2014-11-04 14:43:00

MidTerm in Usa, l'americanista: "I repubblicani gestiscano bene possibile maggioranza al Congresso"


"E 'un voto molto combattuto, come spesso avviene negli Usa, ma questa volta ancora di più per il declino di consensi dell'amministrazione Obama". Alia K. Nardini, americanista, professore associato di realazioni internazionali allo Springhill College di Bolognacommenta così le elezioni politiche di 'Metà mandato' in corso negli Usa, dove si vota per il rinnovo della Camera, di un terzo del Senato e per 36 Governatori su 50. "Il New York-Times - spiega - dà al 68% la possibilità che i repubblicani riescano a conquistare anche il Senato, ottenendo la maggioranza in entrambi i rami del Congresso e diventando così capaci di condizionare pesantemente qualsiasi scelta politica del Presidente. E anche alla Camera il Gop potrebbe conseguire risultati importanti raggiungendo quella che potrebbe essere la più grande maggioranza repubblicana degli ultimi 65 anni". "Elezioni di MidTerm particolari queste", spiega la Nardini. "Non ci sono tematiche nazionali decisive e non ci sono candidati a cui guardare in vista delle prossime presidenziali del 2016".


"La grande sfida dei democratici - spiega ancora l'americanista - è stata quest'anno quella di portare gli elettori a votare. Generalmente, infatti, l'affluenza alle elezioni di 'MidTerm' è più bassa delle presidenziali. E una presenza scarsa alle urne, si parla del 30%, avvantaggerebbe i repubblicani che hanno invece mobilitato tutti i loro elettori per dimostrare che il conservatorismo non è morto e può cambiare la storia degli Usa". "Si parla in particolare - spiega ancora Alia K. Nardini - di un forte calo di partecipazione, quasi l'11%, dell'elettorato democratico più giovane. Forse delusi dall'operato politico di Obama, specie nel suo secondo mandato, non intendono concedergli nuovamente il loro credito". "L'elettorato del MidTerm è comunque tendenzialmente più 'bianco' e più 'anziano' e dunque più vicino ai repubblicani", aggiunge la Nardini. "Quindi non bisogna stupirsi troppo delle difficoltà dei democratici in quest'occasione. Per i cicli tradizionali della politica statunitense non è una novità che un presidente, nel biennio finale del suo mandato, si trovi a dover gestire un Congresso di segno opposto". 

"I repubblicani devono però stare molto attenti", spiega la prof.ssa Nardini. "Obama è infatti al suo secondo mandato e non può ricandidarsi per il 2016. Quindi, il tentativo di bloccare qualunque proposta democratica arrivi al Congresso potrebbe rivelarsi controproducente. I repubblicani, mai come ora, rischiano di apparire agli elettori come coloro che fanno ostruzionismo ad libitum, senza pensare al bene del Paese". "Dunque - spiega ancora l'esperta di politica Usa - i repubblicani possono considerare la possibilità della paralisi istituzionale solo sugli argomenti che stanno loro più a cuore. Mentre gli conviene mostrarsi più collaborativi politicamente su altre tematiche come quelle economiche".

"Il dato più importante, dal punto di vista politico, è comunque che i cittadini Usa stanno reagendo ai primi dati economici che parlano di una ripresa ancora con negatività. La ripresa c'è, ma gli americani sono scettici nell'accettare questi dati", spiega la prof.ssa Nardini. "Questo spiega come mai gli indicatori economici positivi non abbiano un immediato riflesso in termini di consenso all'amministrazione Obama".     








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