2014-11-11 15:10:00

L'Aquila: dopo la sentenza di assoluzione


Ampio dibattito dopo la sentenza di ieri della Corte d’Appello dell’Aquila, che ha assolto sei tra scienziati e membri della Commissione Grandi Rischi, ribaltando così la sentenza di primo grado, con l’unica condanna a due anni dell’ex vice capo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis. “Noi sismologi abbiamo fatto tutto il possibile, non abbiamo mai escluso terremoti”, dichiara Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tra gli assolti. Ma gli aquiliani e i parenti delle vittime sono sotto choc. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Ieri hanno gridato vergogna, e oggi lo ripetono, più sommessamente, in una città che non si dà pace, che non trova spiegazioni a una sentenza che per gli aquilani è indegna. Pensano tutti a quei 309 morti che, dicono, senza colpevoli non avranno giustizia. “Siamo basiti per questo capovolgimento perfetto della precedente sentenza”, dice la senatrice Enza Blundo, già presidente dell’Associazione aquilana “Cittadini per i Cittadini”, al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Non era assolutamente una condanna alla scienza, come si è fatto credere, ma si trattava di una giusta condanna per chi in maniera assolutamente professionale - così era stato detto a tutti i cittadini - era venuto in città per esaminare ciò che stava accadendo, tranquillizzando poi con un’affermazione di falso scientifico. Dire, infatti, che le scosse, quando ce ne sono molte, scaricano energia, è un falso scientifico. Ma dico di più: questa affermazione ha determinato il comportamento degli aquilani. 

D. – Come vive oggi la città, ancora fortemente ferita da quel sisma?

R. – Io torno all’Aquila tutti i fine settimana, perché ho una famiglia lì e la mia vita è lì. Cosa dire? E’ una situazione drammatica, perché i cittadini sono stati presi in giro fin dall’inizio. E attualmente, vivendo nei progetti casa, in queste case removibili, che sono state costruite senza minimamente rispettare i bisogni del territorio, adesso si ritrovano con abitazioni che si stanno danneggiando, con un’amministrazione che non si è presa cura della manutenzione, con le ditte che le avevano costruite fallite poco dopo la fine della costruzione, quindi ditte ad hoc costituite per costruire, e con delle bollette allucinanti, che vengono imposte perché l’amministrazione deve coprire i suoi buchi amministrativi e quindi fa pagare a metri quadri e non a consumo effettivo. Ancora una volta gli anziani, già penalizzati all’epoca, perché messi all’ultimo posto nella tutela dei diritti della loro persona, penalizzati da queste iniziative assurde. Per quelli che hanno venduto, il Comune non ha fatto neppure gli atti, non ha completato l’atto di passaggio di proprietà e adesso si trovano a pagarci anche le tasse. E’ veramente una città in ginocchio.

Dall’Ingv arriva la dichiarazione del presidente, Stefano Gresta, che a nome suo e dei suoi ricercatori, assicura la vicinanza ai parenti delle vittime, e che però esprime la sua soddisfazione per il proscioglimento di Giulio Selvaggi, già direttore del Centro nazionale terremoti e dell’allora presidente dell’Istituto, Enzo Boschi. I due colleghi, spiega Gresta, “hanno sempre agito con correttezza, nel rispetto dei ruoli e delle proprie competenze”:

R. – Un terremoto, come quello che si è verificato all’Aquila, non si poteva prevedere. E io credo nell'onestà intellettuale di ricercatori che per una vita hanno studiato la sismicità dell’Italia, che sanno che l’Abruzzo è una delle regioni a pericolosità sismica più alta, e che hanno fatto riferimento alla carta della pericolosità sismica. Ecco, io penso che non potesse uscire un messaggio addirittura tranquillizzante. E' vero che però ci sono diverse cose strane nella storia. Il fatto, per esempio, che sia scomparso l’audio di quella riunione (riunione della Commissione il 30 marzo 2009, una settimana prima del scossa devastante - ndr) è una cosa che lascia pensare. Nella concitazione del momento, infatti, evidentemente, qualcosa è stato mal gestito. Però, ripeto, i miei colleghi, la parte scientifica, certamente hanno l’onestà intellettuale su una zona che è riconosciuta altamente sismica di non poter tranquillizzare con una sequenza sismica in atto.

D. – Sono completamente di opinione diversa le persone che hanno vissuto quel terremoto, le persone che hanno perso i loro cari e forse anche molti altri italiani. Proprio in virtù della sismicità e della pericolosità della zona, c'è chi biasima il fatto che sia stata minimizzata la situazione...

R. – Le rispondo con l’esempio di quello che è successo lo scorso anno in Italia. Abbiamo avuto dodici o tredici sciami sismici, con magnitudo che è arrivata anche oltre 4, ma nessuno di questi ha avuto una evoluzione che ha poi portato ad una scossa di tipo disastroso. Questo ci fa comprendere quanto sia difficile fare una previsione sull’evoluzione di una sequenza, seppur durata oltre due mesi come all’Aquila, al momento della fatidica riunione del 31 marzo 2009. Una sequenza che in altre parti di Italia si è verificata, e anche nello stesso aquilano nel passato, senza che seguisse una scossa poi catastrofica. Era poco probabile, ma non impossibile che si verificasse una scossa. Questo è stato il tenore delle dichiarazioni. Ripeto, la carta della pericolosità mostra come la zona dell’Aquila sia una delle zone a più elevata pericolosità sismica in Italia. Dopo di che, umanamente, è chiaro che tutti noi, io per primo, comprendiamo il dolore e la costernazione dei familiari delle vittime. L’aver centrato, però, l’attenzione sugli scienziati, sulla possibilità di prevedere o non prevedere il terremoto, ha spostato in realtà i riflettori da quello che invece deve essere il vero obiettivo: ci si difende dal terremoto costruendo in maniera tale che le case, le costruzioni, non crollino. Questo è il problema della prevenzione. 

D. – Un altro dei punti che viene sollevato è il fatto di aver detto che quando ci sono molte scosse questo scarica energia. Questo è stato definito un falso scientifico, è così?

R. – Assolutamente sì, nel senso che un terremoto di magnitudo circa 6, come si è verificato all’Aquila è circa mille volte più grande di un terremoto di magnitudo 4, ed è circa 30 mila volte più grande di un terremoto di magnitudo 3. Per cui, tutte le scosse che si erano verificate, a partire da gennaio fino a marzo, erano una piccola parte dell’energia che è in gioco se si deve verificare un grosso terremoto. Il ricercatore che lo ha affermato in qualche intervista, ha commesso un grosso errore, ma nei bollettini, nei comunicati ufficiali dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e nelle dichiarazioni degli scienziati, nel corso di quella riunione, mai e mai si era detto che lo scarico di energia precedente fosse un segno buono e che potesse evitare il verificarsi di una scossa catastrofica.

D. – Io le chiedo: allora non ci sono responsabili?

R. – Le responsabilità sono di chi ha costruito abitazioni in una zona che da sempre è sismica, di chi ha costruito in maniera tale che un terremoto di magnitudo 6, che in Paesi civili, come Stati Uniti e Giappone, non provoca assolutamente il collasso delle strutture, abbia in realtà portato al crollo delle abitazioni, degli edifici e alla morte delle persone.  

 








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