2014-11-10 15:59:00

Al Maxxi il "Cortile degli studenti": musica come ascolto e visione


 “La musica è forse uno dei linguaggi privilegiati per fare teologia”, così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio sulla Cultura, si è espresso intervenendo questa mattina alla seconda edizione del “Cortile degli studenti”, un  momento di dialogo e di confronto dedicato alla musica come ascolto e visione. Il servizio di Elvira Ragosta:

Pensato sul modello del "Cortile dei Gentili", l’evento ha ospitato un centinaio di liceali romani, stimolati alla discussione e al confronto su uno dei principali temi del vivere insieme: la musica come ascolto e come visione evocativa. A rispondere alle domande e alle curiosità degli studenti cantautori e musicisti, tra i quali Nicola Piovani, Antonello Venditti e il rapper “Piotta”. Sull’importanza dell’iniziativa abbiamo ascoltato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:

“E’ importante per due ragioni. Innanzitutto, perché il linguaggio della musica è un linguaggio universale e costante. I giovani, se noi li vediamo anche camminare per le strade, hanno quasi sempre all’orecchio la musica. E in secondo luogo perché la musica, di sua natura, non rappresenta soltanto il quotidiano ma rappresenta anche l’aspirazione segreta, qualche volta anche devastante, forse, ma comunque un’aspirazione ad andare oltre l’ovvio e il quotidiano. La religione ebraico-cristiana proprio mette all’inizio stesso dell’ingresso di Dio nella Creazione e nella storia, lo mette con un evento sonoro: la parola. Infatti si dice: “In principio Dio disse: ‘Sia la luce’ ” . E nel Nuovo Testamento si dice: ‘In principio c’era la parola’, il "logos". E quindi, dobbiamo dire che la musica è forse uno dei linguaggi privilegiati per poter fare anche teologia”.

Il compositore Nicola Piovani, rispondendo alle numerose domande degli studenti, ha sottolineato il necessario rispetto che si deve avere nell’ascolto della musica, affinchè non sia percepita come un sottofondo, ma elevata anche alla sua funzione mistica:

“Io credo che usare le musiche, le opere d’arte come sottofondo - usare una musica che sia di Ravel, che sia di De Gregori, che sia di Duke Ellington - usarle come sottofondo sarebbe un po’ come farsi un tappeto al ristorante con Raffaello, Gauguin, e camminarci sopra e mentre si cammina vedere un po’ di colori. Ridurre la musica a carta da parati non mi sembra una strada da incoraggiare. Io personalmente la evito”.

Francesco Cuccù è un giovane studente del liceo Aristofane, la sua testimonianza su questa giornata:

“E’ molto importante, molto coinvolgente, vedere come attraverso la musica sia possibile esprimere emozioni, sentimenti che possono essere sia pericolosi che buoni, positivi. Di conseguenza, si sbaglia dicendo che la musica non è collegata alla religione perché anche la religione attraverso i libri sacri trasmette insegnamenti che possono essere positivi soprattutto per una società che si basa sul potere politico ed economico".








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