africa possiamo dire che c’è stato un miglioramento o la situazione è in stallo?

R.  – La situazione in Africa non è una situazione che possiamo definire in termini di miglioramento, purtroppo. Nonostante la diminuzione nella diffusione del virus in Liberia e in Guinea, la situazione è assolutamente drammatica sia da un punto di vista sanitario sia da un punto di vista economico e sociale in generale. Dalla scarsità di cibo che è dovuta alla chiusura delle frontiere, alle malattie degli animali, dei produttori, che con questo clima di paura non vengono affrontate… Questo sta creando tensioni, violenze. C’è un aumento dei prezzi e ci sono difficoltà logistichedi trasferimento da un Paese all’altro ma anche nei Paesi stessi. Quindi stiamo parlando di economie che stanno subendo un arresto veramente drammatico. Noi stiamo lanciando proprio in questi giorni una campagna di raccolta firme in moltissimi Paesi, dall’Europa agli Stati Uniti all’Australia, in tutti i Paesi dove Oxfam è presente e questo sarà utilizzato anche per accompagnare questa richiesta al G20, anche per stimolare l’attenzione sull’ebola e per far vedere che c’è effettivamente un interesse e una mobilitazione anche a livello locale rispetto a questo. Quindi è una richiesta molto forte ai nostri governi.








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