2014-11-01 11:59:00

Un libro di “Catholic Voices” per difendere la fede senza alzare la voce


Esce in questi giorni, edito dalla Lindau, il volume “Come difendere la fede, senza alzare la voce”. Il libro rappresenta una “guida” per aiutare i cattolici ad affrontare con ragionevolezza e senza vittimismi i temi più delicati per la Chiesa dall’aborto alla contraccezione, dall’omosessualità all'eutanasia. Nato in Inghilterra dalla penna del giornalista e scrittore Austen Ivereigh, il volume è stato tradotto e aggiornato in Italia da Martina Pastorelli, esperta di comunicazione e cofondatrice di “Catholic Voices Italia”. Alessandro Gisotti l’ha intervistata:

R. – L’idea nasce da una constatazione: accade sempre più spesso che i cattolici siano chiamati in causa per la loro fede su temi cosiddetti sensibili - omosessualità, eutanasia, procreazione assistita, etc. – e che, si tratti di una cena fra amici, piuttosto che un dibattito pubblico, o durante la pausa caffè al bar, il credente del gruppo, inevitabilmente, sia chiamato a giustificare la posizione della Chiesa. Ecco, in queste circostanze, saper argomentare in maniera convincente, chiara, pacata e umana, è essenziale. Fra l’altro, Papa Francesco dimostra ogni giorno quanto il linguaggio e il modo con cui ci si pone facciano la differenza. E questo libro punta proprio ad equipaggiare i cattolici, vuole aiutarli a spiegare nel modo più efficace i valori in cui crediamo e l’impegno autentico della Chiesa per il bene comune, con l’obiettivo di riuscire a dialogare con tutti, credenti e non, su temi che toccano l’intera società.

D. – Ecco, una cosa che colpisce è il metodo che viene proposto in questo libro, il reframing, ovvero il reinquadramento: di che cosa si tratta?

R. – Sì, il libro applica a nove temi di grande attualità un metodo, appunto, chiamato reframing che parte dal presupposto che dietro ogni critica alla Chiesa, per quanto ostile, si celi un’intenzione positiva. E insegna a partire proprio da questo valore - che quasi sempre, seppure inconsciamente, è un valore cristiano - per invitare a riflettere sulla posta in gioco. E’ un metodo che permette di uscire dalla logica del conflitto, a mettere da parte aggressività e vittimismi, e a fare appello alla ragione, al buon senso alla logica, alla legge naturale, perché si tratta - e questo è molto importante - di entrare in un rapporto prima di tutto umano con l’altro. E questo come ci insegna Papa Francesco funziona sempre.

D. – Il discorso dell’empatia che per l’appunto Francesco ha anche toccato nell’intervento ai vescovi dell’Asia nel suo viaggio in Corea…

R. – Certo. Questo tipo di approccio ci aiuta a stare meno sulla difensiva, ci rende più umani. Quello che deriva è, come diceva lei, empatia, che è il presupposto di ogni dialogo e che consente l’avvio di un rapporto tra persone che hanno vedute diverse.

D. – Questo libro è frutto ed è legato anche ad un’iniziativa più ampia, se vogliamo, “Catholic voices”, una realtà nata nel Regno Unito e che adesso approda però anche in Italia…

R. -  “Catholic voices” ha avuto subito un gran successo. E’ partita nel 2010 in Inghilterra, adesso è presente in molte parti del mondo e approda in Italia. Parte con questo libro, si articola in corsi di media training, per quanti intervengono nel dibattito pubblico e poi con questo libro appena uscito raggiunge un pubblico più vasto e si mette al servizio dei media da un lato e della Chiesa dall’altro per formare, appunto, i cattolici. Perché si tratta di aiutare ogni cattolico a diventare, come ci esortò già Benedetto XVI, un bravo comunicatore della propria fede. E come ha detto Papa Francesco, noi dobbiamo andare incontro agli altri, dialogare con tutti, anche con chi non la pensa come noi senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza.








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