2014-11-04 14:43:00

Ucraina: Onu critica svolgimento elezioni nel sudest del Paese


Continuano le critiche della comunità internazionale contro lo svolgimento delle elezioni locali nel sudest separatista dell’Ucraina. Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha giudicato il voto controproducente al buon andamento del processo di pace. Mentre la Russia appoggia il fronte ribelle e l’Unione Europea sta studiando nuove sanzioni nei confronti di Mosca, il leader indipendentista, Alexandre Zakhartchenko, eletto domenica scorsa ha oggi giurato come presidente dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk. Sulla situazione Giancarlo La Vella ha intervistato Danilo Elia, dell’Osservatorio Balcani e Causaso, appena rientrato da Donetsk:

R. – La scelta di fare elezioni locali, domenica scorsa, sicuramente non è andata in favore del processo di pace in corso. Come immediato effetto ha avuto almeno quello di smuovere la politica ucraina nelle dichiarazioni del presidente, che fino a ieri ha sempre spinto per una pace rapida e ora sembra metterla in discussione. Sembra di intuire, adesso, anche dalle recentissime dichiarazioni dei neoletti leader separatisti, che si voglia ridiscutere il processo di pace. Come questo si evolverà, è tutto da vedere.

D. – Nel caso – com’è successo per la Crimea – l’Est confluisse nella Russia o, comunque, dovesse dare vita ad uno Stato diverso...

R. – E’ piuttosto improbabile che la Russia - che, di fatto, appoggia i separatisti, è inutile nasconderlo – voglia procedere ad un’annessione sul modello della Crimea, anche perché l’avrebbe già fatto. Al momento diventa sempre più probabile l’ipotesi di mantenere un’area, utile alla Russia, di stabilità in quella regione; quindi, come si dice, siamo in presenza di un conflitto congelato. E’ quello che sta accadendo già da settembre ad oggi, di fatto, con questa tregua che non si sa dove porti. Quanto questo possa influire sul gas? Non dovrebbe influire. Basti pensare che la guerra in Dombass va avanti più o meno da maggio. Si è creata questa situazione paradossale fino ad oggi. Immaginiamo questi tubi che scorrono sotto terra, che portano un fiume di gas in Europa. Questo fiume non ha mai smesso di scorrere, nonostante sulla superficie si sparasse e si combattesse.

D. – Si tratta, quindi, secondo te, di una guerra per così dire ideologica o economica?

R. – Certamente, la componente etnico-linguistica, più che ideologica, ha avuto un ruolo determinante fin dall’inizio, che ha sempre guardato alla Russia per vocazione. L’Est è sempre visto più vicino a Mosca che a Kiev. Quanto poi questo continui ad alimentare il conflitto, forse è anche presto per dirlo. La questione economica è probabilmente anche sottesa a tutto questo, perché ricordiamo che il Dombass è la regione più industrializzata dell’Ucraina, ricca di materie prime; ma di contro dobbiamo anche dire che i mesi di guerra hanno distrutto la rete infrastrutturale e bloccato tutte le attività. Le attività estrattive sono ferme. Quindi anche su questo sicuramente la ricchezza del sottosuolo, la ricchezza industriale del Dombass, fa gola a qualcuno. Probabilmente, però, ora le cause che mantengono in piedi questo conflitto sono tante: non ultima, forse, l’interesse geopolitico delle potenze come la Russia e anche l’Europa sullo scacchiere ucraino.








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