2014-11-13 07:21:00

Nigeria, nuovo attentato kamikaze. Vescovi: vedremo presidente


Non si ferma la scia di attentati in Nigeria. Una donna kamikaze si è fatta esplodere in un centro di formazione per insegnanti, nello Stato settentrionale del Niger, a pochi giorni dalla strage in cui un altro attentatore suicida aveva ucciso almeno 58 persone. Nessuna rivendicazione al momento, ma i sospetti cadono sugli estremisti di Boko Haram. Proprio per invocare la pace nel Paese, i vescovi hanno indetto uno speciale pellegrinaggio di preghiera ad Abuja. Giada Aquilino:

La dinamica è tragicamente la stessa: un luogo affollato, un’esplosione improvvisa. Stavolta è stata una donna a farsi esplodere nei pressi di una sala gremita da studenti per gli esami di fine semestre, nella città di Kontagora, a 240 chilometri da Abuja. Almeno 10 le vittime, che si aggiungono alle circa sessanta di lunedì, quando un altro kamikaze era entrato in azione in un istituto superiore di Potiskum, nello Stato di Yobe, già martoriato da altri attentati dei Boko Haram, che puntano a creare un ‘califfato’ islamico in tutto il nord della Nigeria: dal 2009 realizzano sistematici attacchi, anche contro le scuole i cui insegnamenti sarebbero - secondo gli estremisti - di stampo troppo occidentale. Per invocare il ritorno della pace, i vescovi hanno organizzato un pellegrinaggio nazionale ad Abuja, da stasera e fino all’alba di domani, momento culminante di una speciale iniziativa di preghiera indetta dal presidente della Conferenza episcopale nigeriana, l’arcivescovo Ignatius Kaigama:

R. - I vescovi della Nigeria, la Conferenza episcopale, hanno pensato di affrontare con la preghiera il problema Boko Haram, che non sembra finire. Abbiamo deciso di farlo a diversi livelli: abbiamo cominciato a pregare sei mesi fa con le famiglie, poi nelle parrocchie e infine a livello diocesano. Questa volta ad Abuja noi vescovi, i preti, i religiosi, i laici, pregheremo il Signore affinché intervenga per la conversione di questo gruppo terroristico, che sta facendo davvero molto male ai nigeriani.

D. - Proprio la violenza di Boko Haram ha costretto le autorità a chiudere le scuole nello Stato di Yobe, dove nei giorni scorsi c’è stato un tragico attentato in un liceo, che ha preceduto quello delle ultime ore nello Stato del Niger. Qual è la situazione?

R. - Boko Haram ha la tendenza a colpire attraverso attentati, attaccando anche le scuole con studenti innocenti. Non ne comprendiamo il motivo. Forse in questa zona che hanno attaccato le scuole non funzionano, però altri istituti continuano a fare attività. Crediamo che l’educazione sia importante per la salute dell’anima e del corpo e dobbiamo andare avanti. Boko Haram dice che l’educazione è una cosa diabolica. No, non dobbiamo accettare questa situazione.

D. - A cosa puntano gli estremisti di Boko Haram?

R. – Non lo sappiamo. Hanno detto che vogliono convertire tutti all’islam e che la Nigeria diventi un califfato. Questo è impossibile. Però piano piano stanno facendo progressi in questo senso, perché hanno preso scuole, villaggi, città… Abbiamo veramente paura, perché non sappiamo dove e quando arrivano, per fare del male a tutti noi. Per questo abbiamo organizzato l’iniziativa di Abuja. Prima della veglia di preghiera, alcuni vescovi avranno un incontro con il presidente Goodluck Jonathan.

D. - Cosa direte al presidente, che ha appena annunciato una sua ricandidatura?

R. - Diremo che la situazione è grave, la gente sta morendo, è sempre sotto attacco, per questo lascia le proprie città. Ci sono rifugiati in diversi luoghi e la sicurezza non c’è. Vogliamo dire che questa non è teoria, ma è un’esperienza che abbiamo vissuto. Ad esempio, il vescovo di Maiduguri, mons. Oliver Dashe Doeme, ha vissuto questa violenza. Tante parrocchie della diocesi di Maiduguri sono chiuse perché Boko Haram ha preso tutto; migliaia di rifugiati si trovano nella zona di Yola; stessa situazione negli Stati di Yobe, Bauchi, Gombe. Questo è un problema. Vogliamo dire chiaramente al presidente che la situazione non è normale. Devono fare qualcosa, abbiamo bisogno di sicurezza, di vivere in pace. E di fare il nostro lavoro, di predicare il Vangelo. Questo è il messaggio che rivolgeremo al presidente.

D. - Lei ha detto: “Pregheremo per la conversione dei cuori”. Quali sono le speranze della Chiesa per il futuro della Nigeria?

R. - La Chiesa continua. Dobbiamo sapere che il problema non c’è in tutta la Nigeria; ma in una parte del Paese, a Nord Est. A Sud, a Est, a Ovest la situazione è normale. Confidiamo nella pregheria e nella buona volontà del governo affinché si torni alla normalità.








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