Esce in questi giorni, edito dalla Lindau, il volume “Come difendere la fede, senza alzare la voce”. Il libro rappresenta una “guida” per aiutare i cattolici ad affrontare con ragionevolezza e senza vittimismi i temi più delicati per la Chiesa dall’aborto alla contraccezione, dall’omosessualità all'eutanasia. Nato in Inghilterra dalla penna del giornalista e scrittore Austen Ivereigh, il volume è stato tradotto e aggiornato in Italia da Martina Pastorelli, esperta di comunicazione e cofondatrice di “Catholic Voices Italia”. Alessandro Gisotti l’ha intervistata:
R. – L’idea nasce da una constatazione: accade sempre più spesso che i cattolici siano chiamati in causa per la loro fede su temi cosiddetti sensibili - omosessualità, eutanasia, procreazione assistita, etc. – e che, si tratti di una cena fra amici, piuttosto che un dibattito pubblico, o durante la pausa caffè al bar, il credente del gruppo, inevitabilmente, sia chiamato a giustificare la posizione della Chiesa. Ecco, in queste circostanze, saper argomentare in maniera convincente, chiara, pacata e umana, è essenziale. Fra l’altro, Papa Francesco dimostra ogni giorno quanto il linguaggio e il modo con cui ci si pone facciano la differenza. E questo libro punta proprio ad equipaggiare i cattolici, vuole aiutarli a spiegare nel modo più efficace i valori in cui crediamo e l’impegno autentico della Chiesa per il bene comune, con l’obiettivo di riuscire a dialogare con tutti, credenti e non, su temi che toccano l’intera società.
D. – Ecco, una cosa che colpisce è il metodo che viene proposto in questo libro, il reframing, ovvero il reinquadramento: di che cosa si tratta?
R. – Sì, il libro applica a nove temi di grande attualità un metodo, appunto, chiamato reframing che parte dal presupposto che dietro ogni critica alla Chiesa, per quanto ostile, si celi un’intenzione positiva. E insegna a partire proprio da questo valore - che quasi sempre, seppure inconsciamente, è un valore cristiano - per invitare a riflettere sulla posta in gioco. E’ un metodo che permette di uscire dalla logica del conflitto, a mettere da parte aggressività e vittimismi, e a fare appello alla ragione, al buon senso alla logica, alla legge naturale, perché si tratta - e questo è molto importante - di entrare in un rapporto prima di tutto umano con l’altro. E questo come ci insegna Papa Francesco funziona sempre.
D. – Il discorso dell’empatia che per l’appunto Francesco ha anche toccato nell’intervento ai vescovi dell’Asia nel suo viaggio in Corea…
R. – Certo. Questo tipo di approccio ci aiuta a stare meno sulla difensiva, ci rende più umani. Quello che deriva è, come diceva lei, empatia, che è il presupposto di ogni dialogo e che consente l’avvio di un rapporto tra persone che hanno vedute diverse.
D. – Questo libro è frutto ed è legato anche ad un’iniziativa più ampia, se vogliamo, “Catholic voices”, una realtà nata nel Regno Unito e che adesso approda però anche in Italia…
R. - “Catholic voices” ha avuto subito un gran successo. E’ partita nel 2010 in Inghilterra, adesso è presente in molte parti del mondo e approda in Italia. Parte con questo libro, si articola in corsi di media training, per quanti intervengono nel dibattito pubblico e poi con questo libro appena uscito raggiunge un pubblico più vasto e si mette al servizio dei media da un lato e della Chiesa dall’altro per formare, appunto, i cattolici. Perché si tratta di aiutare ogni cattolico a diventare, come ci esortò già Benedetto XVI, un bravo comunicatore della propria fede. E come ha detto Papa Francesco, noi dobbiamo andare incontro agli altri, dialogare con tutti, anche con chi non la pensa come noi senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza.
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