2014-11-15 07:47:00

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella 33.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta la parabola dei talenti, donati a ciascuno secondo le sue capacità. C’è chi li fa fruttare e chi no. Ai primi Gesù ricorda quanto verrà detto:

“Bene, servo buono e fedele … sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti:

Anche questa pagina del Vangelo suona un poco scandalosa alle nostre orecchie: da una parte un padrone: “uomo duro”, che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso – un’immagine di Dio che molti di noi hanno; dall’altra questo servo che ha paura, e restituisce quanto è del suo padrone. Il padrone, prima di un lungo viaggio, distribuisce ai servi i suoi beni: cinque talenti, due e uno. E li distribuisce non a casaccio, ma nel rispetto delle capacità di ognuno. Ciò che egli si aspetta dai servi non è una specie di catena di produzione, ma che essi possano entrare, “prendere parte alla gioia del loro padrone”. La parabola si apre e illumina il senso della vita dell’uomo. I doni che Dio dà sono perché nell’uomo si possa riprodurre la vita divina e egli possa fare della sua vita un servizio ai fratelli. I primi due servi sanno bene operare e portare a compimento l’opera del Signore: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, …prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Il terzo riceve una parola dura, caratterizzata da tre aggettivi: “Servo malvagio e pigro”, “inutile”. Malvagio, perché conosce la volontà del padrone, ma non se ne cura; pigro, perché non ha tempo per essa, ma per altro; inutile, Dio ha dato anche a lui una missione, ma lui ha sprecato il dono di Dio. Nel cristianesimo “tutto è grazia”, che precede, accom-pagna e segue l’opera di Dio, ma non è una grazia da buttare via: “Io sono una missione su questa terra” (Ev. gaudium, 273), ci dice Papa Francesco.








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