2014-11-05 19:59:00

Pakistan, omicidio cristiani: arrestate 44 persone


“I responsabili pagheranno per questo crimine inaccettabile”. Così il primo ministro pakistano Nawaz Sharif, sul caso dei due coniugi cristiani lapidati e arsi vivi dalla folla in un villaggio del Punjab, lunedì, perché accusati di blasfemia. Oggi decine di persone sono state arrestate, mentre le organizzazioni per i diritti umani chiedono la revisione della legge. Massimiliano Menichetti:

Il Pakistan è sotto choc per la brutale uccisione di Shehzad Masih 25 anni e sua moglie Shama Bibi di 24 anni. I due coniugi cristiani, accusati di blasfemia, lunedì, sono stati lapidati e bruciati vivi, in un  villaggio nei pressi di Kot Radha Kishan, nel Punjab. Avevano 4 figli, Shama era incinta del quinto. Durissimo il primo ministro pakistano, Nawaz Sharif, “nessuna pietà per i colpevoli” ha detto parlando di "un crimine  inaccettabile". In uno scenario dove la legge sulla blasfemia è messa in discussione, il premier ha sottolineato che il governo ha il dovere di "proteggere le minoranze del Paese da violenza e ingiustizia" e promuovere "l'armonia tra le varie religioni". In manette 44 persone, 460 i denunciati che avrebbero partecipato al linciaggio. Masih e Shama sono stati gettati in una fornace per la preparazione di mattoni perché accusati di aver profanato il Corano, ma in realtà si sarebbe trattato di un debito non pagato al datore di Mashi. L'intera famiglia di Shehzad lavorava nella fabbrica di mattoni per ripagare il proprietario, Mohammed Yousuf, di prestiti contratti in precedenza. Le organizzazioni per i diritti umani chiedono la revisione della legge sualla blasfemia e ricordano il caso di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte ed in attesa del ricorso alla Corte Suprema.

 

Sulla tragica vicenda in Pakistan Roberta Gisotti ha intervistato padre Robert Mc Cullock, procuratore generale dell’Ordine di San Colombano, per 34 anni missionario in Pakistan:

“Un fatto tragico. Attaccare e bruciare vivi due innocenti sulla base di mere illazioni è una presa in giro del sistema giudiziario”. Cosi il vescovo di Islamabad, mons. Rufin Anthony, commenta il tragico evento. La legge sulla blasfemia, in vigore in Pakistan dal 1986, ha causato infatti massima parte di vittime innocenti: si stima che oltre l'80% dei casi siano basati su false accuse. Padre Mc Cullock:

R. – Sì, adesso ci sono 2.000 casi dibattuti, ma l’85% sono contro i musulmani. L’abuso di questa legge è il grande problema. In fondo, questa non è una legge che sta dalla parte della religione per trovare protezione nella legge, ma i fanatici, anche di altre religioni, la usano per ragioni economiche o di altri interessi e usano questa legge contro i cristiani per controllare la vita, gli atteggiamenti e anche il loro ruolo in Pakistan.

D. – Il Consiglio degli Ulema, massima autorità religiosa in Pakistan, ha espresso profondo dolore per quest’ultima violenza, accusando la polizia locale di negligenza e invocando un’inchiesta imparziale. Ma non chiede però di cancellare il reato di blasfemia che, sappiamo, prevede fino alla condanna a morte…

R. – Il problema è di controllare l’abuso che si fa di questa legge. Circa dieci giorni fa, il governatore del Punjab ha detto che il problema è che non c’è un modo per controllare l’uso di questa legge.

D. – Si pensa che il Pakistan possa ritirare questa legge o possa cambiarla…

R. – Un capo del partito "Mqm" (Movimento Muttahida Qaumi) ha detto che questa legge non è giusta, che deve essere cambiata e che prima di tutto bisogna instituire un Comitato rappresentante delle religioni della sciiti, dei sunniti, dei cristiani e anche degli indù e altri. E’ loro la responsabilità di decidere quando si è davanti ad un vero episodio di blasfemia o no. Questo è il problema: legge è nelle mani della polizia, dei politici e della giustizia, è nelle mani della folla.

D. – Il problema è che la legge viene strumentalizzata, manipolata, per coprire altri delitti…

R. – Esatto, esatto…

D. – Comunque, oggi a Lahore esponenti cristiani e attivisti dei diritti umani stanno protestando in piazza e chiedono perfino l’intervento dell’Onu per fermare questi massacri…

R. – Adesso, è arrivato il momento, la responsabilità, per il primo ministro del Pakistan e per il primo ministro del Punjab di fare qualcosa. Dicono sempre che bisogna istituire un Comitato per fare delle proposte ma sono solo parole.

D. – Dalle parole bisogna passare ai fatti…

R. – Questa è una grande disgrazia per l’islam e una grande disgrazia per il Pakistan. Ci sono tanti pakistani e tanti musulmani pakistani che sentono orrore per quello che è stato fatto.

 

 








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