2014-11-09 14:07:00

Ebola. Fr. Ahodegnòn: puntiamo a riaprire centri in Africa Occidentale


Tra le migliaia di vittime dell’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale, elevato è il prezzo pagato dagli operatori sanitari. Centinaia i contagiati tra medici e infermieri e anche tra religiosi e laici impegnati in strutture della Chiesa. Addirittura da agosto, entrambi gli ospedali dei Fatebenefratelli in Sierra Leone e in Liberia sono stati chiusi per decessi dei dirigenti. Ma ora gli operatori stanno tentando di ricominciare. “La popolazione non può essere lasciata sola”, spiega, al microfono di Gabriella Ceraso, frate Pascal Ahodegnon, consigliere regionale dei Fatebenefratelli:

R. - A oggi, stiamo puntando a riaprire in Sierra Leone una farmacia per dispensare almeno i farmaci alla popolazione, perché in questi due Paesi stranamente, non ci sono più le strutture ospedaliere che funzionano. Ci sono i centri per l’Ebola,  ma la gente oggi muore per altre patologie e infatti l’ultima statistica ha parlato del 20% circa di decessi, che non sono Ebola positivi. Invece a Monrovia, in Liberia, stiamo puntando su una riapertura progressiva di un centro per la maternità - perché tante mamme muoiono in casa di parto - e anche di un reparto di pediatria.

D. - La Caritas dice che non è più solo un’emergenza sanitaria: è un’emergenza sociale, culturale, umanitaria. Lei come pensa si possa affrontare oggi questa realtà?

R. - L’Ebola è come una guerra e, di fatto, quando si fa un giro questi Paesi - sia a Monrovia, che in Sierra Leone - appaiono come uno Stato dopo una guerra: non c’è nessuno in giro; la gente è barricata in casa, perché ha paura, la gente muore di fame anche oggi, perché non c’è cibo, la gente è disorientata. La Caritas - sia in Sierra Leone, che in Liberia - sta facendo un lavoro enorme di distribuzione di cibo, di educazione, di prevenzione. Addirittura, la Caritas ha formato team per poter sensibilizzare le popolazioni su come si debbano svolgere i funerali, perché è anche da lì che parte l’infezione. Quindi, secondo me, oggi sul terreno Caritas con le altre istituzioni della Chiesa stanno facendo un lavoro enorme.

D. - C’è anche un appello da fare ai governi del mondo, nel senso che c’è stata una carenza di aiuti anche per le crisi internazionali che hanno causato meno fondi a disposizione. Anche questo è importante da sottolineare...

R. - Certo che è importante. Se si guarda bene, questa epidemia è iniziata da tanto tempo, circa un anno fa, però nessuno si è mosso. Adesso, la comunità internazionale si sta muovendo perché ha capito che può attraversare anche le frontiere. Io dico alla comunità internazionale che non bisogna aspettare. Qui è un’emergenza veramente drammatica per le popolazioni africane. La comunità internazionale deve agire e subito.

D. - La Caritas chiede che anche la Chiesa lavori in modo coordinato…

R. - E’ la cosa più importante: la coordinazione, per avere la forza per una lotta efficace.








All the contents on this site are copyrighted ©.